L’amico di Renzi e il fiscalista nell’affare del teatro
I casi Cdp vendette al socio di papà Tiziano lo stabile comprato dal Comune nell’era Renzi. Nel cda c’era il suo consulente
Roberto
Franzé? Ci ha fatto la due diligence per l’acquisto di Ads e ci ha seguito come fiscalista per alcune pratiche. L’ho conosciuto come professionista. Ma in Cdp investimenti è arrivato dopo che la Sgr ci ha venduto il Teatro comunale di Firenze”. Per l’ex socio di Tiziano Renzi, Luigi Dagostino, Franzé “è diventato consigliere di amministrazione dopo. E poi è una gara pubblica dove ci siamo presentati solo noi”.
AFFERMAZIONI non proprio esatte: il fiscalista dell’i mprenditore pugliese, noto per i suoi rapporti con il padre dell’ex premier (è stato socio con lui nella party srl) è entrato nel cda della società che gestisce il risparmio della Cassa depositi e prestiti circa un mese prima che venisse accettata l’offerta di Dagostino e soci (era della partita anche l’ultimo presidente di Banca Etruria, Lorenzo Rosi). Si erano fatti avanti a marzo 2015 insieme ad almeno altri due pretendenti per rilevare l’ex sede del Maggio fiorentino che, da sindaco in difficoltà finanziarie, Matteo Renzi era riuscito a piazzare alla Cdp Investimenti all’epoca presieduta dal futuro ad di Poste, Matteo Del Fante (dicembre 2013). Operazione arrivata dopo che il teatro, valutato 44 milioni, non aveva trovato compratori per tre aste di fila. Poi si era fatto avanti il fondo della Cassa con 23 milioni, per rimettere su piazza l’immobile un anno dopo, affidandosi a un consulente che il 27 aprile 2015 ha sottoposto al committente le offerte. Un mese dopo il cda della sgr, rinnovato da 23 giorni, ha accettato la proposta da 25 milioni della Corso Italia, società ri- conducibile tra gli altri agli allora soci del padre di Renzi, interessati a ricavare dal teatro 120 appartamenti di lusso.
In quella sede, fanno sapere da Cdp, Franzè si alza e dichiara che i vincitori dell’asta sono fornitori di una società di cui lui è amministratore. Volontà di trasparenza e non il riconoscimento di un conflitto d’interesse, tanto che poi Franzé non si astiene dal voto. Certo, niente di illegale, né di decisivo. Non va però dimenticato che Cdp Investimenti è una sgr pubblica, vigilata da Bankitalia. E che il legame Fran- zé/Dagostino era ben più profondo di un rapporto di fornitura. Lo è tutt’ora (la compravendita non è ancora stata perfezionata ma è stato solo siglato un preliminare con il versamento del 10% della somma promessa).
E LO SA a n ch e Andrea Bacci: i figli sono entrati nella partita a febbraio 2016 insieme a una società inglese riconducibile ad Andrea Moretti. A novembre, il costruttore fiorentino vicino a
Renzi è disperato per la situazione della sua Coam, finita nel mirino della procura. Bussa anche da Franzè e, come si legge nelle carte dell’inchiesta, lo descrive alla moglie: “È un amico di Luigi (Dagostino, ndr ) ... è socio con Carmine (Rotondaro ndr) .. insomma.. professionista di grande livello è .. giovane, molto giovane capito? ... considerato che sicuramente è una delle persona più preparate che ci siano in Italia .. questo me lo dicono perché io l’ho fatto conoscere ad altre persone”.
Per gli inquirenti “verosimilmente dopo l’incontro, Franzè avrebbe contattato un soggetto istituzionale, presumibilmente per avere notizie sulla posizione di C o am ”. Proprio in quei giorni gli aspiranti immobiliaristi stanno cercando di rivendere la Corso Italia. Per Moretti “si vende e si guadagna anche”, quindi “non c’è forma, ma c’è sostanza”. Il pretendente è un fondo tedesco, Phoenix, procacciato da Rosi, ma qualcosa va storto. Il teatro è ancora di Dagostino e soci.
Conflitti
Il professionista dichiara che i vincitori dell’asta sono suoi fornitori Ma vota lo stesso