Il Fatto Quotidiano

Volpi e i “furbetti”, dal petrolio Eni all’aiuto per Carige

L’uomo d’oro L’imprendito­re ligure, mediatore per l’affare del pozzo in Nigeria, con Fiorani per il salvataggi­o della banca

- » FERRUCCIO SANSA

Banca Carige e il giacimento nigeriano più desiderato da Eni. Un filo rosso lega due vicende che occupano le pagine di cronaca economica: Gabriele Volpi. Un uomo da due miliardi di euro che in questi ultimi mesi sta riposizion­ando e soprattutt­o vendendo pezzi pregiati del suo patrimonio. Insieme con l’inseparabi­le collaborat­ore Gianpiero Fiorani. Proprio quello delle scalate bancarie del 2005. E in Carige - dove Volpi è ago della bilancia e secondo azionista con il 6% - c’è chi storce il naso: “Il salvataggi­o della banca della Liguria è in mano a un signore del petrolio nigeriano con il suo consulente toccato dalle inchieste sui Furbetti del Quartierin­o!”, sbatte i pugni sul tavolo un dirigente.

Quel Volpi partito giovane e squattrina­to da Recco, alla porte di Genova, e capace di costruirsi un impero con il greggio nigeriano. Fornendo appoggi logistici a colossi petrolifer­i di tutto il mondo. Come Eni, appunto.

MA PER RACCONTARE­l’attivismo, o l’inquietudi­ne, di Volpi bisogna partire da Montecarlo. Dall’agenzia Fraser di Montecarlo, specializz­ata nella vendita di maxi-yacht. A loro si è rivolto Volpi per vendere il suo “My Boadicea”: 76 metri di lunghezza, piscine, ascensori, spa e via sognando. Prezzo: 59 milioni, 15 in più di quelli pagati nel 2014 per acquistare lo yacht dal finanziere Bernard Tapie. In vendita anche l’altro yacht di famiglia, il 24 metri che veniva utilizzato dalla moglie. Ma anche sugli immobili si legge il cartello “vendesi”: addio alla villa di Forte dei Marmi. Un gioiello di 800 metri quadrati dove visse la figlia di Alessandro Manzoni. Volpi l’ha tenuta meno di due an- ni. Altre ville alle porte di Portofino sono in vendita.

Volpi ha un tesoro gestito da una quarantina di società. Ma perché vende? Forse medita di lasciare l’Italia per l’Est dove prepara grandi progetti. O magari è colpa della Nigeria, dove i tempi d’oro sono finiti e i pagamenti non sono più in dollari. C’è, però, chi pensa a Carige. È proprio di ieri la notizia che il tribunale di Genova “ha rigettato per infondatez­za” il ricorso presentato da Amissima, società riconducib­ile ad Apollo Global Management, che aveva chiesto la “sterilizza­zione” dei diritti di voto di Malacalza Investimen­ti in quanto, a suo dire, “quest’ultima esercitere­bbe il controllo su Banca Carige senza aver richiesto le autorizzaz­ioni”. Ma, secondo il tribunale, la quota azionaria del 17,5% detenuta da Malacalza non è di controllo.

Il gioco si fa duro: nell’assemblea del 28 marzo i soci sono chiamati a votare l’a ut o ri z z az i on e all’azione di responsabi­lità verso i precedenti amministra­tori: Castelbarc­o Albani e Piero Montani insieme ad alcuni “soggetti del gruppo Apollo”.

Insomma, è il momento di contare e pesare i voti. Così nelle prossime ore Volpi, forse accompagna­to da Aldo Spinelli ( imprendito­re genovese con entrature nel centrosini­stra e nel cen- trodestra) vorrebbe incontrare i Malacalza a Montecarlo. Per propiziare l’incontro si starebbe muovendo Giovanni Calabrò, miliardari­o con entrature in Russia. E con un solido rapporto con Giovanni Toti. Il governator­e della Liguria è stato più volte avvistato anche alle partite della Pro Recco (la squadra di pallanuoto più forte del mondo, proprietà del miliardari­o ligure) e alle cene di Volpi (dove è transitato il leghista Matteo Salvini).

Ma nel mondo finanziari­o ligure, e non solo, c’è chi storce il naso: Calabrò, tanto per cominciare, è fresco di una condanna in appello a 6 anni di reclusione (pende un ricorso in Cassazione).

IL PUNTO, però, è un altro: la figura di Gianpiero Fiorani che aleggia intorno a Volpi, che viene segnalato accanto al magnate dalla Riviera ligure alla Versilia. E tra i collaborat­ori più stretti di Volpi si riferisce in questi giorni di un iperattivi­smo di Fiorani. Il Fatto ha chiesto un commento all’ex banchiere di Lodi. Nessuna risposta. “Io mi occupo soltanto delle attività nigeriane di Volpi”, aveva assicurato in passato l’ex numero uno della Banca di Lodi.

Molti hanno bisogno di Volpi, della sua liquidità. Come testimonia­no le carte sulla presunta maxi-tangente Eni in Nigeria per assicurars­i il giacimento Opl245. Volpi non è indagato, né risulta coinvolto. Il manager Eni Vincenzo Armanna riferisce ai pm: “Luigi Bisignani riprese a parlare della Nigeria e menzionò Gabriele Volpi, dicendo che voleva fare degli affari con loro. Io gli dissi che secondo me Volpi era un livello troppo alto”. Tanto per capire le dimensioni di Volpi. Irraggiung­ibile perfino per Bisignani, l’uomo che ha le porte aperte con tutto il potere italiano.

C’è poi la testimonia­nza dell’ex ministro del petrolio nigeriano Dauzia Etete che riferisce di “un interessam­ento” di Volpi per il pozzo da 4 miliardi di dollari. Ma non se ne fece nulla, pare. Oggi Volpi sta pensando a Carige.

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Olycom Soldi & potere L’imprendito­re Gabriele Volpi

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