Lo strano club delle mogli degli scrittori
Vita e opere di autrici, o aspiranti tali, alle prese con mariti famosi Le donne degli scrittori
Essere “la moglie di” non è facile, soprattutto se si insegue lo stesso sogno del marito: entrare nella storia della letteratura. Ad esempio, Sof’ja Tolstajaprovò a competere con il consorte Lev per ben due volte, imbastendo un ideale controcanto di Sonata a Kreutzer: prima con l’ autobiografico Amore colpevole, poi con il facsimile Romanza senza parole che, sin nel titolo – una composizione di Mendelssohn al posto della Sonata di Beethoven – scimmiotta il racconto tolstojano.
Entrambi editi in Italia da Baldin i&Castol di( il secondo poche settimane fa ), i romanzi scodellano un impietoso confronto tra i coniugi Tolstoj, con buona pace delle femministe delle Belle Lettere. E purtroppo, nel gruppo delle mogli copione, competitive, invidiose e livorose, Sof’ja è in buona compagnia, come certifica un altro recente libro: Amori letterari di Marialaura Simeone (Cesati Editore).
LE COMPETITIVE. La portavoce di questa specie non può che essere Zelda Fitzgerald, sempre in gara con Francis Scott: quando uscirono i primi romanzi del marito, Zelda iniziò “a pubblicare pezzi umoristici sui giornali, in cui è evidente una vena competitiva”. Altra duellante di penna fu Mary Shelley, a lungo amante e poi consorte di Percy: Frankenstein nacque proprio da una sfida col marito e l’amico Byron. A lei il gioco giovò, ma non si può dire lo stesso di Ka- thryn Chetkovich, fidanzata di Jonathan Franzen ai tempi del successo de Le correzioni. Lei si vendicò scrivendo un velenoso racconto su “Granta”: “Questa storia parla di due scrittori. È una storia, in altre parole, d’invidia”. Chiude il gruppo Siri Hustvedt, ai più nota come moglie di Paul Auster.
I TRIANGOLI. Ci sono mogli costrette a competere col marito persino sotto le lenzuola; per queste vale la regola di Simone de Beauvoir: quando fate l’amore, prendete appunti. L’invitata, ad esempio, si ispira a Olga Kosakiewicz, coinvolta dal marito Sartre in un ménage à trois: inutile dire che Olga era “molto più attratta da Simone che da Jean- Paul”. Altrettanto affollati furono gli amplessi tra Anaïs Nine Henry Miller, cui si aggiunse subito la moglie ufficiale di lui: June Mansfield. LE AMICHE. Platonica fu la passione tra Victoria Ocampo e Rabindranath Tagore, così come tra Maria Luisa Spaziani ed Eugenio Montale si consumò una amicizia amorosa, interrotta dal trasferimento di lei a Roma. “Gli amori non durano se non nei versi che gli dedichiamo”, scrisse lui. Lei, “la V o lp e ”, gli rispose ironicamente in un epitaffio: “Il meglio della seppia è l’osso./ Il re
sto è per i cuochi”.
LE TARDONE. No n così rare sono le scrittrici più anziane dei loro compagni: è il caso di Elizabeth B. Barrett, sposata con Robert Browning, e di Lou Andreas-Salomé, la mantide della Mitteleuropa, che riuscì a sedurre, tra i tanti, Rainer Maria Rilke – lei aveva 36 anni, lui 22. Più recente è il matrimonio tra Nicole Krauss e Jonathan Safran Foer, di tre anni più giovane e approdato al successo più tardi di lei: comunque, hanno divorziato. Lui pare che frequenti le attrici di Hollywood.
LE GROUPIE. Molte hanno iniziato la carriera scrivendo lettere ai Maestri: Patrizia Valduga guidò fino a Milano, da Belluno, per far leggere i suoi versi a Giovanni Raboni; era pure un po’ brilla. Prima di lei viene Annie Vivanti, fan sfegatata di Giosuè Carducci tanto da spedirgli una acerba raccolta di poesie. Eppur lo conquistò.
SCREZI POETICI
Maria Luisa Spaziani, la “Volpe” lasciata da Eugenio Montale gli scrive: “Il meglio della seppia è l’osso. Il resto è per cuochi”
LA STALKER. Fanatica ai limiti dello stalking fu Louise Colet che, con la sua insistenza, fece irritare Flaubert: “Pretendeva una lettera al giorno, gli faceva continuamente regali”. Alla fine si ritrovò in alcune pagine, e tratti, di Madame Bovary: “Non la prese molto bene... Ribatté con la stessa moneta, irridendo il suo amante in due romanzi e una poesia”. Dimenticati.
LE RIOTTOSE. Insofferenti e respingenti furono Sibilla Aleramo e Fernanda Pivano. La prima fuggì dopo l’ennesima litigata, botte comprese, con Dino Campana; la seconda snobbò l’illustrissimo Pavese, cui non andò bene neppure con Bianca Garufi: “Cara, io trovo molto bello questo maltrattarci insaziabile. Siamo una bellissima coppia discorde”. LE PAZZE. Dal disagio psichico di Sylvia PlatheAlda Merini trassero linfa Ted Hughes e Giorgio Manganelli, che scrisse: “L’amore è un eccellente combustibile per la letteratura. Ma è importante che l’amore vada male”.
LE MIGLIORI. Ultimo, nutritissimo gruppo è quello delle mogli che ce l’hanno fatta, surclassando i coniugi nella lotta delle lettere. Leonard Woolf, Edoardo Scarfoglio, Nick Laird: chi li conosce se non per le geniali mogli Virginia Woolf, Matilde Serao e Zadie Smith? In un certo senso è così anche per Elsa Morante, oggi più letta e apprezzata di Alberto Moravia, e per Anita Raja/Elena Ferrante, passata in pochi mesi da “moglie di” Domenico Starnone a bestsellerista internazionale.