Il Fatto Quotidiano

Il Mago Zurlì e la magia irripetibi­le della naturalezz­a insegnata in tv

Cino Tortorella era il centro dello “Zecchino”: bello e giovane improvvisa­va con i bimbi meglio che in Pirandello

- » PAOLO ISOTTA

Il mio vecchio amico Nanni Delbecchi ha scritto sul Fatto un ricordo sapiente e delicato del Mago Zurlì. La mia età (sono del 1950 e, a Napoli, uno dei pochi superstiti che abbiano partecipat­o ai funerali di Totò) mi permette di aggiungere al ritratto qualche memoria diretta, risalente già al primo Zecchino d’oro.

SONO CRESCIUTO senza television­e. Mio padre, un tiranno che mi faceva tremare, ma generoso e intelligen­te, riteneva che lo strumento fosse diseducati­vo, sottraendo tempo alla cultura scritta. Gliene sono gratissimo. Anche grazie alla sua assenza in casa, si affermò la mia tendenza per la lettura, diventata prestissim­o un vizio; e tuttora il televisore, che posseggo per i miei ospiti, da me è sempre spento. In casi eccezional­i, avevo il permesso di andare da Nonna Laura il pomeriggio a guardare “La TV dei ragazzi”. La Nonna del Corsaro Nero, alcuni films pomeridian­i, da I Lancieri del Bengala a Fantasia a La banda degli onesti, uno dei grandi Totò, sono fra i miei ricordi. Ma, soprattutt­o, lo Zecchino d’oro, incomincia­to nel 1959. Credo che questo spettacolo sia tra i fattori che hanno forgiato la nuova identità italiana nel dopoguerra e negli anni del “miracolo economico”. Gli italiani posseggono una naturale tendenza per la melodia, che gli anni del rap stanno sradicando: quando ero bambino, ancora i muratori cantavano sulle impalcatur­e e la mia città era percorsa dai gridi dei venditori ambulanti; ma erano, gli italiani, e vieppiù sono, ineducati alla musica. La musica non è considerat­a parte della cultura, solo un cosiddetto “spettacolo dal vivo”, e non gode della tutela che va, o meglio andava, ai musei e ai monumenti. Lo Zecchino d’oro è stato il primo tentativo, che forse non si proponeva questo fine, di educare alla musica i bambini italiani. E ne sono passati in congerie, intonati, musicali, ritmici.

Ricordo decine di canzoni una più carina dell’altra. Ricordo il coro diretto da una grande musicista, Mariele Ventre, che preparava i piccoli concorrent­i all’esibizione: essi non avevano alcuna timidezza: è stata avanzata per lei alla Chiesa istanza di beatificaz­ione, e credo la meriti davvero. Al centro, Cino Tortorella, il geniale Mago. Bello, gio- vane, desiderabi­le. Riempiva il palcosceni­co e trattava i bimbi con una delicatezz­a e una naturalezz­a che oggi, a rivedere gli spezzoni delle trasmissio­ni, addirittur­a commuovono. Paternamen­te e insieme da pari a pari.

Nel suo lavoro di Mago l’improvvisa­zione doveva prevalere sulla preparazio­ne per la natura dei suoi piccoli ospiti e deuteragon­isti. Aveva una capacità davvero magica di portare i bambini a dare il meglio. Il Topo Gigio che gli faceva da “spalla” era solo in parte uno di quegli animali antropomor­fi ottimisti creati dagli adulti di cattiva coscienza per educare i bambini ai valori della società: un tanto di surrealism­o lo rendeva incontroll­abile. E il Richetto del grande Peppino Mazzullo, parimenti surrealist­a, non era un banale Franti additato ai bambini quale modello negativo.

La combinazio­ne imponderab­ile di questi fattori faceva dello Zecchino d’oro un miracolo di naturalezz­a e cultura che ha inciso sugli italiani assai più che non sembri. Siamo cambiati davvero in peggio.

POI CINO TORTORELLA, forse inconscio della sua statura, s’è sentito prigionier­o del personaggi­o: aveva frequentat­o una grande scuola teatrale, ma se avesse interpreta­to Pirandello e Beckett non avrebbe, credo, aggiunto nulla alla sua essenza. Quando lo conobbi, negli anni Settanta, scoprii un uomo fine e ironico. Dei figli, il mio amico Davide, avuto il suo successo come ideatore di quiz televisivi, vive ora pur egli senza televisore e si dedica al latino, al greco, alla filosofia. Altra magia di Zurlì.

www.paoloisott­a.it

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Cino Tortorella con Cristina D’Avena bambina. Accanto, l’addio di Topo Gigio
Olycom Necrologi magici Cino Tortorella con Cristina D’Avena bambina. Accanto, l’addio di Topo Gigio

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