Il Fatto Quotidiano

La via dello struscio già colpita nel 2010

È il corso pedonale più famoso, scelto dal primo kamikaze scandinavo

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Negozi,

centri commercial­i, grandi locali monomarca ma soprattutt­o la strada del passeggio e della spensierat­ezza di Stoccolma. Drottningg­atan, colpita dall’attentato terroristi­co di ieri pomeriggio, è il corso pedonale più famoso della città e collega il ponte Riksbron di Norrstrom, nel distretto di Norrm alme il par codi Observato riel un den,n el distretto di Vasastaden. Negozi turistici, botteghe artigiane, boutique e grandi magazzini costeggian­o la strada.

ALL’INCROCIO tra Drottningg­atan, che vuol dire “via della regina” e Hamngatan si trova il grande magazzino di Åhlens. Gli abitanti di Stoccol- ma la vivono sia d’inverno che d’estate, e nei mesi più freddi non badano al gelo. Famiglie, ragazzi e soprattutt­o turisti si riversano su Drottningg­atan prima di infilarsi nelle tipiche vie del centro storico.

La stessa area è stata teatro nel dicembre del 2010 di quello che è stato considerat­o il primo attacco suicida nei Paesi scandinavi. Due esplosioni avvennero a Drottningg­atan. Un veicolo bianco saltò in aria all’incrocio con la via Olof Palme, intitolata l’ex premier ucciso in un attentato nel 1986. La seconda all’interno di un negozio in Bryggargat­an. Poteva essere una strage ma morì solo il kamikaze. Indossava una cintura esplosiva e portava uno zaino con una bomba, a- veva con se anche una specie di pentola a pressione e vicino al suo corpo è stata trovata una borsa piena di chiodi rimasta intera.

Dieci minuti prima delle due esplosioni, un’ag en zi a stampa svedese e i servizi di sicurezza ricevetter­o una mail inviata dal cellulare stesso del terrorista che annunciava delle “azioni” contro la guerra all’Islam portata avanti dalla Svezia, in particolar­e in Afghanista­n. C’era anche una “dedica” per Lars Vilks, autore di vignette su Maometto. L’attentator­e venne indentific­ato come Taymour Abdel Wahab: iracheno, emigrato da Baghdad nel ’92 in Svezia e poi andato in Gran Bretagna per motivi di studio nel 2001.

L’ATTENTATO di ieri riaccende i riflettori anche sull’incredibil­e gaffe del presidente americano Donald Trump, che il 17 febbraio scorso durante un meeting politico a Melbourne (Florida) parlò di un attacco terroristi­co “ieri sera in Svezia”, che però non era affatto avvenuto. “In Svezia, chi l’avrebbe immaginato?”, scandì Trump davanti ai suoi sostenitor­i. E le parole del presidente aprirono il dibattito sulle possibili ricadute negative del grande afflusso in Svezia di stranieri e rifugiati da Medio Oriente, Nordafrica e Afghanista­n, che nel 2015 vide l’ingresso di 163 mila persone nel Paese. Un portavoce della Casa Bianca disse che Trump parlava di notizie diffuse negli Stati Uniti sull’aumento dei reati in Svezia proprio in relazione ai forti flussi migratori Secondo altre interpreta­zioni il presidente Usa avrebbe confuso la Svezia, Sweden in inglese, con la città pakistana di Sehwan dove effettivam­ente, due giorni prima, 85 persone erano rimaste uccise in un attentato suicida.

L’incredibil­e gaffe

A febbraio Trump ha parlato di un attacco terroristi­co in Svezia: è successo solo ieri

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