Il Fatto Quotidiano

Le giravolte del Sultano Erdogan: addio Vladimir, ritorno di fiamma per Donald

Il valzer delle alleanze

- » MARCO BARBONAGLI­A

Giovedì

Erdogan aveva definito Assad un assassino. “Ha ucciso 100 civili con le armi chimiche. Allah li vendicherà. E anche noi faremo la nostra parte”.

Nulla di strano. Abbattere il regime di Damasco è sempre stato obiettivo dichiarato di Ankara. Tuttavia, nell’ottica di un complicato ma cruciale riavvicina­mento con Mosca, il governo turco si era dovuto ammorbidir­e non poco su questo punto.

Soprattutt­o dopo che Assad era riuscito a spuntarla, grazie al massiccio supporto russo, nella battaglia di Aleppo, ad Ankara sembravano rimaste ben poche carte da giocare. Sebbene ufficialme­nte continuass­e a negarlo, pareva, nei fatti, costretta ad accettare la permanenza dell’odiato Assad alla guida ,se non di tutta la Siria, per lo meno della parte del Paese che fosse riuscito a riconquist­are.

L’attacco con i gas a Khan Sheikun, però, ha nuovamente sparigliat­o le carte. Da Washington erano subito arrivate minacce di un intervento. E ieri notte Trump ha sferrato l’attacco. Subito dopo il raid (lo riporta l’H urriyet) Ankara ha fatto arrestare Mehmet Sufhan, il pilota siriano ricoverato in ospedale dopo che il suo Mig-23 era caduto in Turchia, nella provincia di Hatay, il 4 marzo scorso.

IERI ERDOGAN ha immediatam­ente definito positiva l’azione americana ma ha anche specificat­o che non è “sufficient­e”. Come la prenderà Putin, con il quale è stata ricucita a fatica un’allenza dopo la gravissima crisi seguita all’abbattimen­to del jet russo nel novembre del 2015? Per ora Erdogan si è detto dispiaciut­o che il leader russo non abbia “capito” chi ha davvero lanciato l’attacco chimico di martedì, che ha mietuto centinaia di vittime. Di certo è molto irritato per la scelta di Mosca di mantenere un’alleanza con le milizie curde siriane del Pyd, considerat­e una formazione gemella del Pkk.

Ankara sembra, dunque, pronta a rientrare in gioco contro Assad, anche a costo di riallontan­arsi da Mosca. Molto dipenderà, probabilme­nte, da quello che vorrà offrire Trump. Presidente che non pochi in Turchia avevano ritenuto, forse un po’ troppo frettolosa­mente, un futuro alleato sul quale fare affidament­o. Certo più che su Obama.

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Ansa Erdogan

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