UN MINUTO DI SILENZIO PER LORSIGNORI
Umana pietà suggerirebbe di tacere sull’episodio ma le circostanze e anche un po’ il senso dell’apologo obbligano a riferirne. Giovedì sera, poco prima della fine del turno serale alla Camera, la presidente Boldrini chiede ai signori onorevoli di ricordare le vittime dell’attentato di Londra. Alla parola “commemorazione”, un vociare scomposto di “No! No!” si leva dagli scranni che un tempo ospitarono l’Assemblea Costituente. Boldrini trasecola, alza la voce, reclama e infine ottiene dalla classe di indisciplinati l’agognato silenzio.
SI DIRÀ: lorsignori avranno capito male. Forse credevano che la presidente stesse chiedendo di commemorare l’attentatore di Londra caduto sotto i colpi della polizia, ciò che l’onore comprensibilmente gli impedisce di fare. O che Boldrini stesse per fare un elenco di tutte le vittime del terrorismo dalle Torri Gemelle a oggi. Oppure, forse, alle parole “vi chiedo”, indipendentemente da chi le pronuncia, costoro vengono presi dal panico e producono automaticamente versi di scimmiesco diniego.
All’evidenza che invece si volessero commemorare le vittime del terrorista di Londra, e che la cerimonia durasse appena il tempo di una prece, a malincuore i nostri rappresentanti si sono taciuti, assumendo finanche, alcuni, un’aria contrita. Poi sono schizzati via. Scommetteremmo infatti che essendo giovedì sera e lavorando le Loro Eccellenze sì e no 3 giorni alla settimana, gridando “no” volesse- ro significare che avevano il treno o l’aereo pagati (da noi) e non volevano rischiare di perderlo.
Giusto. Uno non passa il pomeriggio a comporre commoventi post su Facebook e toccanti tweet con foto di candele, bandiere e vibrati elogi ai “nostri valori” e all’“identità europea”, per poi attardarsi in aula a far finta di commuoversi mentre l’autista sta aspettando fuori col motore acceso.
Senza contare che nel pomeriggio, alla Camera (dove stanno facendo finta di tagliarsi i vitalizi) gli alacri legislatori avevano già dovuto subire una pausa di un’ora per co mme mora re Alfredo Reichlin (con tutti i disagi logistici del caso) e risentendo pronunciare la pericolosa parola hanno temuto che il voto slittasse ancora, costringendoli a inaccettabili dilazioni. E in ogni caso uno non diventa deputato per stare tutto il giorno a sentir parlare di morti.
SIA CHIARO: a noi le commemorazioni ufficiali, specie da parte di chi per il resto è campione di cinismo e avidità, ci sono sempre parse la fiera dell’ipocrisia, tanto più che in questo caso a biasimare l’attacco a un Parlamento come luogo simbolico della civiltà e della democrazia era un Parlamento che tenta quotidianamente, spesso con successo, di attaccare e svilire i principi di civiltà e democrazia. Ma giovedì, degradando ulteriormente il loro ruolo che è anche fatto di gesti e di simboli, lorsignori ci hanno mostrato il plastico della loro inadeguatezza, persino a noi che non siamo facili alla indignazione morale e preferiamo volgere in sarcasmo il ribrezzo che spesso ci ispirano.
A CIÒ VALGA un semplice esperimento: quando sono state diffuse le immagini del viceministro degli Esteri inglese che, inginocchiato sull’asfalto, prestava soccorso all’agente colpito, ci siamo trovati a visualizzare un suo omologo italiano nella stessa situazione. Ve lo immaginate un nostro deputato o senatore che, avvisato che è in corso un attacco terroristico al Parlamento, si precipita sul selciato di Montecitorio o di Palazzo Madama e si mette a soccorrere le vittime, sporcandosi la faccia e la giacca del loro sangue? Non sarebbe piuttosto scappato, cercando di mettere al riparo innanzitutto se stesso? Le immagini di giovedì, nel caso servisse, ci hanno risposto (speriamo non ci fossero scolaresche ad assistere). Dedichiamo a lorsignori e a ciò che (non) rappresentano un minuto di silenzio.
(DIS)ONOREVOLI
Un coro di “No!” al minuto di silenzio per le vittime di Londra. Del resto era giovedì: avevano già l’autista ad aspettarli di sotto