Un altro no: l’imprenditore resta in carcere, Marroni di nuovo dai pm
denaro a un dirigente in cambio di informazioni riservate sulle gare
Alfredo
Romeo resta in carcere. Lo hanno deciso i giudici del Riesame che hanno rigettato la richiesta di scarcerazione dei legali dell’imprenditore napoletano. È il secondo no: il primo a esprimersi contro una richiesta simile è stato nei giorni scorsi il gip Gaspare Sturzo. Adesso gli avvocati hanno annunciato che impugneranno la decisione in Cassazione.
A questo punto si avvicinano anche altri due passaggi fondamentali per l’indagine romana sul mega- appalto Consip, l’Fm4 dal valore di 2,7 miliardi di euro: i magistrati potrebbero chiedere per Romeo il giudizio immediato, rito che consente di andare direttamente a processo quando ci sono prove tali da superare l’udienza preliminare. In mano la Procura ha infatti le dichiarazioni di Marco Gasparri, di- rigente Consip, che ha ammesso di aver ricevuto denaro dall’imprenditore: secondo l’accusa si tratta di 100 mila euro in tre anni. In cambio avrebbe fornito informa- zioni riservate sulle gare. Non solo.
Oltre a chiedere il rito immediato, i pm titolari dell’indagine Paolo Ielo e Mario Palazzi risentiranno Luigi Mar- roni, l’amministratore delegato di Consip, che (non indagato) è anche colui che davanti ai magistrati di Napoli ha messo a verbale le presunte pressioni ricevute da Tiziano Renzi, padre dell’ex premier, e dal suo amico imprenditore, Carlo Russo: entrambi sono indagati per traffico di influenze illecite.
TIZIANO RENZI sentito il 3 marzo ha respinto queste accuse parlando di un “caso di abuso di cognome”. Erano stati poi i suoi legali ad avanzare l’ipotesi di sentire Marroni durante le indagini difensive, o in alternativa di
L’indagine
La difesa di Tiziano Renzi non sentirà più l’ad di Consip: dalle sue parole dipendono molte posizioni
chiedere un incidente probatorio. Ipotesi che sembrano ormai sfumate.
Per questo sarà la Procura di Roma a convocare l’amministratore delegato di Consip proprio per chiarire quanto riferito su Tiziano Renzi, ma anche su Luca Lotti.
Marroni infatti sempre davanti ai pm di Napoli aveva raccontato di aver “fatto effettuare la bonifica del mio ufficio in quanto ho appreso in quattro differenti occasioni da Filippo Vannoni (presidente della fiorentina Publiacqua, ndr), dal Generale Emanuele Saltalamacchia (sotto inchiesta per rivelazione di segreto istruttorio, ndr), dal presidente di Con- sip Luigi Ferrara e da Luca Lotti di essere intercettato”. Sia Ferrara che Vannoni non sono indagati. Poi l’Ad di Consip davanti ai pm ha aggiunto: “Lotti mi diede analoga informazione sempre nel luglio del 2016 durante un incontro da lui e in quella occasione il Lotti mi informò che si trattava di un’indagine che era nata sul mio predecessore Casalino (Domenico, non indagato, ndr) e che riguardava anche l’imprenditore Romeo”.
ACCUSE CHE LOTTI, ora indagato per rivelazione di segreto istruttorio e favoreggiamento, ha respinto. Solo risentendo Marroni si potranno chiarire le posizioni dei due indagati eccellenti: il padre dell’ex premier e il ministro dello Sport.