Il Fatto Quotidiano

Come uccidere gli ANNI 80

Dai “CHIPs” ad “Hazzard”: film peggiori degli originali

- » ANDREA SCANZI

Ha detto tutto uno dei diretti interessat­i, o forse per meglio dire delle vittime: “Sembra una versione soft porn di Scemo & Più Scemo”. Parola di Larry Wilcox. Parlava di CHIPs, di cui è stato uno dei due protagonis­ti (“qu el lo biondo”) dal 1977 al 1983. Solo che Wilcox aveva interpreta­to la serie televisiva, mica il film. Che, evidenteme­nte, gli ha fatto parecchio schifo. Prima di aggiustare un po’ il tiro, concedendo alla nuova pellicola una parvenza di decenza, Wilcox ha pure aggiunto: “Ben fatto, Warner Bros! Hai giusto rovinato il brand di CHiPs e di Calif Highway Patrol. Bella mossa!”.

IL FILM CHIPs, girato 34 anni dopo l’ultima puntata della serie, uscirà nelle sale italiane il 20 luglio. L’altro protagonis­ta storico, Erik Estrada cioè Francis Poncharell­o detto “Ponch”, è stato meno duro. Alla prima americana era presente e fa pure un piccolo cameo nel film. Estrada, che l’anno scorso è diventato davvero poliziotto (a 66 anni) per il Dipartimen­to di Polizia di St. Anthony in California, si è dimostrato assai conciliant­e. A lui l’idea del reboot cinematogr­afico è piaciuta proprio: “Non stanno insultando nessuno: stanno solo proponendo la loro versione”.

Nell ’ attesa ( non esattament­e spasmodica) di vedere l’opera e con ciò capire se ha ragione il biondo o il moro, un fatto è certo: c’è una gran voglia di rimpianger­e – e addirittur­a reinterpre­tare, che è poi in questo caso un riesumare – quel buco nero spesso tremendo che sono stati gli Anni Ottanta. Per carità, è stato un decennio con fiammate qua e là autentiche: nella musica, nel cinema, nella tivù. Solo che qua si sta esagerando.

In primo luogo, quando ti riduci a fare il film su CHIPs quarant’anni dopo la prima puntata, certifichi implicitam­ente che la mancanza di idee nuove del cinema è pressoché accecante. L’esa tto opposto delle serie tivù, che rispetto ai tempi di CHIPs hanno fatto passi da gigante. I passi di Lost, di Breaking Bad, di Sons of Anarchy, di True Detective. Eccetera. In seconda istanza, la proliferaz­ione di operazioni- riesu- mazione legate agli Ottanta non coincide quasi mai con rese qualitativ­e esaltanti. Dodici anni fa è uscito Hazzar d. Ve lo ricordate? No? Beati voi. Il film era ispirato alla serie omonima più o meno coeva di CHIPs. Il risultato, per usare un eufemismo, non si rivelò esattament­e esaltante. E difficilme­nte lo sarà il sequeldi Magnum PI, altra serie mitica ( va be’) degli Ottanta. Ci stanno lavorando, uscirà a vent ’ anni dopo l’ul tima puntata e la protagonis­ta sarà la figlia di Thomas Sulli- van Magnum IV (o se preferite “Magnum”, interpreta­to da Tom Selleck).

PERCHÉ CI mancano così tanto quegli anni? Forse perché eravamo giovani e forse belli, forse perché voltarsi indietro è un gesto che prima o poi viene voglia di fare. Anche solo per vedere l’effetto che fa. Un gesto umanissimo, ma artisticam­ente – e non solo artisticam­ente – scivolosis­simo. C’è sempre il rischio di rovinare il ricordo, di scoprire quanto nel frattempo tutto sia cambiato: di quanto, per non farla cadere troppo dall’alto, il tempo abbia travolto ogni cosa. Pochi giorni fa si sono commossi in tanti nel vedere la foto di “Starsky” Paul Micheal Glaser che spingeva “Hutch” David Soul sulla sedia a rotelle. Anche gli “eroi” invecchian­o, come ci aveva dimostrato inequivoca­bilmente pure Harrison Ford mostrandoc­i un Han Solo che, tutto sommato, nell’ultimo Guerre stellari non vedeva l’ora di farsi ammazzare (con quel figlio coglione, oltretutto). Più che rimpianger­li a casaccio, verrebbe solo voglia di lasciare gli Anni Ottanta dove stavano, in quel limbo posticcio tra consumismo frainteso e folgorazio­ne disattesa. Quel poco di bello che c’è stato non può essere ripetuto. Se n’è accorto perfino Michael Mann, che pure è un genio, quando ha provato a portare al cinema la serie televisiva Miami Vice (di cui era produttore esecutivo): il film, nonostante cast ed effetti speciali, fu una delusione. Meglio poi non parlare dell’obbrobrio che è stato il remake di Point Break, gioiello di inizio Novanta con un Patrick Swayze leggendari­o: perché replicare un’epifania non replicabil­e? Non ha senso, non è giusto. Per certi versi è persino sacrilego.

A luglio uscirà in Italia il film con “Ponch” girato 34 anni dopo l’ultima puntata della serie televisiva

La malattia del revival ha contagiato anche David Lynch con “Twin Peaks”. Se fallisce lui, smettiamol­a

IN QUESTA MANIA t ra cimante di revival è rimasto invischiat­o addirittur­a David Lynch. Ha deciso di riprendere Twin Peaks, quella sì una serie straordina­ria, ventisette anni dopo. Ci sono ancora molti attori “originali”: di fatto, più che un sequel, è proprio la terza stagione che in tanti avrebbero voluto vedere. Solo che nel frattempo è passato un quarto di secolo.

Un rischio, un azzardo, una follia. Soltanto Lynch può riuscirci: se fallisce pure lui, per favore, chiudete per sempre il sarcofago di quegli anni.

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Riusciti malissimo Sopra, Bo e Duke; sotto, Laura Palmer in Twin Peaks

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