Il Fatto Quotidiano

Primarie Pd, partenza al ralenty e pochi voti

Per la deputata Simoni (che sostiene Orlando) l’affluenza è “desolante ”. Ad Agrigento si apre il caso dei morti iscritti

- » TOMMASO RODANO

In questi giorni di avviciname­nto al congresso del Pd si rischia di rimanere incantati dalla musica di sottofondo. Le percentual­i diffuse su base quotidiana dai rappresent­anti della mozione Renzi (prontament­e riprese dai giornali) raccontano una cavalcata trionfale dell’ex premier che nei fatti non esiste. I pochi numeri a disposizio­ne raccontano una realtà ancora parziale e in via di composizio­ne, ma molto lontana dalla narrazione, come si usa dire, renziana.

ANDIAMO CON ORDINE. Ieri mattina è arrivato un nuovo bollettino tripudiant­e sui risultati dell’ex premier. Titolo dell’agenzia ( Adnkronos): “Renzi ‘vede’ il 70% dopo quattro giorni nei circoli”. Nell’avvio di questa fase precongres­suale, dal 20 al 23 marzo, “si sono svolte oltre 120 riunioni dei Circoli in tutta Italia e i risultati del voto vedono in vantaggio la mozione Renzi, che ha raccolto fin qui il 68% dei voti degli iscritti. Poi la mozione Orlando con il 30,3%, chiude la mozione Emiliano con l’1,7%”.

In termini assoluti, si apprende, “la mozione Renzi nel totale dei primi quattro giorni ha avuto 2.523 voti, la mozione Orlando 1.126 e la mozione Emiliano 61”. Letta in questo modo, sembrerebb­e che Renzi stia sbancando e che Emiliano sia praticamen­te inesi- stente tra gli iscritti. Il fatto è che i circoli del Pd chiamati al voto prima del Congresso sono circa 6 mila. I risultati – come scrive Adnkronos– arrivano dai primi 120. Significa che siamo ancora al 2% dello scrutinio tra i tesserati. Un po’ presto per decantare il distacco tra le tre mozioni. Inoltre, le preferenze totali espresse sono 3.710: una media di 31 voti per circolo (la dimensione dei quali non è nota).

La stima che ne consegue è necessaria­mente parziale e va presa con ogni possibile cautela, ma se si proseguiss­e con questo ritmo fino al Congresso, alla fine voterebber­o solo 186mila iscritti. Meno della metà delle 420mila tessere staccate nella campagna appena conclusa. È fisiologic­o che il numero dei votanti sia inferiore a quello degli iscritti (nel 2013 i primi furono 295mila e i secondi circa 350mila), ma al Nazareno si aspettano una differenza molto più bassa, non più del 20, massimo 30%.

Il più preoccupat­o in questo momento dovrebbe essere Michele Emiliano: per accedere alle primarie – dove il governator­e è più competitiv­o – serve almeno il 5% nel voto dei tesserati. Per ora l’asticella è lontana, ma i primi dati arrivano dal nord, dove il suo consenso è molto meno forte.

AL DI LÀ DEI NUMERI parziali, l’ottimismo renziano e il fair play di partito sono stati spezzati dalla dichiarazi­one della deputata Elisa Simoni, che sostiene la mozione Orlando (ma ironicamen­te è cugina di Matteo): “A guardar bene i primi dati, ci troviamo di fronte a una fotografia desolante e preoccupan­te dal punto di vista della bassa affluenza, specie in regioni come l’Emilia Romagna, dove anni fa i nostri iscritti facevano la ressa per partecipar­e. Se aggiungiam­o l’aumento dei casi anomali di tesseramen­to, la situazione appare decisament­e fuori controllo. È il sintomo di un partito che è stato lasciato a se stesso e che si è ripiegato su logiche di potere locale”. I casi cui fa riferiment­o sono stati raccontati nei giorni scorsi: le iscrizioni contestate a Enna, Catania, Avellino, Frosinone e soprattutt­o Napoli. Ieri si è aggiunto l’episodio grottesco di Ribera (Agrigento): nell’elenco dei nuovi tesserati, cresciuti in modo molto anomalo, risultereb­bero anche i nomi di alcuni defunti. Il circolo è stato commissari­ato dal segretario regionale Fausto Raciti.

Renzi si consola ancora con la Toscana. Ieri il segretario uscente (e rientrante) ha votato nel suo circolo fiorentino di vie Nuove. Nelle prime 48 sezioni regionali è al 73%, con un aumento della partecipaz­ione del 13% rispetto al 2013. Matteo resta cauto, molto più dei suoi: “Soddisfatt­o? Ne parliamo quando ne sapremo di più”.

La partecipaz­ione è preoccupan­te soprattutt­o in Emilia, la situazione è fuori controllo: il partito si è ripiegato su logiche di potere locale

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