Diego Maradona e lo scugnizzo I muri di Napoli per il riscatto
Caro Leo, hai proprio ragione: l’arte di strada ci salverà dalla barbarie. A Napoli qualcuno ci sta provando. Si chiama Jorit (e basta così) ed è un napoletano di madre olandese. Un giovane che ama l’Africa e i suoi segni. Uno che nelle interviste nasconde il suo volto, ma disegnare volti è la sua arte. Sceglie Napoli e le sue periferie. In queste settimane è impegnato nella realizzazione del più grande graffito del mondo. Un Diego Armando Maradona disegnato sulla facciata di un palazzo a Taverna del Ferro, San Giovanni a Teduccio. Lo chiamano il Bronx, con riferimento a come era anni fa il celebre quartiere di New York, ma è peggio. Case brutte, condomini dominati dalla camorra. Abbandono.
Il ricordo va a molti anni fa, quando il cronista dovette raccontare un omicidio terribile: l’uccisione di un bambino colpevole di essere fratello di un “infame”, un pentito. Questo bambino già uomo, per vivere faceva lo stalliere e curava i cavalli usati dai camorristi nelle gare clandestine. Pensa, caro Leo, che ai funerali il prete non usò mai l’espressione “ucciso dalla camorra”, sarebbe stato troppo e troppo coraggioso. Preferì dire che quel bambino era stato chiamato “in cielo da Gesù”.
È IN QUESTOinferno che, grazie alla donazione dell’associazione Inward, del calciatore Hamsik e all’aiuto del Comune, Jorit sta realizzando la sua opera. Sarà completa quando, oltre al volto di Maradona (che ha ringraziato commosso), ci sarà quello di uno scugnizzo. “I graffiti nascono soprattutto in periferia. È un modo per resistere”, dice l’artista. La faccia di San Gennaro disegnata sulla facciata di un palazzo nel cuore di Forcella, sta lì a dimostrare che ha ragione. A Ponticelli, altra periferia dolente di Napoli, ha disegnato una bambina. Segno distintivo dei suoi graffiti, due strisce sulle guance dei volti disegnati. Ma forse non è solo questo. Questi segni sono anche cicatrici. Quelle impresse nell’anima della gente dei vari Bronx del mondo.