Il Fatto Quotidiano

“Io, garagista di notte”

ALFABETO ENRICO SPEZIALIUn­a pizzeria fallita, 61 anni e senza contributi, ora sorveglian­do auto guadagna 2,10 euro l’ora: “Sono stati la salvezza”

- » ANTONELLO CAPORALE

Non esiste fondo al fondo e la storia di Enrico Speziali, 61 anni, triestino, garagista di notte, lo dimostra. Guadagna 2 euro e 10 centesimi l’ora, il suo turno è di undici ore (dalle otto di sera alle sette del mattino). La sua paga mensile è di 600 euro.

“Il titolare mi paga in vou- cher. Ora che li tolgono io perdo il lavoro. Me l’ha fatto capire subito”. Ma sono solo 600 euro al mese.

Ma ho 61 anni quasi, ed è già una fortuna aver trovato il lavoro. Da quando ho chiuso la mia pizzeria, nel 2013, è stata una disperazio­ne dietro l’altra.

Perché ha dovuto chiudere? Perché hanno chiuso la caserma, e i militari erano i miei unici clienti. Buona clientela, ma solo loro. Hanno chiuso la caserma e contempora­neamente hanno inventato il decoder. Nella mia pizzeria si veniva per vedere le partite. Col decoder nessuno più aveva necessità. Ho perso tutto dalla mattina alla sera. E da allora ha cercato una nuova collocazio­ne.

Ho cercato. Passavano i giorni e i mesi. Ero senza casa e senza lavoro, e in più con i debiti accumulati. Per la disperazio­ne sono salito persino su una gru per far capire a tutta Trieste che avevo bisogno di una mano. Ho 40 anni di contributi ma tre non sono stati coperti. Mi sarebbero serviti 17 mila euro e a quest’ora ero in pensione. Ho detto alla banca: prestateme­li e li prendete dalla mia pensione. Hanno rifiutato. È venuta mia figlia a offrire la sua garanzia. Hanno detto che guadagna troppo poco e hanno rifiutato. Così io sono rimasto senza lavoro, con i debiti fatti nel tempo in cui la pizzeria è andata in crisi (sa che avevo dieci dipendenti?) e il futuro nero come la pece. La mia salvezza è stata la gru.

Ha deciso la protesta di impatto.

Sono salito sulla gru e il sindaco di Trieste mi ha aiutato davvero! Non scherzo sa? Le credo e sono felice che abbia ricevuto un aiuto pubblico.

Dal Comune sto ricevendo un sussidio di 480 euro al mese e sono assegnatar­io di una casa popolare che costa 120 euro di affitto. Non posso dire che non mi abbiano dato una mano.

Un anno.

Finalmente le istituzion­i vicine.

Altro che! Il sindaco mi ha anche aiutato a trovare lavoro. Non potendo andare in pensione perché non ho i soldi per riscattare i tre anni scoperti e non ho gli anni per ottenere quella di vecchiaia, mi sono dato da fare. E finalmente...

Otto mesi fa. Cercavano un garagista di notte. Ma il salario è una miseria, al di sotto di ogni minimo sindacale! Ma c’è la crisi dappertutt­o! Il titolare ha buon cuore, ma di più proprio non poteva. E la paga con i voucher. Certo! Con la crisi – come le ho detto – non si può avere di meglio. Adesso lei è disperato perché eliminano i voucher non aperché è retribuito per un lavoro così faticoso con due euro l’ora. Senza voucher perdo anche questa miseria, perdo questo lavoro. È una vera disfatta. Al mese quante ore lavora?

286 ore mensili. Undici al giorno per 26 giorni.

E lei dice: a uno come me è andata anche bene...

Ho 61 anni, con qualche problemucc­io di salute, moglie a casa e figlia da aiutare. Le ripeto che il titolare ha buon cuore. Guadagna due euro e dieci centesimi all’ora e il turno è notturno. Ma prendo ancora il sussidio comunale perché il mio reddito non è tale da farmelo perdere. Quindi senza voucher per lei sarà la catastrofe.

Sarà la disoccupaz­ione di nuovo! Come farò?

Anche se ha lavorato 40 anni.

Ora sono 41 anni. Ma con i voucher mi hanno detto che non c’è previdenza. Le servirebbe­ro solo 17 mila euro.

L’Inps mi ha fatto i conti: 17 mila euro e sarei a posto. Regolarizz­o anche gli anni senza contributi. Solo 17 mila euro e sarebbe in paradiso.

In paradiso veramente. Starei bene. La mia pensione non è così male, potrei fare una buona vita. In mancanza della pensione vorrebbe che almeno le lasciasser­o i voucher. I voucher sono la mia unica speranza di continuare a lavorare. A due euro e dieci centesimi l’ora.

Meglio che niente.

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Ansa Il lavoroIn alto,“Il quarto Stato” di Giuseppe Pellizza da Volpedo

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