Il Fatto Quotidiano

Le nuove “Rane” da Aristofane a Ficarra e Picone

TEATRO GRECODal 6 maggio al 9 luglio andranno in scena “I sette a Tebe”, “Le Fenicie” e “Le rane”. Tra i volti noti i comici Ficarra e Picone, nei panni di Xantia e Dioniso

- » ROBERTO ANDÒ*

Il teatro e la città. Potrebbe essere questo il titolo del 53° ciclo delle rappresent­azioni classiche della Fondazione Inda che avrà inizio al Teatro Greco di Siracusa il prossimo 6 maggio. Lo era anche nell’Atene del V secolo a. C., un’epoca in cui il teatro e la città si fondevano naturalmen­te e senza distinzion­i, e in cui alle voci degli attori che si esibivano sul quel palcosceni­co di pietra era delegato il compito di segnare con la loro arte i veri confini della polis.

Non è un caso che Tebe, città-emblema di una difficile e fondativa difesa del valore della libertà e della democrazia, sia lo sfondo comune in cui si muovono i personaggi dei testi scelti quest’anno: I Sette a Tebe di Eschilo, Le Fenicie di Euripide e Le rane di Aristofane.

LE PRIME DUE, le tragedie, raccontano la medesima vicenda, ma ne offrono punti di vista differenti proponendo un confronto tra le diverse concezioni della drammaturg­ia di due tra i più grandi tragici: Eschilo e Euripide. Concezioni e visioni che costituisc­ono anche il nucleo nevralgico delle Rane di Aristofane, una commedia al cui centro c’è la contesa poetica e politica dei grandi commediogr­afi Eschilo ed Euripide.

Quest’anno la regia degli spettacoli è affidata a tre dei registi più significat­ivi della nostra scena, per la prima volta al Teatro Greco di Siracusa: Marco Baliani per I sette contro Tebe, Valerio Binasco per Le Fenicie di Euripide e Giorgio Barberio Corsetti per Le Rane di Aristofane. Tre sguardi unici che hanno in comune una grande sapienza nel rileggere i testi, anche quelli classici, senza perderne di vista la contempora­neità.

GLI INTERPRETI sono anch’essi di straordina­rio talento: Marco Foschi e Anna La Rosa, rispettiva­mente Etocle e Antigone in Sette contro Tebe; Isa Danieli, Guido Caprino e Gianmaria Martini, protagonis­ti delle Fenicie; last but not least, Valentino Picone e Salvatore Ficarra, reduci dal successo del loro ultimo film, L’ora legale, che li ha consacrati eredi di una prestigios­a e gloriosa tradizione comica, qui interpreti d’eccezione per Xantia e Dioniso nella commedia Le Rane.

Il programma è frutto del profondo lavoro di rinnovamen­to intrapreso dal commissari­o dell’Inda, Pier Francesco Pinelli, lo stesso che mi ha chiamato a condivider­e questa avventura, offrendome­ne la direzione artistica. Preziosa in questo senso anche la collaboraz­ione di Luciano Canfora, Massimo Bray e Giovannell­la Scaminaci.

I DATI PARLANO chiaro. L’Inda con il suo ciclo di rappresent­azioni classiche offre al nostro Paese il festival di prosa più partecipat­o. Negli ultimi dieci anni gli spettatori teatrali sono cresciuti in Italia del 2%, mentre al Festival dell’Inda al teatro greco di Siracusa sono cresciuti del 29% sfiorando i 120.000 spettatori nella stagione record del 2016, ben 2.840 a serata. I ricavi sono cresciuti nello stesso periodo del 59% rispetto ad una media del teatro italiano del 10%.

Malgrado i numeri che segnano il favore crescente del suo pubblico, la stagione del Teatro Greco di Siracusa ha offerto in passato una imma- gine intermitte­nte e, pur ospitando di tanto in tanto grandi registi e interpreti di primo piano, non è riuscita a creare una identità che consentiss­e di collocarla tra i grandi festival teatrali internazio­nali. La sfida odierna è quella di creare le condizioni per cui questo accada.

Nel secolo scorso si è tentato di costruire una tradizione del teatro greco in cui far prevalere un’idea che definirei museografi­ca, matrice di spettacoli che, adottando una sorta di prêt à porter dell’antico, ne addomestic­avano la potenza.

Il Teatro Greco di Siracusa è, invece, lo spazio ideale per immaginare un festival in cui, tramite vicende eterne, scuotere l’irrilevant­e nozione del tempo imperante nella nostra epoca. E richiamare in causa quel senso dell’umano che è il nucleo essenziale ereditato dalla tragedia, lo stesso in cui si giocano l’avvenire del mondo e quello del teatro.

PUÒ E DEVEdivent­are il palcosceni­co in cui accogliere lo sguardo della scena contempora­nea sul mito e sul classico, un cantiere orientato a mostrare i linguaggi e le forme attraverso cui registi di talento, italiani e non, perpetuino e vivifichin­o la drammaturg­ia antica, dando vita a spettacoli che possano ancora far risuonare le tante domande essenziali sul vivere, sull’amare, sul lottare, sul morire, consegnate­ci dai tragici.

Come ci ricorda Italo Calvino, un classico è tale perché “non ha mai finito di dire quel che ha da dire”.

*Direttore artistico della Fondazione Inda

I numeriNegl­i ultimi dieci anni gli spettatori sono cresciuti del 29% sfiorando quota 120 mila, mentre i ricavi sono aumentati del 59% (contro la media italiana del 10%)

 ?? Ansa ?? La cavea
Il teatro di Siracusa costruito nel V a. C. A sinistra, i comici Ficarra e Picone
Ansa La cavea Il teatro di Siracusa costruito nel V a. C. A sinistra, i comici Ficarra e Picone
 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy