Il Fatto Quotidiano

‘Omicidio d’identità’, nuovo reato contro chi si accanisce sui volti

Se lo fa il marito è un’aggravante

- GIANLUCA ROSELLI

qQUELLA

che ha fatto più parlare di sé è Lucia Annibali, ma ce ne sono altre, come Gessica Notaro e Carla Caiazzo: sono le donne sfregiate per vendetta da mariti o compagni. Proprio Caiazzo era presente ieri in Senato alla presentazi­one di un ddl, a prima firma Laura Puppato (Pd), sottoscrit­to da tutti i gruppi parlamenta­ri, che istituisce il reato di “omicidio d’identità” a difesa delle persone, soprattutt­o donne, il cui viso è stato sfregiato. Il caso di Carla Caiazzo risale al febbraio 2016, quando il suo ex compagno, Paolo Pietropaol­o, le ha dato fuoco (Carla era incinta, la bambina è salva): a novembre è stato condannato a 18 anni di carcere per tentato omicidio. Il nuovo reato è punito con pene non inferiori ai 12 anni, aumentati della metà (fino a 18 anni) se i fatti sono commessi dal coniuge o compagno. “Abbiamo tentato di colmare un vuoto: finora questi atti venivano ascritti tra le lesioni gravi e gravissime o il tentato omicidio”, spiega Puppato. “Sono emozionata e soddisfatt­a, ma ricordiamo­ci che su questo terreno la prima cosa è la prevenzion­e”, ha detto Caiazzo. “Sfregiare un volto equivale a cancellare l’identità. Da qui il nome della legge”, ha spiegato la ministra Valeria Fedeli.

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Ansa Carla Ilenia Caiazzo

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