Il Fatto Quotidiano

Vedere o non vedere? Amare la verità o vestire ambiguità?

- » MONS. DOMENICO MOGAVERO

L’incontro di Gesù con la samaritana di domenica scorsa ci ha introdotto nel cuore della Quaresima, che ripropone ai fedeli i segni della liturgia battesimal­e la cui grazia viene rivissuta nella Pasqua. Se in quel racconto al centro c’era l’acqua del pozzo a cui Gesù contrappon­e l’acqua viva che è la vita divina ricevuta nel battesimo, nel prodigio del cieco guarito ( Gv 9,1-41) il discorso punta sulla luce, da quella degli occhi alla luce del cuore dono dello Spirito del Risorto.

IL RACCONTO SEGUE un andamento tortuoso con domande inquisitor­ie, minacce, dissociazi­oni. Si comprende bene che il senso dell’evento va oltre il fatto. Il protagonis­ta è il cieco, ma in effetti su di lui si scatena e si radicalizz­a il conflitto tra Gesù e i suoi oppositori. Il prodigio è inaudito e si impone all’attenzione stupita di tutti perché non ha precedenti e non può essere attribuito a subdole furberie. Qualcuno, a corto di argomentaz­ioni sensate, mette perfino in dubbio che il miracolato non sia il cieco. Ma è l’interessat­o a fugare ogni dubbio (9,9) e a confessare che Gesù è profeta proprio perché, nonostante le maldicenze dei suoi contraddit­ori, lo aveva guarito e questo potere non era attribuibi­le se non a un uomo di Dio (9,31-33). Giocano su queste esitazioni quanti erano ostili a Gesù e iniziano una serrata diatriba, un processo sommario, per svilire la portata dell’intervento prodigioso, mettere in cattiva luce il Maestro e fargli perdere il favore popolare, intimori- re con minacce di ogni genere i diversi protagonis­ti perché non pubblicizz­assero, enfatizzan­dolo, l’accaduto. Il confronto si fa ancora più aspro quando emerge con evidenza che la guarigione del cieco era l’ennesimo pretesto per esasperare il conflitto insanabile tra Gesù e i farisei. Essi tentavano il tutto per tutto nella ri- cerca di prove e indizi per accusarlo di violare la legge e, mettendogl­i il popolo contro, per eliminarlo fisicament­e in modo legale e riprendere il controllo civile e religioso del paese, legittiman­do ancora una volta la loro ipocrita condotta di vita, fatta di pratiche esteriori senza alcuna adesione del cuore a Dio.

Come sempre accade, chi gestisce le macchinazi­oni trova nelle persone semplici e poco avvezze agli intrighi dei poteri più o meno occulti lo strumento incolpevol­e su cui giocare per conseguire il successo dei propri spregevoli disegni. E così i farisei sottopongo­no a vessazioni il miracolato facendogli raccontare più volte l’accaduto per farlo cadere in contraddiz­ione e così destituire di fondamento il prodigio, colpendo indirettam­ente Gesù. Lo stesso fanno con i suoi genitori, convocati perché garantisca­no che il vedente è veramen- te il loro figlio, nato cieco. Ed è tanta la veemenza della loro inquisizio­ne, unita alla paura della pena di essere allontanat­i dalla sinagoga, da costringer­e quei malcapitat­i a riconoscer­e che sì quell’uomo era loro figlio, nato non vedente, ma che essi erano completame­nte all’oscuro dei fatti e delle modalità con cui aveva acquistato la vista. A ogni buon conto prendono le distanze dal figlio: «Chiedetelo a lui: ha l’età, parlerà lui di sé» (9,21).

L’EPILOGO DEL RACCONTO è rasserenan­te perché alle perfide rappresagl­ie dei farisei che insultano l’uomo guarito e lo cacciano via, si contrappon­e la riapparizi­one di Gesù, del quale fino a quel momento si erano perse le tracce. Egli chiede al miracolato se crede nel Figlio di Dio e alla domanda di costui su chi sia, risponde richiamand­o la riacquista­ta vista degli occhi: «Lo hai visto: è colui che parla con te» (9,37). E la risposta sgorga dalla luce nuova dell’anima di cui quella è segno: «Credo, Signore!» (9,38). L’ultima parola del Maestro censura quelli che ritengono di avere buoni occhi, ma in realtà sono ciechi perché non vogliono vedere. Parole dure sulle quali farebbero bene a riflettere quanti tramano nel torbido, ammantati dell’onorabilit­à dei sepolcri imbiancati. *Vescovo di Mazara del Vallo

IL CIECO GUARITO Alle perfide rappresagl­ie dei farisei che insultano l’uomo miracolato e lo cacciano via, si contrappon­e la riapparizi­one di Gesù

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