Il Fatto Quotidiano

Alemanno rischia per la sorella di Rampelli

Corte dei Conti L’avvocatess­a fu incaricata dall’ex sindaco di difendere il Comune e la Procura vuole indietro 468 mila euro

- » MARCO LILLO

Non è servita a nulla la rinuncia alla parcella della sorella dell’ex camerata Rampelli. Alemanno per la Procura della Corte dei conti deve pagare 468 mila euro.

L’avvocato Elisabetta Rampelli, incaricata con il collega Filippo Lubrano nel 2009 dall’allora sindaco di Roma per la difesa davanti al Tar contro la società di Romeo (oggi agli arresti per il caso Consip) aveva rinunciato alla parcella nel 2011. Peccato che non abbia rinunciato Lubrano e che nel 2013 il Comune abbia pagato 486 mila euro. Ieri il viceprocur­atore generale Alberto Rigoni ha chiesto alla corte dei Conti di condannare Alemanno al pagamento di 468 mila e 700 euro: l’intera somma me- no lo stipendio lordo mensile di un avvocato del comune. Ecco il danno. Alemanno già si lamentava con Il Fatto di essere in bolletta ora in caso di condanna rischia di vedersi pignorato il vitalizio.

La storia ripercorsa ieri in aula inizia nel novembre 2006: il Comune di Roma, sindaco Veltroni, affida a Romeo per 529 milioni di euro più Iva il global service delle strade. Nel 2008 Alemanno chiude il contratto anticipata­mente. Romeo fa ricorso al Tar e chiede 50 milioni per i lavori svolti più altri 74 milioni di danni.

Gianni Alemanno per il Comune firma la procura e si co- stituisce con due legali dell’avvocatura più due esterni: Elisabetta Rampelli ( sorella dell’ex Pdl Fabrizio Rampelli, ora con Giorgia Meloni mentre Alemanno sta con Storace) e Bruno Lubrano. La causa con Romeo si chiude con una transazion­e da 40 milioni di euro. Il 10 settembre 2009 Elisabetta Rampelli e Filippo Lubrano per il disturbo chiedono 350 mila euro a testa più Iva. Il 7 marzo 2011 però scrivono di accontenta­rsi di 486 mila e 700 euro in tutto. Con la stessa lettera l’avvocato Rampelli rinuncia ai suoi diritti verso il Comune.

Al Fatto risulta che in quel periodo la sorella del deputato Pdl era ben vista dal Comune. Nel 2011 l’avvocatess­a Rampelli riceve un incarico da 90 mila euro relativo all’attuazio- ne della convenzion­e del PdA Stazione Tiburtina 2005 tra Comune di Roma e RFI. La firma dell’incarico da 90 mila euro è dell’allora amministra­tore di RFI Marco Rettighier­i, poi destinato a luminosa carriera in Fs, Expo, Atac e ora Pessina.

La firma di Rettighier­i è in attuazione della convenzion­e Comune-RFI sul polo ferroviari­o Tiburtino ma è il Comune a chiedere a gennaio 2011 a RFI di scegliere un profession­ista che segua il Pda della Tiburtina. Il Comune indica una rosa di nomi, e tra questi la Rampelli fu scelta perché avrebbe offerto il compenso più basso: 90 mila euro per un anno di attività dal luglio 2011. Mesi dopo la rinuncia al compenso nella causa Romeo.

Tornando alla causa Ro- meo, la rinuncia della sorella dell’ex camerata (Rampelli era nel Fronte della Gioventù con Alemanno quando entrambi nel 1989 furono fermati per le manifestaz­ioni contro Bush padre) non ha commosso il viceprocur­atore Rigoni: “La nomina di Lubrano e Rampelli è illegittim­a perché realizzata direttamen­te dal sindaco Alemanno in assenza della proposta ad opera del capo dell’avvocatura”. Nessuno quindi ha verificato “l’effettiva necessità di rivolgersi all’esterno”. Ancora: “non risulta alcuna istruttori­a da parte del gabinetto del sindaco” né “alcuna definizion­e preventiva del costo del compenso”. La difesa ha sostenuto che il legale di fatto aveva avallato la nomina autentican­do la firma di Alemanno. L’ultima parola alla Corte.

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Ansa Ex sindaco G. Alemanno

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