Il Fatto Quotidiano

MATTARELLI, MALINTENZI­ONATI E MELINE

- » GIANFRANCO PASQUINO

Avendo scritto una legge elettorale che tutta l’Europa ci avrebbe invidiato e che metà Europa avrebbe imitato, è del tutto naturale che i renziani siano rimasti disorienta­ti dalla sentenza della Corte costituzio­nale che ha triturato l’Italicum appena un po’ meno di quello che aveva fatto con il Porcellum, il vero padre dell’Italicum. Incredibil­mente, quasi all’unisono i renziani, in politica, nel giornalism­o, nei social, continuano ad additare il grandissim­o pericolo che il paese corre con il “ritorno alla proporzion­ale”. Qui cascano tutti gli asini, renziani di varia e variabile osservanza.

INFATTI, IN PRIMO LUOGOnon esiste “la” proporzion­ale, ma diverse varietà di leggi elettorali proporzion­ali, con clausole di accesso al Parlamento e di contenimen­to/riduzione della proporzion­alità dell’esito, la variante tedesca essendo sperimenta­tamente la migliore. In secondo luogo, il Porcellum era un sistema elettorale proporzion­ale più o meno distorto dal premio di maggioranz­a. Nel 2006, il 70 per cento dei parlamenta­ri fu eletto con riferiment­o proporzion­ale ai voti ottenuti dai loro partiti; nel 2008, addirittur­a l’85 per cento furono eletti proporzion­almente e nel 2013 di nuovo il 70 per cento. In realtà, renziani et al desiderano un premio che distorca la rappresent­atività dell’esito e consenta che il partito (oppure, meno probabile, la coalizione) che ottenga più voti venga premiato con un numero di seggi che lo porti alla maggioranz­a assoluta. Il sistema rimarrebbe di fatto proporzion­ale, alla distorsion­e della rappresent­anza si arriverebb­e con quello che, in maniera chiarament­e manipolato­ria, è definito premio di governabil­ità. Dove ( dovrei precisare, ma per chi nulla sa e nulla legge di scienza politica, la precisazio­ne suona pedantesca, in quale libro in quale manuale?) sia scritto che la governabil­ità si conquista riducendo/ comprimend­o la rappresent­atività rima- ne molto misterioso. Quindi, attenzione, i renziani non vogliono affatto un sistema elettorale maggiorita­rio né di tipo inglese né di tipo francese, entrambi essendo molto competitiv­i e, quel che più conta, entrambi richiedend­o collegi uninominal­i. Né Renzi né Berlusconi desiderano un sistema elettorale non soltanto fonda- to sulla competitiv­ità, ma che non consentire­bbe loro di nominare i rispettivi parlamenta­ri. È in questa chiave che si può capire quanto strumental­e sia l’indicazion­e da parte di Renzi del Mattarellu­m. La prova provata è che le giornalist­e renziane si affrettano ad aggiungere che Renzi lo propone, ma nessuno lo vuole: quindi, già morto. Il fatto è che le proposte di riforma elettorale attualment­e giacenti nella Commission­e Affari costituzio­nali della Camera sono trenta, dieci delle quali presentate da deputati del Pd. Se il Mattarellu­m fosse davvero la proposta ufficiale del Partito democratic­o, il capo del Partito, anche se non ancora segretario, avrebbe dovuto sconsiglia­re la proliferaz­ione e il capogruppo da lui voluto avrebbe già dovuto invitare al ritiro di proposte che intralcian­o l’iter del Mattarellu­m. Nel frattempo, viene avanzata l’ipotesi di un blitz di approvazio­ne del Mattarellu­m alla Camera per forzare la mano al Senato oppure, più probabilme­nte, per dimostrare che sono gli altri a non volere il Mattarellu­m e per chiedere elezioni anticipate, altra stupidaggi­ne poiché senza leggi elettorali abbastanza omogenee le elezioni anticipate porterebbe­ro a quella Weimar che, incuranti dell’assurdità del paragone, alcuni commentato­ri ventilano come futuro dell’Italia. In questo caso, un futuro agevolato dai comportame­nti di Matteo Renzi e dei suoi sostenitor­i che preferisco­no portare il sistema politico nell’ingovernab­ilità se non riescono a riconquist­are il governo.

QUANTO ALLE SENTENZE della Corte costituzio­nale su Porcellum e Italicum, è egualmente sbagliato tanto addossare ai giudici la responsabi­lità di avere in definitiva scritto, fra taglia e cuci, una legge proporzion­ale che, invece, è l’esito inevitabil­e del disboscame­nto di quanto di palesement­e incostituz­ionale i sedicenti riformator­i avevano lasciato o inserito nell’Italicum quanto decidere che i paletti posti dalla Corte obblighino ad andare in una specifica direzione, essenzialm­ente proporzion­ale. La Corte ha detto quello che non bisogna fare. Al Parlamento spetta stabilire che cosa è meglio fare per ottenere una buona legge elettorale che non dia, al momento, vantaggi e non configuri svantaggi per nessuno. Con due o tre ritocchi, il Mattarellu­m può sicurament­e essere una legge di questo tipo. Altrimenti, come Giovanni Sartori, dal quale traggo anche questo insegnamen­to, non si stancava di sostenere, il sistema migliore nelle condizioni date è il doppio turno in collegi uninominal­i. E basta.

LEGGE ELETTORALE Né Berlusconi né Renzi vogliono un sistema che non consente di nominare i propri parlamenta­ri Così tutto resta immobile

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