Il manipolo con imputati e condannati
In testa i redivivi Gianni Alemanno e Giuseppe Scopelliti
Le
parole d’ordine alla manifestazione del “Polo sovranista”, che sfila dall’Esquilino fino alle pendici del Campidoglio, sono “sovranità” e “identità”. Ma tra la ventina di sigle che danno vita al secondo corteo di contestazione del vertice dei leader della Ue – riuniti in mattinata per il sessantesimo dei trattati di Roma – le “identità” sono varie ed eterogenee: ex missini, neo fascisti, ambulanti che contestano la direttiva Bolkenstein, operatori balneari e financo i neo borbonici napoletani. Un “mi ne s tr on e ” di neppure duemila persone che si muove in file geometriche da quattro con le bandiere verso i Fori Imperiali dietro lo striscione “Sovranità Monetaria”.
Ad organizzare la manifestazione un tris di ex colonnelli di Alleanza Nazionale: Gianni Alemanno, Francesco Storace e Giuseppe Scopelliti, ora riuniti sotto il cartello Movimento nazionale per la sovranità. Ovvero quel pezzo della destra post fascista che negli anni d’oro del berlusconismo ha vissuto una stagione di potere al governo degli enti locali – tra Campidoglio, Regione Lazio e Calabria – da cui però è uscita con le ossa rotte. Alemanno è imputato nel processo a Mafia Capitale per corruzione e finanziamento illecito, mentre Scopelliti a dicembre è stato condannato in appello per abuso d’ufficio e falso. Ad accompagnarli parte dell’establishment della destra romana che fino a pochi anni fa ricopriva ruoli chiave in Campidoglio e in Regione Lazio. Senza dimenticare le piccole formazioni di base con altoparlanti che sparano canzoni di rock identitario per gli “arditi di Trieste”: da Patria a Roma ai Romani. Il corteo scorre ordinato, presi- diato a distanza dalle forze dell’ordine e da un servizio d’ordine istruito perché non si verifichino disordini.
Qualche negozio su via Cavour ha le serrande abbassate, ma sono una minoranza. I turisti osservano divertiti i fumogeni tricolori, una bandiera russa in onore a Putin, quella greca in ricordo di Mikis Mantakas, universitario greco vicino al Msi ucciso nel 1975.
Dopo un’ora il corteo arriva sotto il Campidoglio, dove viene improvvisato un comizio da un camion. I leader della destra romana riscoprono le loro origini movimentiste, la vena sociale e anticonformista. “Siamo in 10 mila, l’Europa vera è il contra- rio dell’Unione europea, è quella che costruiamo dalla sovranità nazionale e monetaria: vogliamo tornare ad essere padroni a casa nostra e non essere colonia di nessuno”, urla, esagerando sui numeri, Alemanno a due passi da quel Palazzo Senatorio che lo ha visto sindaco per cinque anni. La folla applaude. Poi tocca a Storace, che si scaglia contro “l’Europa del fiscal compact” e rivendica: “Oggi abbiamo riportato in piazza la destra”. Un gruppo di giovani prova a dare fuoco a una bandiera della Ue ma l’azione non riesce e si spegne sul nascere. Il Campidoglio resta sullo sfondo, l’Europa pure.
Accendini rotti Un gruppo di giovani prova a dar fuoco al vessillo dell’Ue, ma falliscono