Che Trumpata: Donald ritira la sua controriforma sanitaria
Il presidente Usa non ha i numeri per cancellare l’Obamacare
Da candidato ne aveva fatto uno dei cavalli di battaglia della sua incredibile campagna elettorale. Ieri sera, verificato con lo speaker della Camera Paul Ryan di non avere i voti per far passare il “Trumpcare”, il tycoon ha convenuto che fosse meglio evitare di presentare il provvedimento. È il primo schiaffone preso in Parlamento
Acorto di voti per la defezione dei repubblicani più conservatori, Donald Trump evita la sconfitta battendo in ritirata: i leader del suo partito alla Camera ritirano in extremis il disegno di legge controverso sulla riforma sanitaria che doveva sostituire l’Obamacare, la riforma di Barack Obama. È lo stesso presidente a chiedere loro di farlo.
Risultato: il voto previsto alla Camera, e che avrebbe molto probabilmente visto la contro-riforma di Trump andare sotto, salta. Il presidente prova subito a fare la cosa che gli riesce meglio quand’è in difficoltà: spostare la palla, cambiare discorso. “Ora avanti sulle tasse” - e sulle infrastrutture. E se un giorno “l’Obamacare esploderà, allora forse i democratici saranno disponibili a un accordo”, dice Trump parlando con Washington Post e il New York Times.
In realtà, lo stop all’“annulla e sostituisci” dell’Obamacare è una sconfitta per il presidente, la prima ad opera del Congresso, dove pure il suo partito ha como- de maggioranze alla Camera e al Senato. Trump è il terzo presidente degli ultimi quattro a sperimentare le difficoltà di una riforma sanitaria: negli Anni Novanta, Bill Clinton non riuscì a fare passare la sua, messa a punto dall’allora first lady Hillary; e Obama spese in pratica tutto il suo primo mandato per portare a casa un risultato che Trump vuole ora smantellare.
Farlo, però, non è indolore, né socialmente, né politicamente. Il nuovo testo, ora ritirato, avrebbe lasciato, a termine, 14 milioni di americani senza copertura sanitaria, stando ai calcoli degli esperti del Congresso. I moderati fra i repubblicani lo consideravano elettoralmente rischioso, ma erano alla fine disposti a votarlo. Gli ultra-conservatori e quelli vi- cini al Tea Party lo consideravano, invece, non abbastanza radicale e non erano pronti ad avallarlo: per loro, la salute non è un diritto, ma un bene che i ricchi si pagano e i poveri non hanno.
Dopo giorni di serrati negoziati e compromessi abortiti, ieri la decisione di ritirare la contro-riforma è giunta improvvisa, quando ci si preparava alla conta in aula. E così una delle promesse di Trump, su cui aveva costruito buona parte della sua campagna elettorale, resterà non mantenuta, almeno per qualche tempo: il New York Times sospetta che l’auto-stima del magnate possa soffrirne, ma pare eccessivo sperarlo.
Malaugurio
Il magnate twitta:
“Il programma previdenziale finirà con l’esplodere da solo” Dopo il fallimento che sarà inevitabile, forse i democratici saranno disponibili a un accordo
DONALD TRUMP
L’IMMAGINE DEL PRESIDENTE abile negoziatore, capace di trovare accordi per realizzare la sua agenda, ne esce comunque scalfita; ma ne esce pure ammaccata la figura del leader del partito, e speaker della Camera, Paul Ryan, che non è un fan di Trump, ma che era al suo fianco in questa battaglia; e tutta la vicenda non giova al Partito repubblicano, perché genera dubbi sulla capacità di governare dell’Amministrazione. Il voto era già stato rinviato giovedì e Ryan aveva avvertito la Casa Bianca: “non abbiamo i voti”: l’episodio non pare avere aggravato le frizioni tra il presidente e lo speaker.
Dopo mesi di batoste, a partire dall’Election Day, l’8 novembre, i democratici incassano la loro prima vittoria dell’era Trump; ma lo fanno senza muovere un dito. Tutto accade dentro il perimetro dei repubblicani. Adesso, ci vorrà del tempo perché un nuovo progetto venga formulato: praticamente impossibile che l’Obamacare sia archiviata, come promesso, nei primi cento giorni della presidenza Trump, che cadranno a fine aprile.