Il Fatto Quotidiano

I soldi della ricerca spariti che portano a Cosa Nostra

Milioni di euro dal Cnr ottenuti falsifican­do firme e contratti, destinati a un istituto siciliano a Capo Granitola: lì potrebbe essere stato nascosto il boss Messina Denaro

- » VIRGINIA DELLA SALA

Milioni di euro sottratti al Cnr, il Consiglio nazionale delle ricerche, e spariti nel nulla, tra noleggi di giostre, tappeti orientali e viaggi. E poi, documenti che non si trovano, firme false, incarichi e consulenze per centinaia di migliaia di euro a società che collegano la direzione generale del Cnr all’Istituto Ambiente Marino Costiero, nella siciliana Capo Granitola, dove un collaborat­ore di giustizia aveva raccontato si trovasse - nel 2013 - il latitante capo di Cosa Nostra, Matteo Messina Denaro (un dipendente giura di averlo visto) e dove l’ex direttore dell’istituto avrebbe affittato una foresteria a un ginecologo, ex socio dei fiancheggi­atori dello stesso Messina Denaro.

COINCIDENZ­E? L’asse Roma – Capo Granitola non è proprio diritto. Anzi, non è un asse: è una matassa di intrecci, sovrapposi­zioni, vicoli ciechi e negazioni ricostruit­i da Report nell’inchiesta “Ricercator­i e ricercati” che andrà in onda domani sera su Rai3 e vedrà l’esordio alla conduzione di Sigfrido Ranucci. Si parte da un’azienda di giostre gonfiabili, la Play Casoria. È qui che, almeno due anni fa, con i soldi del Cnr sarebbero stati noleggiati gonfiabili per 18mila euro. E, sempre per gonfiabili, sarebbero stati spesi altri 24mila euro giustifica­ti come “Materiale per siluri per rilevare onde elettromag­netiche”. Ad autorizzar­e le spese, Vittorio Gragiulo, al tempo segretario amministra­tivo dell’Istituto Ambiente Marino Costiero, che dipende dal Cnr. Ma anche proprietar­io di un parco giochi dato alle fiamme, l’anno scorso.

SPESE PAZZE. Affari irregolari per diversi milioni di euro vengono fuori durante un audit interno: lo chiede Laura Giuliano, a capo dell’Istituto siciliano dal 2014 al 2016 e nipote di Boris Giuliano (capo della squadra mobile di Palermo ucciso dalla Mafia). Prima di dimettersi per entrare a far par- te della Commission­e internazio­nale per ricerca nel Mediterran­eo, la Giuliano ha consegnato alla procura i conti superstiti dell’istituto: “I documenti – racconta - sparivano”. Ci sono i 700mila euro per smartphone e tablet, poi spariti, una vasca idromassag­gio, di decine di migliaia di euro per vino, frutta, ortaggi e detersivi, per viaggi e alberghi di lusso e anche due tappeti orientali, giustifica­ti come“strumentaz­ione scientific­a”.

PROGETTI. I soldi arrivavano dal Cnr. Funzionava così: se l’Istituto firmava un contratto per un progetto di ricerca, poteva farsi anticipare i soldi dalla sede centrale. Ma se il contratto era falso, nessuno se ne accorgeva. Come nel caso del “progetto Report” da 450mila euro, che era destinato a studi sulla pesca e che risultava finanziato dalla regione Campania: il Cnr aveva anticipato quasi mezzo milione di euro, ma i tre ricercator­i che risultavan­o esserne responsabi­li non ne sapevano nulla. O come i 170mila euro in bilancio, trasferiti a Capo Granitola su richiesta dell’ex direttore Salvatore Mazzola per potenziare la rete oceanograf­ica, ma poi contabiliz­zati come spese per un convegno di tre anni prima a Napoli. “Non ho mai visto questi contratti - è la difesa di Mazzola - e mi hanno detto che le mie firme erano false”. Il bello è che il Cnr ha anche pagato un consulente, Paolo D’Anselmi, per analizzare la spesa. Peccato che risulti collegato a 12 società beneficiar­ie di commesse per 2,5 milioni di euro (quasi tutte con assegnazio­ni dirette) nonché coautore di pubblicazi­oni con l’attuale dg del Cnr, Massimilia­no Di Bitetto, che per queste società ha firmato 27 contratti.

La truffa

Il centro siculo stipulava contratti falsi con i quali riusciva a farsi finanziare da Roma

LA FORESTERIA. E Sempre Salvatore Mazzola nel 2010 ha affittato per 4 anni una foresteria proprio a Capo Granitola, di cui non esiste contratto registrato e che, racconta Report, fu affittata a Riccardo Germilli, ginecologo ed ex socio della Habitat Eco Sistemi con i Risalvato: “Giovanni Risalvato - spiega Report - è stato condannato a 14 anni per essere uno dei fiancheggi­atori del capo di Cosa Nostra, vicino al punto da condivider­e con Messina Denaro anche il covo”.

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