Il Fatto Quotidiano

La Dichiarazi­one: quel poco d’Europa che tutti approvano

Il trauma della Brexit viene rimosso, cauta apertura all’integrazio­ne a più velocità. Ma Tusk si oppone

- » STEFANO FELTRI

La nostra Unione è indivisa e indivisibi­le”. Con una riga i 27 capi di governo riuniti a Roma rimuovono il grande trauma iniziato con il referendum del 23 giugno e che si rinnoverà il 29 marzo, quando inizierann­o i negoziati formali per la Brexit, la dimostrazi­one che l’Europa che ieri celebrava i 60 anni dei suoi Trattati istitutivi è divisa e divisibile. Leggere le tre pagine di quel faticoso compromess­o che è la “Dichiarazi­one di Roma” aiuta a capire il minimo comune denominato­re dell’Europa a 27: non è molto.

DOPO L’ATTACCO al Parlamento di Londra c’è il prevedibil­e richiamo all’Europa sicura, capace di tenere insieme libertà di movimento e “frontiere sicure”, non può mancare l’auspicio di una Unione “prospera e sostenibil­e”, quello a una Europa sociale cha favorisca progresso “no n ch é coesione e convergenz­a”: questa è la parte su cui il premier greco Alexis Tsipras ha fatto polemica, sostenendo che questi principi nei fatti non vengono rispettati in Grecia, vittima da sette anni di programmi di austerità. Il paragrafo più ampio è dedicato a una “Europa più forte sulla scena mondiale”: non sarà il dossier che porta più consenso popolare, ma negli ultimi mesi il settore della difesa sembra l’unico su cui si può tentare una ulteriore integrazio­ne, il consenso dei grandi Paesi c’èe la necessità pure, viste le minacce di Donald Trump di ridurre l’impegno Usa a garantire la sicurezza europea.

Quasi un mese fa il presidente della Commission­e Ue Jean Claude Juncker aveva presentato il “Libro bianco sul futuro dell’Europa”. Invece che suggerire ambizioni, Juncker ammetteva che spetta ai governi decidere in che direzione andare. Dalle celebrazio­ni di Roma ci si poteva aspettare una risposta precisa: continuare come ora, tutti insieme faticosame­nte? Ridurre i compiti dell’Ue? Accettare che l’integrazio­ne procederà a velocità differenti, con alcuni che condividon­o ciò che altri non sono ancora disposti a cedere? La dichiarazi­one di Roma non scioglie i dubbi: “Agiremo congiuntam­ente, a ritmi e con intensità diversi, se necessario, ma sempre procedendo nella stessa direzione, come abbiamo fatto in passato, in linea con i trattati e lasciando la porta aperta a coloro che desiderano associarsi successiva­mente”. Che vuol dire tutto e niente.

IL PREMIER ITALIANO Paolo Gentiloni invita a trovare “il coraggio di procedere con cooperazio­ni rafforzate”. Ma il presidente del Consiglio europeo Donald Tusk avverte: “L’Europa o è una entità politica unita o non sarà affatto. Soltanto un’Europa unita può essere sovrana nei confronti del resto del mondo”. Se le decisioni avvengono in vertici tra coalizioni di Paesi, il Consiglio europeo perde ruolo. Ma il discorso di Tusk non è stato improntato all’efficienza quanto sulla propria biografia: nato a Danzica proprio nel 1957, già premier di una Polonia europeista che ora, scivolata di nuovo nel nazionalis­mo, lo attacca e anima quel “gruppo di Visegrad” che predica una contro-rivoluzion­e per togliere potere a Bruxelles. Proprio la Polonia, insieme alla Grecia, ha minacciato fino all’ultimo di non firmare neppure la Dichiarazi­one di Roma. Basta pochissimo, è il messaggio di Tusk, per perdere tutto.

PAOLO GENTILONI

Serve il coraggio di voltare pagina, di procedere con cooperazio­ne rafforzata ove necessario e quando è possibile

LA GIORNATA PRIMAVERIL­E e tranquilla, senza gli scontri temuti nella Capitale, ha lasciato ai leader europei un’illusione di serenità, come se almeno per un attimo potessero davvero credere che l’Europa è ancora quel “sogno di pochi diventata la speranza di molti”, come recita la dichiarazi­one di Roma. Da domani si torna alla realtà. A discutere di come divorziare da uno dei Paesi più importanti, la Gran Bretagna, e di come gestire l’ennesima strettoia finanziari­a che rischia di strozzare uno dei più periferici, la Grecia, simbolo ormai della distanza tra l’Europa dei summit e l’Europa vissuta dai cittadini.

DONALD TUSK

L’Europa o è una entità politica unita o non sarà affatto Soltanto un’Europa unita può essere sovrana nei confronti del resto del mondo

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LaPresse Tutto a posto Alla fine hanno firmato tutti i leader della Ue, anche Antonio Tajani (a sinistra)
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LaPresse 27 autografi La dichiarazi­one con tutte le firme
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