“Ora un New Deal contro i super poteri di Berlino”
L’ex ministro greco lancia il suo movimento per una nuova Costituzione
Yanis
Varoufakis è a Roma assieme a Lorenzo Marsili per presentare il programma p ol it ic o- e co no mi c o- so ci al e del movimento DiEM25 da loro fondato un anno fa a Berlino. L’arrivo a Roma del professore di Economia, ex ministro delle Finanze greco, e del politologo italiano coincide con il 60° anniversario del Trattato di Roma.
“Il Movimento per la Democrazia 2025 (DiEM 25) è una piattaforma paneuropea che non esclude di divenire un partito, ma obiettivo iniziale è il sostegno ai partiti che vogliano far loro il nostro programma realizzato con l’ausilio di economisti, politologi e intellettuali di ogni parte d’Europa”, ha ricordato l’ex ministro nell’incontro con la stampa internazionale. Professor Varoufakis, cosa contiene il programma? Innanzitutto proposte attuabili fin da domani all’interno dei trattati vigenti, ma promuove anche la messa a punto di un’assemblea costituente per elaborare una futura Costituzione. Inoltre vi è un appello a costruire un fronte progressista entro le prossime elezioni europee.
Cosa ne pensa dell’Europa a due velocità o a geometria variabile?
Si tratta di un eufemismo per nascondere l’avanzato stato di disintegrazione dell’Europa. Ormai assistiamo a una divisione non solo tra paesi del nord e del sud ma anche tra quelli dell’ovest e dell’est, che si giudicano a vicenda con parole inopportune e inutili, si fanno gli sgambetti e scaricano sugli altri membri i propri fallimenti. A rendere la vita dell’Ue ancora più traballante è la crescita di partiti populisti e xenofobi che minano le fondamenta etiche dell’Unione. Perché l'alternativa alla disintegrazione dovrebbe fermarsi adottando il vostro programma?
Se vogliamo che ci vengano restituite dignità e speranza dobbiamo recuperare uno scopo comune tra gli europei. Per fare questo abbiamo bisogno di una piattaforma economica e sociale comune, tran- snazionale come DiEM25. In tutta Europa, Germania inclusa, gli investimenti reali sono al livello più basso di sempre, mentre il livello dei risparmi è cresciuto senza sosta. L’unico modo di rendere virtuoso tale divario è che la Banca centrale europea non si limiti a immettere nuovo denaro nell’economia perché, come si è visto ciò non è servito per investimenti concreti, tipo nell’energia verde, bensì per speculazioni - dalla bolla immobiliare alla Borsa. Ciò peraltro ci permetterebbe di non essere più dipendenti dal gas e dal petrolio di Putin. Il governatore Draghi,
È in corso una guerra santa dichiarata dal ministro delle Finanze Schäuble contro la Francia e anche contro l’Italia
che si trova in una posizione difficile, invece potrebbe percorrere un’altra strada. Quale sarebbe questa strada e dove porterebbe?
Parte dalla Banca europea per gli investimenti (Bei) che dovrebbe emettere dei Bond che potrebbero essere acquistati dai tanti che hanno i risparmi fermi nei conti bancari per- ché non sanno dove investirli. Se la Bce sostenesse questa misura, si arriverebbe a poter ricavare dagli introiti il 5% del Pil europeo da usare per realizzare politiche sociali e dare una scossa all’economia generando posti di lavoro. Ma i leader dei paesi membri non ragionano pensando alla comunità europea ma al proprio elettorato cercando di non irritarlo per non perdere voti. Si riferisce alle elezioni in Francia e poi in Germania? Sì, ma anche all’Italia. Manuel Macron ha affermato, come ho sempre sostenuto, che ci sia “una guerra santa” in corso dichiarata dal ministro delle Finanze tedesco Schäuble contro la Francia, a cui io aggiungo l’Italia, secondo paese manifatturiero dell’Unione. Il ministro non è interessato a trovare il modo di aumentare gli investimenti in Europa, piuttosto a come controllare il budget francese. Ma questo i francesi non lo vogliono e quindi daranno i voti a chi promette di essere in grado di evitarlo, a partire dai partiti populisti. Che però non vogliono riformare davvero l’Europa da dentro ma solo vincere le elezioni.