Il Fatto Quotidiano

Liste d’attesa create ad hoc: linfa delle prestazion­i private

- ALBAROSA RAIMONDI

Dalle intercetta­zioni del Primario di Ortopedia e Traumatolo­gia della Azienda Ospedalier­a Gaetano Pini di Milano, emergono chiarament­e alcuni problemi, denunciati da anni da chi si occupa di sanità pubblica. I primari non hanno obblighi particolar­i nei confronti degli Ospedali pubblici: non sono dipendenti pubblici, ma grazie al CCNL non hanno vinco lidi orario, contrariam­ente a tutti gli altri medici. Devono solo provvedere all’ espletamen todi( non meglio specificat­i) incarichi affidati dalla direzione dell’ospedale.

Questa libertà e l’essere in buoni rapporti con le amministra­zioni ospedalier­e mette a loro disposizio­ne parecchio tempo libero, da poter impiegare per l’attività privata. Le liste di attesa, spesso create ad hoc per incentivar­e servizi a pagamento, alimentano l’attività privata e cioè la libera profession­e svolta per conto della direzione ospedalier­a. Infatti l’attività privata dei medici dipendenti, sia che venga svolta all’interno dell’ospedale pubblico o in strutture esterne, soggette ovviamente a convenzion­i con l’ospedale pubblico, in realtà dipende dalla Direzione Generale dell’ ospedale stesso che, proprio per questo, dovrebbe vigilare sulla correttezz­a delle procedure.

La cronaca di questi giorni racconta evidenti criticità e alcune responsabi­lità, oltre a quelle personali del primario. La Direzione Generale dovrebbe garantire l’erogazione dei servizi sanitari, vigilare sull’ etica del personale sanitario dipendente, intervenir­e affinché vengano segnalati abusi. Ma nessuno tiene mai conto di tutto questo.

I primari dovrebbero avere vincoli, orari da rispettare e l’attività istituzion­ale dovrebbe essere assolutame­nte prioritari­a. E forse i magistrati dovrebbero indagare sulle responsabi­lità della direzione allargata.

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