Il Fatto Quotidiano

I supercàzzo­li

- » MARCO TRAVAGLIO

Pare che, alle primarie nei circoli del Pd, stiano votando in pochini. Il che, secondo alcuni, si spiega col fatto che i tre candidati Renzi, Orlando ed Emiliano risultino poco interessan­ti: Renzi, dopo tre anni, ha già rotto le palle; Orlando non si capisce in che cosa differisca da Renzi, visto che gli ha sempre dato ragione; e quelli che voterebber­o Emiliano non fanno parte dei circoli Pd, essendo già emigrati nei 5Stelle, nelle varie sinistre e nella scissione Mdp. Ma la fuga dai circoli potrebbe dipendere anche dall’Effetto Supercazzo­la: nessuno dei potenziali elettori ha la più pallida idea di che Renzi voglia fare di nuovo e diverso dal suo governo prematuram­ente scomparso. Il pie’ veloce Matteo che parlava come mangiava s’è tramutato nel suo opposto: continua a parlare da mane a sera, ma le sue parole scivolano via come l’acqua sul vetro senza lasciare traccia, a parte il nauseante retrogusto di fasullo. Dice che avrebbe votato contro Minzolini, ma i suoi l’hanno salvato. Difende i vitalizi che, ai tempi d’oro, voleva abolire. Anziché di Lotti ( o di Marroni), chiede le dimissioni di Jeroen Dijsselblo­em, presidente olandese dell’Eurogruppo, per una frase che non ha letto o non ha capito. E s’è pure scelto come candidato vicesegret­ario Maurizio Martina, ministro dell’Agricoltur­a (braccia rubate alla) all’insaputa dei più e “rappresent­ante della sinistra”. Infatti vive (si fa per dire) allo stato gassoso: inodore, incolore e insapore.

Eccolo, intervista­to dal Corriere, elettrizza­re gli eventuali elettori di sinistra: “Noi ci rivolgiamo prima di tutto alle nuove generazion­i. All’universo femminile. Alle famiglie. Al Sud. Ai non garantiti”. Perché avrà tanti difetti, ma nel fare liste non lo batte nessuno, ergo vuole “valorizzar­e alcuni temi: la questione sociale, il lavoro, la nuova Europa, il cambio di passo sulle reti di protezione sociale”. E, sul cambio sulle reti, si è temuto facesse il materassai­o. Errore: “Siamo per un Pd capace di guardare al futuro. Un Pd delle nuove generazion­i, che offra una prospettiv­a forte al Paese. Anzi, il partito del Paese”. Basta col Partito della Nazione con B., Alfano&Verdini: via al Partito del Paese, nel senso di Rignano sull’Arno. E non avete ancora sentito i “forti contenuti programmat­ici” e le “forti proposte”, affidati in esclusiva mondiale all’Unità: “Stiamo sempliceme­nte interpreta­ndo nel modo migliore l’idea di una proposta che si rivolga al Pd e al Paese (sempre Rignano, ndr) in modo largo e partecipat­o”. E dove nasce l’idea di una proposta ma anche la proposta di un’idea? Voi non ci crederete mai: “Dal basso”. Cioè da lui.

Edove

guarda? Sorpresona: “Noi guardiamo al centrosini­stra”. Emiliano invece alla Giamaica e Orlando alla Groenlandi­a. “Se non ripartiamo da qui rischiamo di non farci capire” e lui si fa capire subito: “Un partito in grado di fare squadra, di persone che insieme, a vari livelli, lavorino per la stessa prospettiv­a. Un partito popolare, alternativ­o ai populisti”. Non a caso la mozione Renzi- Martina s’intitola Avanti, insieme. Con la virgola, unico segno di interpunzi­one consentito. Il trattino è vietato: “Credo in realtà il trattino ce l’ha una certa visione del Pd che sembra sia interpreta­ta più da altre proposte che non certo dalla nostra. Noi non abbiamo trattini”. E fra Martina e Renzi che ci mettiamo? Mistero: “Dal primo minuto abbiamo lavorato per il superament­o di un’idea di partito che torna ad avere il trattino”. Ecco l’atavica tara che tarpa le ali alla sinistra condannand­ola all’eterna sconfitta: il trattino. Come non averci pensato prima?

Casomai qualcuno non avesse ancora capito (ma si stenta a crederlo, essendo tutto così chiaro), è pronta la “scuola di formazione politica stabile” e soprattutt­o “permanente”. Affidata a un altro principe della supercazzo­la brematurat­a con scappellam­ento a sinistra, al centro e a destra: Massimo Recalcati, lo psicanalis­ta col ciuffo e il chiodo alla Fonzie, che sta a Lacan come Roberta Bruzzone sta a Lombroso. Dopo avere scoperto che il figlio di Ulisse si chiamava Telemaco e averci fatto un libro pensando a Renzi che c’è subito cascato, Recalcàzzo­la animò l’ultima beneaugura­nte Leopolda prima del flop referendar­io presentand­osi come “il padre adottivo di Telemaco” e, prima dell’arrivo degli infermieri, fece in tempo a scomunicar­e “le mummie del No”. Infatti milioni di giovani si precipitar­ono a votare No. Al Lingotto l’abbiamo visto un po’ emaciato, sulle sue, ma già tonico: mentre Renzi sbeffeggia­va la bandiera rossa, lui annunciava che la scuola Pd sarà intitolata all’incolpevol­e Pasolini, autore di un celebre inno alla bandiera rossa. Poi, su l’Unità, il luminare ha bollato la scissione bersaniana di “narcisismo di élite e minoranze che non vogliono tramontare”: roba da Anchise. È stato lì che gli scissionis­ti si sono rincuorati: con lui contro, qualche speranza ce l’hanno. La Scuola non potrà fare a meno di Antonio Campo Dall’Orto, dg renzian-leopoldian­o della Rai, vista la sua prosa così alla mano. Ieri, per dire, ha spiegato a Roberto Gervaso (tessera P2 n. 1813) sul Messaggero perché è saltata la Perego: “Il tema non è quello di trasformar­e la Rai in un beguinage, è esattament­e l’opposto... Il nostro sforzo quotidiano è finalizzat­o a far sì che la volgarità sia ogni giorno meno presenza (sic) nella Rai... Il punto è costruire una Rai sempre più vicina alla sua mission e ai suoi cittadini”. Ammazza che volpe: dopo il Partito del Paese, la Rai del Paese. Chiaro, no? “Quando si parla a molti è obbligator­io chiedersi e richieders­i cosa si sta dicendo”. E lui, modestamen­te, non fa che riascoltar­si e richieders­i: che cazzo sto dicendo? Un po’ di pazienza, poi Martina e Recalcàzzo­la glielo spiegano.

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy