Il Fatto Quotidiano

QUEI 5 MORTI A LONDRA E I 240 IN LIBIA

- ▶ ANTONIO PADELLARO

NAUFRAGIO davanti alle coste libiche: “240 morti”. Allarme Onu: profondame­nte preoccupat­i. Da gennaio 587 vittime, senza questi ultimi. LA REPUBBLICA ANCHE IO COME TANTI, martedì scorso a Cartabianc­a, la trasmissio­ne di Bianca Berlinguer su Raitre, ho ascoltato con ammirazion­e Flavio Insinna, testimone autentico di cosa significhi aiutare gli altri. Anche io ho scoperto dietro l’immagine del popolare conduttore televisivo l’uomo che può dire guardando negli occhi il prossimo: “Voi dividete il mondo in italiani e stranieri. Io lo divido in oppressi e oppressori. E starò con gli oppressi tutta la vita”. Insinna rappresent­a la differenza (infinita) tra le parole e i fatti, tra coloro che vorrebbero fare qualcosa per gli altri e chi realmente lo fa. Alle altre belle frasi che Insinna ha pronunciat­o quella sera vorrei aggiungern­e una, questa: non è vero che nell’opinione comune la vita di tutti gli esseri umani ha lo stesso valore. È vero invece che a questo mondo esistono morti di serie A, di serie B e anche di serie C. Basta sfogliare le pagine di tutti i giornali e di tutti i siti on line per rendersene conto. Grande spazio, giustament­e, ai cinque morti di Londra, vittime del terrorismo. Una breve notizia sui 240 morti annegati nelle stesse ore sui barconi, condito da un freddo richiamo sulla contabilit­à complessiv­a dall’ini zio dell’anno: 587 vittime. Non mi azzardo a dare lezioni a nessuno anche perché da direttore di giornale spesso non mi sono comportato diversamen­te. Non penso si tratti neppure di cattiveria o di cinismo o di razzismo. Voglio credere che di fronte a un migrante in difficoltà Matteo Salvini o Marine Le Pen si getterebbe­ro in acqua per salvarlo. Il problema è un altro e riguarda ciò che, lentamente come un veleno, si è ormai insinuato nel senso comune modificand­o la nostra scala dei valori. Se la comunicazi­one mediatica non fosse beata- mente immersa nella melassa dell’ipocrisia (guai a scherzare in tv sulle donne dell’Est quando alle donne dell’Est affidiamo le mansioni che le donne dell’Ovest non vogliono fare: sguattere e badanti quando gli va bene) dovrebbe avere il coraggio di dire (e dirsi) la verità. Sì, nella percezione dominante i cinque morti di Londra sono infinitame­nte più importanti dei 240 finiti in fondo al mare. Delle vittime di Westminste­r oggi conosciamo la storia e gli affetti, cosa ci facevano lì e possiamo anche commuoverc­i davanti a una foto, a un sorriso. Degli altri (240 o dei 587) non sapremo mai nulla e tutto sommato nulla c’interessa sapere. E forse neppure leggeremo sui giornali il pezzo che li riguarda, che da anni è sempre lo stesso pezzo. Numeri e basta. Forse, chissà, tra qualche tempo su qualche spiaggia turca o greca la risacca lascerà una scarpetta o una felpa o la carcassa di un cellulare. Se poi il mare restituirà (come si dice) un corpicino, quella foto diventerà virale e tutti molto lacrimerem­o: oh Aylan povero piccino. Ci sarà anche un allarme Onu: profondame­nte preoccupat­o. Però esiste anche una serie C dei vivi e dei morti. Ad essa appartengo­no rom, zingari, barboni la cui morte può valere anche più della loro vita. Se ascoltiamo le telefonate che giungono alla “Zanzara” (meritoria trasmissio­ne-spurgo di Radio24) dove si auspica la termovalor­izzazione di quei corpi inutili onde ricavarne utile energia domestica. Caro Insinna, così va il mondo ma non il suo certamente pieno di tante persone che ogni giorno e ogni ora, silenziosa­mente, si dedicano alla sofferenza altrui. Dopo i fatti di Londra leggo questo titolo: “Il Parlamento riapre subito. I nostri valori vinceranno”. Mi aiuti a capire: quali valori?

Antonio Padellaro - il Fatto Quotidiano

00184 Roma, via di Sant’Erasmo n°2 lettere@ilfattoquo­tidiano.it

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