La Dichiarazione: quel poco d’Europa che tutti approvano
Il trauma della Brexit viene rimosso, cauta apertura all’integrazione a più velocità. Ma Tusk si oppone
La nostra Unione è indivisa e indivisibile”. Con una riga i 27 capi di governo riuniti a Roma rimuovono il grande trauma iniziato con il referendum del 23 giugno e che si rinnoverà il 29 marzo, quando inizieranno i negoziati formali per la Brexit, la dimostrazione che l’Europa che ieri celebrava i 60 anni dei suoi Trattati istitutivi è divisa e divisibile. Leggere le tre pagine di quel faticoso compromesso che è la “Dichiarazione di Roma” aiuta a capire il minimo comune denominatore dell’Europa a 27: non è molto.
DOPO L’ATTACCO al Parlamento di Londra c’è il prevedibile richiamo all’Europa sicura, capace di tenere insieme libertà di movimento e “frontiere sicure”, non può mancare l’auspicio di una Unione “prospera e sostenibile”, quello a una Europa sociale cha favorisca progresso “no n ch é coesione e convergenza”: questa è la parte su cui il premier greco Alexis Tsipras ha fatto polemica, sostenendo che questi principi nei fatti non vengono rispettati in Grecia, vittima da sette anni di programmi di austerità. Il paragrafo più ampio è dedicato a una “Europa più forte sulla scena mondiale”: non sarà il dossier che porta più consenso popolare, ma negli ultimi mesi il settore della difesa sembra l’unico su cui si può tentare una ulteriore integrazione, il consenso dei grandi Paesi c’èe la necessità pure, viste le minacce di Donald Trump di ridurre l’impegno Usa a garantire la sicurezza europea.
Quasi un mese fa il presidente della Commissione Ue Jean Claude Juncker aveva presentato il “Libro bianco sul futuro dell’Europa”. Invece che suggerire ambizioni, Juncker ammetteva che spetta ai governi decidere in che direzione andare. Dalle celebrazioni di Roma ci si poteva aspettare una risposta precisa: continuare come ora, tutti insieme faticosamente? Ridurre i compiti dell’Ue? Accettare che l’integrazione procederà a velocità differenti, con alcuni che condividono ciò che altri non sono ancora disposti a cedere? La dichiarazione di Roma non scioglie i dubbi: “Agiremo congiuntamente, a ritmi e con intensità diversi, se necessario, ma sempre procedendo nella stessa direzione, come abbiamo fatto in passato, in linea con i trattati e lasciando la porta aperta a coloro che desiderano associarsi successivamente”. Che vuol dire tutto e niente.
IL PREMIER ITALIANO Paolo Gentiloni invita a trovare “il coraggio di procedere con cooperazioni rafforzate”. Ma il presidente del Consiglio europeo Donald Tusk avverte: “L’Europa o è una entità politica unita o non sarà affatto. Soltanto un’Europa unita può essere sovrana nei confronti del resto del mondo”. Se le decisioni avvengono in vertici tra coalizioni di Paesi, il Consiglio europeo perde ruolo. Ma il discorso di Tusk non è stato improntato all’efficienza quanto sulla propria biografia: nato a Danzica proprio nel 1957, già premier di una Polonia europeista che ora, scivolata di nuovo nel nazionalismo, lo attacca e anima quel “gruppo di Visegrad” che predica una contro-rivoluzione per togliere potere a Bruxelles. Proprio la Polonia, insieme alla Grecia, ha minacciato fino all’ultimo di non firmare neppure la Dichiarazione di Roma. Basta pochissimo, è il messaggio di Tusk, per perdere tutto.
PAOLO GENTILONI
Serve il coraggio di voltare pagina, di procedere con cooperazione rafforzata ove necessario e quando è possibile
LA GIORNATA PRIMAVERILE e tranquilla, senza gli scontri temuti nella Capitale, ha lasciato ai leader europei un’illusione di serenità, come se almeno per un attimo potessero davvero credere che l’Europa è ancora quel “sogno di pochi diventata la speranza di molti”, come recita la dichiarazione di Roma. Da domani si torna alla realtà. A discutere di come divorziare da uno dei Paesi più importanti, la Gran Bretagna, e di come gestire l’ennesima strettoia finanziaria che rischia di strozzare uno dei più periferici, la Grecia, simbolo ormai della distanza tra l’Europa dei summit e l’Europa vissuta dai cittadini.
DONALD TUSK
L’Europa o è una entità politica unita o non sarà affatto Soltanto un’Europa unita può essere sovrana nei confronti del resto del mondo