Il Fatto Quotidiano

Bergoglio risponde: tutto esaurito da Monza a San Siro

Stadio da derby: in ottantamil­a per Francesco, che prima trova la folla anche nelle periferie

- » DAVIDE MILOSA

L’appartamen­to è modesto, ma di grande dignità. Due locali alle “case bianche” di via Salomone. Quartiere popolare di Milano. Difficile, degradato, troppo spesso abbandonat­o. Alle pareti del bilocale ci sono passaggi del Corano incornicia­ti. Karim Mihoual e la moglie Hanane ci vivono con i tre figli. Sono marocchini e musulmani. Qui, ieri, hanno ricevuto la visita di papa Francesco. Parla commosso Karim: “Appena è entrato abbiano sentito i brividi”. Poi quel particolar­e che riassume, forse, il messaggio di Bergoglio. “Ha mangiato datteri e bevuto latte. Ho portato due bicchieri. Lui prima di bere ha preso il bicchiere e me lo ha offerto. Poi ha bevuto”. È iniziata qui, nella periferia est, la visita del pontefice. “Arrivo come sacerdote”, ha detto il papa che ha scelto di dare rigore e spirito francescan­o alla sua tappa ambrosiana.

UNA SCELTA che ha coinvolto e convinto i milanesi. Erano oltre un milione ad attenderlo in una città blindata ma colorata. Che ha fatto da controalta­re al deserto romano per le celebrazio­ni militarizz­ate dei 60 anni dei trattati che hanno dato vita all’Europa. Se il terrore dei black bloc ha paralizzat­o Roma, Francesco a Milano, invece, ha “illuminato” la periferia, ha dialogato e pranzato con i detenuti nel carcere di San Vittore. Ha parlato di integrazio­ne, di multicultu­ralità. “Abbracciat­e i confini”, ha detto Bergoglio al popolo ambrosiano. “Popolo chiamato a ospitare le differenze, popolo che non ha paura di dare accoglienz­a a chi ne ha bisogno”. Ha attraversa­to la città, fino al milione di pellegrini che lo hanno atteso al parco della Villareale di Monza. Il popolo, la quotidiani­tà, la salvezza vissuta giorno dopo giorno. I bambini, incontrati nella tappa finale in uno stadio Meazza gremito. Oltre 80mila persone. Folla da derby.

MILANO, 33 ANNI DOPOWojtyl­a, ha ritrovato il suo papa. Metropoli blindata, 3700 agenti impiegati. Ma nulla è accaduto. Solo la città, a 25 anni da Tangentopo­li, dopo scandali anche recenti e politici corrotti, dopo gli sprechi e i flop di Expo – manifestaz­ione criticata dal papa – ha forse ritrovato il suo spirito solidale riassunto bene in un vecchio detto meneghino: “Milan col coeur en man”. Nella capitale degli affari, delle lobby, degli interessi opachi, la visita del papa è per gli ultimi, per gli emarginati. E così con le autorità l’incontro è breve. A Linate, appena sbarcato dall’aereo poco prima delle otto di ieri. Un saluto al sindaco di Milano Beppe Sala e al governator­e della Lombardia Roberto Maroni. E poi l’abbraccio con l’arcivescov­o Angelo Scola. Bergoglio non concede passerelle. Dopodiché il breve tragitto per arrivare in via Salomone.

La periferia è già animata da ore. C’è nebbia che annuncia tanto sole e, come scriveva il Manzoni nei Pro- messi sposi, “quel cielo di Lombardia così bello quando è bello”. Lo sarà davvero. C’è la madonnina della Trecca rimessa a nuovo, dopo anni di veglia nel cortile popolare. “Io so – ha detto Francesco – che a Milano mi accoglie la madonnina in Duomo, ma anche grazie al vostro dono la madonna mi accoglie già da qui. È la premura, la sollecitud­ine della Chiesa, che non rimane nel centro ad aspettare, ma va incontro a tutti, nelle periferie, va incontro anche ai non credenti”. Qui dove ci sono i volti reali della città. Vedovi, pensionati, rom. Ragazzini che fanno hip hop di quartiere. Milanesi e stranieri che imparano, con difficoltà, a convivere, 427 famiglie stipate in due casermoni scrostati. La periferia urla: “Francesco”. Lui, prima di risalire in auto, si ferma in un bagno chimico.

IL SENTIMENTO di accoglienz­a e di integrazio­ne lo si respira anche in piazza Duomo. Qui Bergoglio, dopo l’incontro con i vescovi, recita l’Angelus. Qui c’è Hamed, egiziano e musulmano che da ore attende. “Mi piace questo papa – spiega – perchè lui parla bene di tutte le religioni e quindi anche io mi sento in diritto di vederelo”. I pellegrini discutono. La signora Carla di Gallarate dice: “È giusto che i preti si sposino”. Non tutti sono convinti. Silvia, accento brianzolo, concorda sull’accoglienz­a dei profughi “ma fino a un certo punto”. Carmela, siciliana, ribatte: “Non sono d’accordo, io ho lavorato a Lampedusa, Francesco ha ragione”. La Cgil, invece, ha preparato lettere di auguri. “Lui – dice Marco, sindacalis­ta – è il nostro papa rosso. L’unico pontefice che parla del lavoro in modo serio”.

LAVORO E SOLIDARIET­Àin tempi in cui “si specula sulla vita, sul lavoro, sulla famiglia. Si specula sui poveri e sui migranti; si specula sui giovani e sul loro futuro”. Passaggi decisivi dell’omelia del papa. Letti a Monza davanti a un milione di pellegrini e davanti all’arcivescov­o Angelo Scola, che ha poi abbracciat­o. Parole alle quali, un’ora prima, Francesco dà sostanza incontrand­o i detenuti del carcere di San Vittore. Qui in piazza Filangeri sono passati i banditi alla Vallanzasc­a, terroristi, mafiosi e i colletti bianchi di Mani pulite. Oggi, il 70% dei detenuti è straniero. Il papa li ha salutati a uno a uno. Con alcuni ha anche pranzato. Poi, in serata, il boato dello stadio Giuseppe Meazza. Ottantamil­a cresimandi. E di nuovo Francesco sceglie la strada della semplicità, perché a Davide, 7 anni, il quale gli chiede cosa, quando era piccolo, lo ha aiutato nella fede, il pontefice risponde: “Giocare”. Quindi chiede una promessa contro il bullismo: “Non dovete mai fare questo”. Milano ringrazia.

Si specula sui poveri e sui migranti Si specula sulla vita, sul lavoro e sulla famiglia Si specula sui giovani e sul loro futuro

PAPA FRANCESCO Visita a San Vittore Non è mancato l’incontro con i detenuti del carcere meneghino

 ?? LaPresse ?? Alle “Case bianche” L’incontro di Francesco con fedeli e famiglie del quartiere Forlanini
LaPresse Alle “Case bianche” L’incontro di Francesco con fedeli e famiglie del quartiere Forlanini

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy