Il tele-superprimario arrestato rompeva le ossa per allenarsi
Il capo dell’Ortopedia dell’ospedale Pini accusato di aver preso tangenti dai produttori di arti artificiali. Nelle intercettazioni parla di un femore spezzato: “Ho fatto una vecchietta per allenarmi”
Nelle interviste in tv spiegava i casi in cui era consigliato impiantare protesi. Nella realtà, secondo i magistrati, non perdeva occasione per farlo, anche quando non ce n'era bisogno. Diceva perfino di rompere femori per esercitarsi. L’importante era operare. Al telefono parlava così: “Eh l’ho rotto (…) oggi ho fatto una vecchietta per allenarmi, no!”.
SEMBRANO le parole dell’aguzzino di una clinica degli orrori. Il protagonista di questa storia di interventi chirurgici eseguiti, secondo l’accusa, per fare acquistare protesi e ricevere così soldi e regali è invece il primario di Ortopedia dell'ospedale Gaetano Pini di Milano, Norberto Confalonieri che, mentre la Guardia di Finanza lo intercetta, racconta di aver rotto il femore a una paziente di 78 anni.
La conversazione è contenuta nell'ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip Teresa De Pascale su richiesta dei pm Eugenio Fusco e Letizia Mantella, che ha portato il primario agli arresti domiciliari. Pesanti le accuse: corruzione e turbativa d’asta. Per gli inquirenti Confalonieri, 64 anni, tra il 2012 e il 2015 ha “asservito la sua funzione agli interessi di società fornitrici di protesi ortopediche”. In sostanza sarebbe stato al soldo delle due società farmaceutiche Johsson&Johnson Medical e B. Braun Milano. “Gli ho messo (alla Johnson&Johnson, ndr ) 100 mono (protesi per una gamba sola, ndr) quest'anno”, si vantava. Secondo l'accusa in cambio riceveva denaro, cravatte, consulenze e viaggi. La Procura documenta versamenti diretti dalla Johnson&Johnson per oltre 16 mila euro allo specialista, altri 2.600 a suo figlio, più 7.500 e una sponsorizzazione da 15 mila euro dalla Braun, ma il conto è parziale: “Iniziative promozionali, corsi didattici e apparizioni televisive”, scrive il giudice. Confalonieri collezionava inviti in tv ( Medicina 33 del Tg2 o Mattino 5 su Mediaset, ad esempio) e la visibilità fruttava bene: “Ho preso almeno cinque interventi privati... Medicina 33 è una bomba”.
Sono indagati anche Luigi Ortaglio, dirigente dell'azienda socio-sanitaria territoriale Nord Milano di Sesto San Giovanni, sospeso per un anno per turbativa d'asta e quattro responsabili delle due aziende coinvolte
Per Confalonieri il quadro potrebbe aggravarsi. È inda- gato anche per lesioni volontarie. Il sospetto è che abbia spinto l'utilizzo della tecnica delle protesi con “navigazione computerizzata” a n ch e quando non era necessario. Di certo il primario si dava da fare: “Non gli rimane che operare le renne”, scherzavano i colleghi. E il primario anestesista del Pini, Rocco Rizzo, ha messo a verbale che “le operazioni chirurgiche, in alcuni casi, sono state esasperate, a causa del suo interventismo”. Addirittura “ricordo di un caso, circa 8-9 anni fa, di una ragazza disabile, paziente del dottor Confalonieri” e morta “per insufficienza respiratoria acuta” dopo l’operazione.
Sotto la lente ci sono tre casi (ma sono già 62 le cartelle cliniche sequestrate) di persone sottoposte a interventi per protesi alle ginocchia tramite la tecnica della “navigazione chirurgica computerizzata”, di cui Confalonieri è considerato un pioniere, effettuata con tecnica mini-invasiva su persone giovani senza marcate osteoporosi, con artrosi non gravi e non in sovrappeso. Gli interventi venivano eseguiti alla casa di cura San Camillo, dove l’ortopedico lavorava privatamente, ma in alcuni casi di complicazioni po- st-operatorie i pazienti venivano operati nuovamente al Pini in regime pubblico.
Il 10 aprile 2016 un paziente, al quale è stata impiantata una protesi al ginocchio al Pini, telefona a Confalonieri. È disperato. Minaccia di farla finita. “Per evitare di aspettare 9 mesi perché altrimenti l’infezione sarebbe andata avanti ho dovuto pagare di tasca mia. Sono senza lavoro, senza casa, con 35 mila euro di debiti, io mi suicido”. Confalonieri ride: “Lei è un bel tipo … abbiamo tentato gliel’ho già detto abbiamo tentato”.
In un'altra occasione, si legge nelle carte dell’inchiesta “Special One”, il primario sembra preoccupato per una paziente 40enne, alla quale nel corso di un intervento in clinica aveva rotto un femore. Non vuole che la donna venga curata da altri perché “se va in mano a un altro collega sono finito”. E ammette: “Invece dei punti gli ho messo una cerniera così la apro più facile”.
DA QUANTOemerge dalle indagini, per il medico la parola d'ordine era “operare”. A tutti i costi. Anche quando un membro della sua équipe ha la varicella e rischia di infettare il paziente. “Ma che c... devi fare con un po' di varicella”, dice Confalonieri al collega che esita. Ma lui lo rassicura: “Vai, vai tranquillo!”.
La Procura avrebbe voluto il carcere anche per le sospette lesioni ma il gip ha disposto i domiciliari solo per corruzione e turbativa d’asta. Solo misure interdittive per gli altri cinque indagati.