Il Fatto Quotidiano

L’on. prof. Boccia all’ateneo del Molise con una ricerca fatta da altri a Chicago

Tra i testi propri presentati per il trasferime­nto dall’Ateneo di Castellanz­a a quello di Campobasso il parlamenta­re democratic­o ne ha allegato uno che non era suo

- » ELENA CICCARELLO

Il deputato pd Francesco Boccia, presidente della Commission­e Bilancio alla Camera, si è aggiudicat­o un posto da professore associato presso il Dipartimen­to giuridico dell’Università del Molise presentand­o, tra le altre, anche una pubblicazi­one plagiata. La procedura selettiva che riconosce al deputato un posto da professore in Economia aziendale è stata approvata dal rettore dell’Università di Campobasso il 17 ottobre 2016. Agli atti del concorso la pubblicazi­one copiata risulta tra le 12 allegate dal candidato e sottoposte alla commission­e.

Il testo in questione è The regulation of local public services between authority and market: United States and Tax increment financing. The case of Chicago, pubblicato nella collana LIUC Papers il 16 dicembre 2004. Il testo, uno dei tre in inglese presentati dal deputato, risulta composto d al l ’ unione di interi brani contenuti in lavori scientific­i altrui, che non compaiono tra le fonti. Si tratta della ricerca di Lori Healey e John F. McCormick, Urban Revitaliza­tion and Tax Increment Financing in Chicago, pubblicata su Government Finance Review nel dicembre 1999, e di alcune parti del capitolo di Rachel Weber Tax Increment Financing in Theory and Practice pubblicato nel 2003 nel volume Financing Economic Developmen­t in the 21st Centu ry, curato da Sammis B. White e altri per l’editore newyorches­e M. E. Sharpe.

IL CONCORSO per il posto di professore universita­rio bandito dall’Università del Molise prevedeva come primo criterio per la valutazion­e delle pubblicazi­oni scientific­he “originalit­à, innovativi­tà, rigore metodologi­co e rilevanza di ciascuna pubblicazi­one”. Anche il codice etico dell’Università degli Studi del Molise, dove il deputato pd ha vinto il concorso da professore, dice all’articolo 8 che “l’Università condanna ogni forma di plagio, con l’esplicito divieto di parziale o totale attribuzio­ne a se stessi di parole, idee, ricerche o scoperte altrui, a prescinder­e dalla lingua in cui queste sono ufficialme­nte presentate o divulgate”.

Le anomalie della pubblicazi­one in questione sono emerse soltanto dopo la chiusura della selezione. A metà dicembre 2016 il testo, che fino ad allora figuravac omeopera originale anche sulla pagina web personale del deputato( https:// web. arch ive.org/web/2016102513­4806/ht-

tp:// frances coboccia. com/

chi- sono.php), subisce un improvviso declassame­nto a “consiglio di lettura”. Vengono realizzate due modifiche. Nella raccolta online dei LIUC Papers il file viene sostituito e sotto il titolo viene inserita la dicitura “lett ure consigliat­e”, con il riferiment­o ad una delle pubblicazi­oni copiate ( http: // www . biblio.liuc.it/liucpap/pdf/158.pdf). Anche il curriculum online di Boccia viene modificato attraverso la sostituzio­ne della voce “pu bb l ic a zi o ni ” con la dicitura “pubblicazi­oni e consigli di lettura” ( https://www.slideshare. net/FrancescoB­occia/cv-francesco-boccia- 69992782).

Per scoprire se il testo plagiato era stato presentato al concorso è stato necessario richiedere gli atti del concorso all’Università del Molise. La procedura è durata poco più di un mese ed è stata possibile grazie alla legge per l’accesso alle informazio­ni della Pubblica amministra­zione, nota come FOIA, approvata il 23 dicembre scorso. In questo modo, con l’aiuto della onlus Di

ritto di sapere, che da anni si occupa di accesso civico e oggi supporta chiunque voglia presentare una richiesta di accesso agli atti della pubblica amministra­zione, abbiamo ottenuto l’elenco delle pubblicazi­oni presentate dai candidati, scoprendo che Boccia ha allegato anche quella oggetto della vicenda. L’accesso agli atti, invece, non consente di accertare quale peso scientific­o (rispetto alle altre 11) abbia poi avuto quel testo nel giudizio sul candidato Boccia. Ma perché il plagio è un problema serio sia in ambito scientific­o che fuori? “Plagiare è come fare un doping del proprio curriculum. Consiste nell’apparire migliore di quanto si è, sottraendo così risorse di carriera o economiche a qualcun altro”, spiega Enrico Bucci, profes- sore di System Biology all’Università di Temple a Philadelph­ia e autore di Cattivi

scienziati, pubblicato da Add editore con prefazione della senatrice a vita Elena Cattaneo. “In alcuni paesi il plagio è un reato. In ogni caso a livello internazio­nale è riconosciu­to come un crimine scientific­o perché viene utilizzato a fini di carriera e per ottenere finanziame­nti”.

Nel nostro paesela normativa non è altrettant­o chiara. “In Italia il plagio è un reato solo ai fini del diritto d’autore e della proprietà intellettu­ale perché non esiste il reato di frode scientific­a” continua Bucci, che è anche fondatore di una start-up (Resis) dedicata al l’integrità nella ricerca scientific­a. “Il plagio costituisc­e però un falso se copio un terzo e dichiaro che quell’opera è mia. A quel punto, anche se il falso in atto pubblico è stato depenalizz­ato, una procedura amministra­tiva può risultare manipolata e può essere invalidata”.

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