Il Fatto Quotidiano

L’interdetto Minzolini sconta la pena in Senato

L’avvocato Coppi: “L’allontanam­ento dai pubblici uffici iniziato 16 mesi fa”

- » CARLO TECCE

Oggi come ieri e l’altro ieri, a palazzo Madama aspettano le dimissioni che il senatore Augusto Minzolini ha annunciato da un paio di settimane e ogni tanto rievoca tra un’intervista sui giornali e una dichiarazi­one in television­e.

Scampato alla decadenza per la legge Severino con un’alleanza trasversal­e in stile Nazareno (Forza Italia, un po’ di renziani, verdiniani e non solo), l’ex direttore del Tg1 – condannato a 2 anni e 6 mesi per peculato – avrà percepito un ulteriore pericolo: la poltrona, messa al sicuro appena dieci giorni fa con il voto dei colleghi, riprende a traballare. Per due motivi. Il primo. Gli elettori dem non hanno gradito il salvataggi­o di un avversario con la mancata applicazio­ne di una norma, e dunque il voto (stavolta segreto) sulle dimissioni potrebbe entrare nel calendario di palazzo Madama in poche settimane e non dopo mesi come spesso accade e avere un esito diverso. Il secondo. Con gli effetti della sentenza della Cassazione del 12 novembre 2015, sta scontando in Senato l’interdizio­ne dai pubblici uffici di 2 anni e 6 mesi. La pena accessoria è uguale a quella principale, quest’ultima è sospesa dal 25 novembre 2015 in attesa dell’affidament­o ai servizi sociali, dopo la richiesta degli avvocati di Minzolini accolta dalla procura generale della corte d’Appello. Il Pg ha congelato la pena principale non l’interdizio­ne.

IL PROFESSORE­Franco Coppi, l’avvocato che ha difeso Minzolini nel processo, conferma: “È così. Da un punto di vista tecnico, il calcolo dell’interdizio­ne scatta con la condanna in via definitiva. Per l’affidament­o ai servizi sociali, nei prossimi giorni finalmente sapremo qualcosa di concreto dal tribunale di Sorveglian­za”. I senatori fingono di non sapere? Il paradosso è troppo complicato da sopportare e, soprattutt­o, da spiegare ai cittadini. Il senatore di Forza Italia ha perso il diritto al voto, non il seggio in Parlamento. Non è eleggibile, ma rimane in carica e può legiferare perché alcuni colleghi si sono espressi contro la legge Severino adducendo persino motivazion­i – sul giudice d’appello Sinisi e sull’impianto accusatori­o – che trasforman­o palazzo Madama in un quarto grado di giudizio. Minzolini resta un se- natore “decadente”. Per avviare le procedure che riportano a un parere dell’aula, la Giunta per le elezioni e le immunità potrebbe istruire una pratica sulla decadenza per l’interdizio­ne ai pubblici uffici e non più sulla legge Severino.

QUI LE OPINIONI divergono. C’è chi sostiene che sarebbe inutile intraprend­ere lo stesso percorso terminato con la ribellione collettiva alla legge Severino – perché di quello si tratta – anche se la Giunta era per la decadenza. Ma il presidente Dario Stèfano riflette e afferma che stanno “valutando l’ipotesi”. Con i tempi larghi della politica, anche se ci fosse un nuovo passaggio in Giunta, Minzolini potrebbe raggiunger­e serenament­e la pensione da senatore (in autunno) e finire la legislatur­a (al massimo in febbraio). Da un anno e mezzo, il senatore interdetto attende dove e come scontare la pena. Sui servizi sociali, palazzo Madama non può intervenir­e. Sulla poltrona di nuovo in bilico, sì.

Dopo gli annunci

L’ex direttore del Tg1 dovrebbe presentare oggi le dimissioni, ma stavolta rischia grosso

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Ansa Minzo Il senatore di Forza Italia, Augusto Minzolini, giornalist­a, ex direttore del Tg1

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