COMPAGNI PRENDETE LA PENNA Racconti operai del 1963
Un concorso letterario della Fiom: in palio centomila vecchie lire
Da oggi in libreria “Meccanoscritto”, un romanzo che raccoglie i racconti degli operai che parteciparono nel 1963 al concorso letterario della Fiom di Milano, con 100 mila lire in premio e la giuria di Umberto Eco, Giovanni Arpino, Franco Fortini, Mario Spinella e Luciano Bianciardi. Nel libro anche cinque nuovi racconti esito di un laboratorio di scrittura per lavoratrici e lavoratori del collettivo
Wu Ming 2 e le testimonianze – giornali, volantini e aneddoti – delle lotte dei primi anni Sessanta e di quelle di oggi. Il libro sarà presentato sabato alle 18,30 al Book Pride di Milano. Pubblichiamo alcuni stralci del racconto del 1963 “Idee in scatola”. l direttore della fabbrica era un uomo attempato, coi capelli quasi bianchi, il volto solcato da increspature nervose, gli occhi penetranti e furbi di una persona adattatasi ad un ambiente con astuzia e con la predisposizione eccellentissima a mantenere un posto privilegiato. Non aveva doti eccelse sul piano morale o scientifico, nemmeno su quello strettamente professionale. Era un ingegnere. Aveva fatto la sua strada più che altro penetrando attraverso l’ingranaggio burocratico della fabbrica, cioè dai suoi uffici, e aveva subito compreso che per fare carriera occorreva avere un buon polso e prendere netta posizione in favore del padronato. […] Scalarini gli sedeva di fronte e lo guardava con freddezza [...]. Anche lui, giovane operaio della fabbrica e capo della commissione interna, aveva la dignità del mestiere. Ma in quel momento aveva anche qualcos’altro da opporre a quell’uomo che intendeva stabilire un compromesso per salvare la situazione dello stabilimento. La serietà professionale, la coscienza di classe, l’onestà dei principi, la fede nella propria missione sindacale. Il giovane, oltretutto, si sentiva forte di un’altra prerogativa, che era un vantaggio sull’uomo che gli stava davanti. Infatti questi non conosceva ancora bene il giovane sindacalista eletto da poco tempo nella lista della Fiom. Scalarini, invece, sapeva di aver di fronte un uomo dal passato burrascoso, un epurato che era giunto in città con appena la camicia che indossava […].
“VEDI”, DISSE
il direttore, “questo sciopero non avrà mai fine. Io sono propenso a credere che l’agitazione dei metalmeccanici si protrarrà sino al giudizio universale”. “Magari!”, rispose il giovane sorridendo. “Se ne vedrebbero delle belle!”. [...] “Per conto mio non si risolve nulla a causa della mancanza di idee ”.“Mancanza diidee ?!?”, il giovane si stupì, assumendo in volto un’espressione smarrita. “Sì, mancanza d’idee. Le idee camminano di pari passo col progresso, anzi, sono esse, nel loro evolversi, che fanno camminare il progresso. Ora, vedi, se non si trovano nuove idee, l’agitazione non progredisce, ristagna in un nulla di fatto, e non si va più avanti. [...] A questo proposito, quindi, ho studiato un piano”. “Un piano?”. “[...] Si tratta di produrre delle idee, magari da mettere in scatola, affinché si conservino sino al momento della consumazione. Non si mette tutto in scatola, oggigiorno? Perché non mettere in scatola le idee?”. “Per il momento questa non mi sembra una grande idea”, disse Scalarini, “ma che i de e? ”. “Idee che possono servire alle maestranze!”, esclamò il direttore, illuminandosi in volto. “Ci mettiamo a produrre delle idee in scatola e, su ll’esempio del pioniere dell’industria automobilistica, Ford, il migliore acquirente sarà l’operaio. [...]E il fatto è possibile in quanto, producendo anche per tutti gli operai, la fabbrica verrà a produrre di più, e l’aumento della produzione consentirà di far aumentare i salari. Che ne dici?”. “In teoria sembra che la cosa possa andare”, disse Scalarini […]. Poi soggiunse: “Bisogna vedere se il prodotto interesserà ai lavoratori”.
“MI ASSUMO
personalmente la responsabilità circa la questione dell’acquisto da parte delle maestranze. Gli operai non sono obbligati all’acquisto, s’intende, e se saranno idee zoppicanti, non se ne farà nulla”. […] “Questo è giusto”, ammise l’ operaio .[…]“Tenteremo l’esperienza delle idee in scatola”, disse Scalarini con rassegnazione. […] Fu montata una catena di produzione appositamente studiata per le idee in scatola. Furono inscatolate idee come queste: “Il lavoro è la ricchezza della nazione, di tutti”, “Lo sciopero paralizza l’economia”, “I metalmeccanici non devono essere coinvolti in una losca speculazione politica ”.“Lo sciopero è l’ arma con cui i metalmeccanici espugneranno la fortezza degli industriali borghesi ”,“Vogliamo la giusta mercede” […].
UN GIORNO,
però, apprestandosi ad entrare nello stabilimento, il direttore ebbe la sgradita sorpresa di trovare di nuovo gli operai a braccia conserte. […]
Volle avere delle spiegazioni da Scalarini. “Signor direttore, venga a vedere cos’è successo”, disse il giovane, fingendo di essere costernato per quanto accaduto. […]“Già, puzzano... Come mai?”. “È questa la notizia che devo darle che mi addolora, signor direttore”, recitò ancora Scalarini con sorprendente abilità. “Sono andate a male, le vostre idee si sono putrefatte. […] Alcuni di noi si sono presi l’intossicazione” […] “Qualche caso grave?”. […] “Tutti gli operai si sono purgati e ora stanno bene”. […] Lo accompagnò di fronte ad una scatola enorme, aperta, che giaceva vicino a quelle avariate. “Ecco l’antiveleno”, spiegò Scalarini […]. Il direttore sgranò tanto d’occhi e bisbigliò tra i denti: “Oh... È sciopero!”.
IN FABBRICA Il direttore disse al sindacalista:
“Ci mettiamo a produrre idee in scatola”. Ma le idee andarono a male. L’antidoto fu uno solo: lo sciopero