Masood e la retata dei soliti sospetti: sette sono già liberi
Dopo l’attacco di mercoledì solo due persone, fermate a Birmingham, restano trattenute dalla polizia. Continuano le polemiche sui punti deboli attorno a Westminster Video del Times Gli agenti corrono tutti sul piazzale, resta aperto e incustodito il cance
La retata dei soliti sospetti è finita com’era prevedibile: delle nove persone arrestate subito dopo l’attacco firmato da Khalid Masood sul Westminster bridge, sette sono state rilasciate. Segno che la polizia a caldo ha puntato su Birmingham e altre aree sensibili alla radicalizzazione islamica più in base al lavoro pregresso che non per una pista investigativa definita. In ogni caso i due uomini, 58 e 27 anni, che rimangono in custodia secondo il Terrorism Act, sono proprio di Birmingham, la città che più di ogni altra, per le sue condizioni sociali, si è trasformata in una enclave di inglesi attratti dalla guerra santa contro gli infedeli.
A DISTANZA di quattro giorni dall’attacco dell’inglese divenuto soldato del Califfo – non è ben chiaro quanto l’Is is sfrutti la propaganda mediatica nell’attribuirsi meriti che non ha – che ha causato tre morti e 50 feriti, 15 dei quali ancora in gravi condizioni, l’antiterrorismo di sua maestà sta cercando di dare risposta ad uno dei primi interrogativi: Masood ha agito da solo? Aveva svolto dei sopralluoghi per individuare i punti deboli attorno al parlamento? Riguardo al primo punto, la chiave potrebbe essere nei messaggi inviati dall’assassino su WhatsApp due minuti prima di indirizzare l’auto presa a noleggio sulla folla. Non dovrebbe essere difficile per gli specialisti del GCHQ (Government Communications Headquarters), scardinare lo sbarramento di sicurezza della piattaforma. Sulla seconda questione, la polizia sta visionando ore di filmati per scoprire se Masood abbia frequentato la zona prima del 22 marzo. Resta aperto il dibattito sulla sicurezza; è bastato un solo uomo per provocare una reazione a tratti scomposta fra chi doveva garantire una replica efficace – il capo ad interim della polizia metropolitana Craig Mackey – e gli 007 che avevano il compito di tutelare il primo ministro Theresa May. Un video, ottenuto dal Ti mes, mostra gli agenti armati che corrono verso New Palace Yard, mentre il cancello di ferro attraverso il quale i veicoli possono accedere al piazzale è incustodito: nessun poliziotto lo presidia tanto che alcuni passanti lo percorrono indisturbati. Insomma, se Masood fosse stato utilizzato come ariete, ed a- vesse avuto altri complici, il bilancio della tragedia sarebbe stato ancor più pesante.
IN UNA INTERVISTA a Bbc Radio 4, l’ex commissario del Met, lord Ian Blair, in servizio nel 2005 quando il 7 luglio i terroristi fecero esplodere bombe nella metropolitana, ha dichiarato che “è certo che ci saranno cambiamenti” sotto il Big Ben, nell’area attorno al parlamento inglese. “È vero che nei viali interni gli agenti sono armati, ma all’esterno non era così, e per questo l’agente Keith Palmer ha pagato con la vita: credo che la sua famiglia, come chiunque altro, meriti di essere rassicurato sul fatto che le misure di sicurezza saranno riviste”.
Il passato di Masood: l’ambasciata dell’Arabia Saudita a Londra ha confermato che l’inglese era stato nel paese (2005/06 e 2008/09) come insegnante di inglese; nel 2015 aveva ottenuto un visto per un pellegrinaggio alla Mecca e si era fermato dal 3 all’8 marzo.
Ci saranno sicuramente modifiche, le misure di sicurezza devono essere riviste
IAN BLAIR EX CAPO MET