Il vero taglio ai vitalizi, il Pd lo tiene fermo dal 2015
Renzi sostiene che la linea è “quella di Richetti”, ma la sua legge giace in commissione alla Camera: comporta risparmi per 55 milioni contro i 2,4 milioni per tre anni approvati mercoledì
La linea di Renzi sui vitalizi parlamentari “è quella di Matteo Richetti”. Parola dell’ex premier alla web tv del Corriere. La proposta di legge Richetti prevede il ricalcolo di tutte le pensioni degli ex onorevoli secondo il sistema contributivo entrato in vigore nel 2012. Il testo che piace a Renzi, però, langue immobile nella commissione Affari costituzionali dal 24 settembre 2015. Richetti, che è il portavoce della campagna renziana per le primarie, ieri ha preferito non parlarne. Mistero.
I FATTI DICONO che il Pd si è accontentato di molto meno: mercoledì, con una giocata a effetto durante l’ufficio di presidenza della Camera, i dem hanno fatto approvare la delibera dell’onorevole Marina Sereni. Istituisce un “contributo di solidarietà” di tre anni sui vitalizi degli ex onorevoli che superano i 70 mila euro lordi. Il prelievo sarà del 10% per i vitalizi da 70 mila a 80 mila euro, del 20% da 80 mila a 90 mila euro, del 30% da 90 mila a 100 mila euro e del 40% per quelli superiori ai 100 mila euro annui.
La maggior parte dei media, nel raccontare la notizia, ha omesso di specificare un dettaglio significativo: la percentuale non si applica all’intero importo dell’assegno, ma solo alla parte che eccede la soglia. Esempio: se un ex deputato guadagna 71 mila euro l’anno, il 10% di tassazione sarà applicato solo ai mille euro che superano il limite stabilito, e così via.
Il confronto tra i risparmi che si potrebbero realizzare con la proposta Richetti e quelli ottenuti con la delibera Sereni è ingeneroso. Sui primi, ci si può rifare al calcolo effettuato dal presidente dell’Inps Tito Boeri, secondo cui applicando il sistema contributivo all’intera carriera dei parlamentari, la spesa per vitalizi si ridurrebbe del 40%. Una spesa che alla Camera ammonta a poco meno di 139 milioni di euro: con la Richetti si risparmierebbero circa 55 milioni (solo a Montecitorio). La delibera Sereni, invece, riguarda solo 506 vitalizi su una platea di 2.106 ex deputati (o congiunti) che godono dell’assegno: interviene sul 24% dei vitalizi della Camera. Il risparmio complessivo, calcolato dagli stessi proponenti, è di 2,4 milioni di euro l’anno (per tre anni). L’1,7% della spesa totale.
LA CONDIZIONEdei parlamentari in carica resta inalterata. Il sistema contributivo è entrato in vigore sotto il governo
Monti nel 2012. Gli onorevoli però conservano privilegi impensabili per le persone comuni: per far scattare la pensione a 65 anni basta una sola legislatura (anzi meno:
4 anni, 6 mesi e 1 giorno). Con due legislature, il diritto si ottiene già a 60 anni. La data limite, per chi siede a Montecitorio e Palazzo Madama, è il 15 settembre: quel giorno matureranno la pensione tutti i parlamentari alla prima legislatura: sono 608 su 945 (il 64,3%), 417 alla Camera e 191 al Senato.
Il Movimento 5 Stelle è pronto a staccare i dividendi politici de ll ’ ennesima pessima figura della classe parlamentare: Luigi Di Maio ha annunciato la celebrazione – ironica – del 15 settembre come “il giorno della fine dei partiti”. Mercoledì i grillini hanno provato a bloccare le “baby pensioni” in Ufficio di presidenza, estendendo da subito ai parlamentari lo stesso regime previdenziale dei cittadini comuni dopo la riforma Fornero. Per il Pd la delibera dei 5 Stelle era “inammissibile”. C’è un problema tecnico: per il trasferimento dei contributi versati nelle casse della Camera in quelli dei vari enti previdenziali, spiegano i dem, serve una legge ordinaria.
Nel frattempo, il risultato è paradossale: i super vitalizi dei deputati saranno tagliati, quelli dei senatori no. L’ufficio di presidenza di Palazzo Madama avrà tempo fino al 30 aprile per approvare un testo che ricalchi la delibera Sereni. Per adesso non si può nemmeno riunire: bisogna riempire le nomine vacanti di tre segretari. Sarà fatto mercoledì prossimo, a meno di altre sorprese.
Sottigliezze
Il contributo di solidarietà non si applica all’intero assegno, ma solo alla parte sopra i 70 mila euro