Il Fatto Quotidiano

In Russia la corruzione uccide chi la denuncia

Si moltiplica­no le eliminazio­ni di deputati e oppositori che criticano il regime

- » LEONARDO COEN

Denis

Voronenkov, l’ex deputato della Duma russa, ammazzato giovedì a Kiev, in circostanz­e piuttosto sospette, è solo l’ultima vittima di una serie di strani omicidi o tentativi d’omicidio che hanno coinvolto negli ultimi mesi parecchi russi eccellenti e che sembrano piuttosto essere delle esecuzioni. Voronenkov era stato eletto nelle liste del partito comunista. Nel 2014 era scappato in Ucraina, con la moglie Maria Maksanova - famosa cantante lirica, ex deputata del partito Russia Unita che fa capo a Putin - per sfuggire agli arresti, sotto l’accusa d’appropriaz­ione indebita e frode fiscale. Ma Denis Voronenkov era stato anche un’ex spia, come Putin, un colonnello dei servizi che aveva deciso di collaborar­e con la Procura generale ucrai- na sul caso dell’ex presidente filorusso Viktor Yanukovich, fuggito a Mosca, e sulle operazioni segrete che avrebbero permesso l’annessione della Crimea alla Russia.

Giovedì doveva incontrare il noto oppositore russo Ilya Po nom are v, ex deputato della Duma per Russia Giusta, guarda caso ricercato per appropriaz­ione indebita delle finanze pubbliche e prudenteme­nte riparato a Kiev, pure lui testimone dei giudici ucraini. Era stato tra i promotori delle proteste tra il 2011 e il 2013. Sua l’invettiva contro i deputati di Russia Unita, il partito di Putin: “Siete ladri e truffatori!”. Gli tolsero il diritto di parlare per un mese. Contrario all’annessione della Crimea, perse l’immunità parlamenta­re: aveva votato contro gli “interessi del Paese”.

Un video riprende gli ulti- mi istanti di vita di Voronenkov. Il killer lo raggiunge alle spalle, gli spara. La guardia del corpo è sorpreso: strano, perché l’ex deputato sapeva che lo braccavano. Il killer se ne sbarazza facilmente, ferendolo al ventre. Spara altre 3 volte contro Voronenkov, poi cerca di scappare. Allora la guardia gli punta la pistola e lo colpisce a morte.

Il killer ha un nome: Pavel Parshin, nato a Sebastopol­i nel 1988. Gli trovano i documenti in tasca. Seconda stranezza. La polizia aggiunge che era ricercato (frodi e rici- claggio di denaro). Ma il deputato Anton Gherashche­nko, capo consiglier­e del ministero degli Interni, dice che il killer lavorava per i servizi segreti russi ed era stato infiltrato nelle strutture ucraine.

IL MESSAGGIO È CHIARO, scrivono gli analisti russi: ecco la fine che si merita chi sgarra e tradisce la patria. Il 18 marzo, in una cella del centro di detenzione 5 di Mosca, viene trovato senza vita Vladimir Evdokimov, direttore della RosKosmos. Accusato d’a v er e rubato 200 milioni di rubli (3,1 milioni di dollari). In realtà, lo ritenevano responsabi­le degli insuccessi dei programmi spaziali (cadevano missili e satelliti). Il 21 marzo Nikolaj Gorokhovvo­la dal 4° piano di casa. Era il legale della famiglia di Sergej Magnitsky.

Per la polizia è un incidente. Che capita alla vigilia di una nuova udienza sul caso di frode (230 milioni di dollari) ai danni dello Stato denunciato d al l ’ avvocato Magnitsky, morto in carcere nel 2009. Ci stava da un anno, in attesa d’essere processato per accuse di frode rivolte dagli stessi funzionari che aveva a sua volta accusato.

La corruzione uccide chi la denuncia: a Londra è avvelenato Alekasandr Perepelich­ny, altro testimone del caso Magnitsky. Come il dissidente Sergey Kara Murza, finito in ospedale il 3 febbraio. Si è salvato per miracolo: è la seconda volta che tentano di farlo fuori. Col bielorusso Pavel Šaramet, pluripremi­ato in Europa e Usa per il suo “giornalism­o coraggioso” e scomodo, bastò piazzare una bomba nella sua auto il 20 luglio del 2016, a Kiev. Aveva criticato aspramente l’annessione russa della Crimea e l’intervento militare russo in Ucraina. Nell’ultimo post nel suo blog del 17 luglio 2016, accenna alla possibilit­à di un golpe delle milizie volontarie armate dell’esercito ucraino, e come alcuni componenti di quei gruppi si comportass­ero in modo illegale e intrattene­ssero relazioni con la criminalit­à organizzat­a. Un funzionari­o degli Interni ucraino ipotizzò che nell’attentato fossero coinvolte anche forze speciali russe.

Messaggi chiari Secondo i media moscoviti le esecuzioni sono punizioni per chi sgarra e tradisce la patria

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Il corpo di Denis Voronenkov a Kiev
Reuters Spina nel fianco Il corpo di Denis Voronenkov a Kiev
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