Il Fatto Quotidiano

La quieta attesa di Cassinelli, l’uomo dopo Minzo

DecadenzaS­alvato dal Senato ma interdetto dai pubblici uffici l’ex Direttoris­simo dovrebbe lasciare il posto a un avvocato genovese

- » LUCA DE CAROLIS

Il fu direttoris­simo ormai è un paradosso in giacca e cravatta, l’avvocato che dovrebbe subentrarg­li è una sfinge bonaria. Dietro alla decadenza respinta contro ogni evidenza ci sono due storie intrecciat­e. Quella di Augusto Minzolini, interdetto per la legge, un cittadino che non può neppure votare, eppure ancora senatore della Repubblica. E quella del l’avvocato genovese Roberto Cassinelli, ex deputato del Pdl, primo dei non eletti in Liguria per Forza Italia nel 2013, che sempre in nome della legge ( finora) ignorata dovrebbe subentrare in Senato a ll ’ ex direttore del Tg1.

Quel Minzolini che oggi dovrebbe presentare le sue dimissioni, ammesso che mantenga la promessa e non giochi di ennesimo sberleffo.

Ma poi le dimissioni vanno calendariz­zate, e votate.

Di solito il Parlamento le respinge, più volte, restio a lasciare andare gli ospiti. Il caso del grillino Giuseppe Vacciano, a cui Palaz- zo Madama le ha negate quattro volte, ne è la kafkiana dimostrazi­one. Anche se questa volta fuori microfono dal Pd promettono il sì alla decadenza e pure in fretta: per salvare Minzolini il 16 marzo si erano schierati ben 19 senatori dem, supportati da 14 astenuti e 24 assenti (ma 7 erano in missione), suscitando la reazione pubblica di Graziano Delrio e Marianna Madia e alla fine perfino del capocordat­a Matteo Renzi. Irritato per il varco spalancato ai 5Stelle, soprattutt­o ora, in tempi di congresso del Pd.

Bisogna riparare il danno, insomma. E allora in conferenza dei capigruppo si proverà a fis- sare una data per l’addio. Molto più probabile però che la decisione sul calendario la voti l’Aula, e già lì sarà interessan­te vedere come si muoverà il Pd, con quali numeri e quanta premura di chiudere la partita. Sempre, però, con l’ultimo ostacolo (o la carta di riserva, a seconda dei sospetti) del voto segreto. Obbligator­io, quando si decide sulle dimissioni di un parlamenta­re.

E ALLORAsi è sempre in balìa dei condiziona­li. Anche se Renzi è nervosetto sul tema, alimentato pure dalla notizia che il 3 marzo 2016 Minzolini è stato cancellato dalle liste elettorali del Comune di Roma, come raccontato ieri da Repubblica, perché interdetto dai pubblici uffici. Una vicenda di cui dovrebbe occuparsi anche la giunta delle elezioni di Palazzo Madama, se i colleghi non dovessero muoversi sulle dimissioni (“ma le carte non sono ancora arrivate” spiegano membri della giunta). Chissà che ne pensa Cassinelli, il possibile sostituto, avvocato con quattro studi tra Genova, Savona, Milano e Roma, in gioventù nel Partito liberale, poi forzista della prima ora. Il Fattoprova a chiedergli­elo, e lui, pur gentilissi­mo, schiva: “Mi astengo dal commentare il caso di Augusto Minzolini, sa, per un fatto di stile... Il presidente della Giunta per le elezioni Stefàno mi aveva convocato a Roma, ma io non sono andato, gli ho mandato una lettera per spiegargli che preferisco rimanere uno spettatore in questa vicenda”. Peccato, perché il caso è di grande interesse anche dal punto di vista giuridico... Ma Cassinelli dribbla ancora: “Io sono un civilista, non mi occupo di diritto costituzio­nale”. Però rivendica: “Da deputato sono stato il relatore della riforma dell’ordinament­o della profession­e forense. E mi sento sempre di Forza Italia”.

PERÒ RIAVVOLGEN­DO il nastro si torna alle parole di Cassinelli del 13 novembre 2015, poche ore dopo la condanna in Cassazione di Minzolini. Dichiarò all’emittente ligure Primo Canale, il civilista, e quella volta fu drastico: “Sono dispiaciut­o sul piano personale per il senatore Minzolini: ci siamo sentiti un paio di volte occasional­mente nel corso del suo mandato, il suo impegno era tutto indirizzat­o sulla politica nazionale con scarsa attenzione per il territorio che lo aveva eletto”. Sillabe con cui Cassinelli, già vice-coordinato­re regionale di Fi, poi coordinato­re genovese, marcava le distanze dal parlamenta­re “catapultat­o” da Roma per tornare a Roma. Con tanti saluti alla Liguria, serbatoio di voti berlusconi­ani. Un anno e mezzo dopo, Cassinelli aspetta. “Penso al mio lavoro, è la mia passione” giura. Mentre Minzolini è ancora lì in Senato, a giocarsela di sponda con malumori e imbarazzi politici. Sempre sulla porta, con lo sguardo di chi non ha fretta di salutare.

L’addio (forse)

Domani il forzista presenterà le dimissioni Ma l’Aula dovrà accettarle con voto segreto Mi astengo dal commentare il caso di Augusto Minzolini Sa, è un fatto di stile In questa vicenda preferisco restare spettatore

ROBERTO CASSINELLI

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LaPresse Augusto Minzolini e Roberto Cassinelli
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La coppia

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