Cacciata dallo Stato al 6° mese di gravidanza
Vittoria Reintegrata dopo 6 anni di causa
Essere
una precaria nell'agenzia pubblica Italia Lavoro. Ricevere una lettera di licenziamento al sesto mese di gravidanza e vincere, dopo ben sei anni, la battaglia legale. La storia di Katia Scannavini, e altri suoi colleghi nella stessa situazione, è un festival del paradosso, ma per fortuna ora c'è un giudice che vi ha messo fine. Il 21 marzo è uscito il dispositivo di una sentenza del Tribunale di Roma che le dà ragione e probabilmente la rimetterà al suo posto con un contratto non più a termine. Lei esulta, mentre aspetta di poter leggere le motivazioni, perché già considera la sua una vittoria di Davide contro Golia.
IL SUO IMPIEGO presso la società pubblica, che opera sotto la vigilanza del ministero del Lavoro, è iniziato nel 2006 con contratti a progetto. Da sociologa, si è occupata di studiare metodi per inserire soggetti vulnerabili nel mercato occupazionale. La prima, però, a non avere adeguate tutele era proprio lei: inquadrata come collaboratrice autonoma – racconta - è stata utilizzata come una normale dipendente subordinata. Per esempio, a- veva orari di ingresso, una circostanza non proprio compatibile con la natura del suo rapporto di lavoro. Inoltre, il suo contratto è stato sempre rinnovato con intervalli irregolari: una mossa utile a evitare che si accumulassero 36 mesi continuativi e scattasse l'obbligo di assunzione a tempo indeterminato. Quando nel 2011 lei e altri hanno provato a chiede- re la stabilizzazione, la risposta è stata il licenziamento perché sarebbe “venuto meno il rapporto di fiducia”. Una brutta botta soprattutto per lei che stava per partorire una bambina. Ne è venuta fuori una battaglia che ha raggiunto la farsa quando, durante una manifestazione, questi precari sono stati definiti “la parte peggiore dell'Italia” dall'allora ministro alla Pubblica Amministrazione Renato Brunetta. Per chiudere questa vicenda legale, qualcuno ha accettato un accordo. La perseveranza di Katia, invece, ha avuto una ricompensa migliore, anche se più faticosa.
Italia Lavoro
Katia, dopo una serie di contratti a termine, è stata messa alla porta per non assumerla