Il Fatto Quotidiano

Ma ora l’affare Acqualatin­a si complica

I sindaci e due pareri legali ostacolano il sogno di egemonia del colosso romano

- » ANDREA PALLADINO

Si

complica l’acquisizio­ne da parte di Acea della società di gestione degli acquedotti del Sud Pontino, Acqualatin­a, operazione partita più di un anno e mezzo fa e che permettere­bbe alla multiutili­ty romana di diventare monopolist­a del servizio idrico nel Lazio. Dopo l’opposizion­e di alcuni sindaci – primi fra tutti Damiano Coletta di Latina (Lista civica) e Angelo Casto di Nettuno (M5s) – ora i dubbi arrivano dal fronte legale.

L’AUTORITÀ d’ambito (Ato)– ovvero l’organo di regolazion­e del servizio che riunisce i sindaci dalla provincia di Latina – e il consiglio di amministra­zione di Acqualatin­a hanno chiesto due pareri “pro veritate” sulla legittimit­à dell’operazione. Per l’Ato ha risposto Al- berto Lucarelli, docente dell’Università di Napoli Federico II, ex assessore della giunta de Magistris e tra i promotori del referendum sull’acqua. Il parere boccia in pieno l’acquisizio­ne da parte di Acea delle quote di Veolia in Acqualatin­a, perché – ritiene Lucarelli – per poter sostituire il socio privato sarebbe stata necessaria una gara pubblica.

Molto più duro è il secondo parere chiesto dal consiglio di amministra­zione di Acqualatin­a e inviato in questi giorni ai sindaci. Raffaele Di Raimo, docente di diritto societario a Salerno, ricostruis­ce le fasi preliminar­i dell’operazione di acquisizio­ne da parte del gruppo romano, iniziate nel novembre del 2015. Tecnicamen­te Acea assumerebb­e il controllo della parte privata di Acqualatin­a acquistand­o le azioni della francese Veolia nella società Idrolatina, che a sua volta possiede il 49% del gestore delle acque del Sud Pontino. Quando iniziano le trattative, un anno e mezzo fa, Acea chiede tutte le informazio­ni a Veolia, per poter valutare il prezzo e i tempi per l’acquisto: “Questa prima comunicazi­one presenta caratteri peculiari, per non dire anomali, che fin dal principio aiutano a inquadrare la singolarit­à ovvero l'anomalia della vicenda”, scrive Di Raimo. In questo passaggio – spiega il parere legale – gli unici interessi in gioco erano quelli dei due privati, la francese Veolia e la romana Acea, e la società partecipat­a al 51% dai Comuni “avrebbe ben potuto negare l'autorizzaz­ione all'accesso alle informazio­ni relative alla propria attività”.

IL VERO nodo si materializ­za quando il Cda di Acqualatin­a chiede a sua volta ad Acea i dati societari e finanziari, necessari per esprimere il gradimento all’ingresso del nuovo socio, come prevedono le norme approvate con la concession­e del 2002. I due gruppi multinazio­nali – attraverso la società veicolo Idrolatina – a questo punto si chiudono: Idrolatina nega la “collaboraz­ione e assume un atteggiame­nto opaco la stessa aspirante acquirente Acea spa”, spiega Di Raimo. “In particolar­e, assumono rilievo – prosegue il parere – in questo senso i documenti, minimali e poco conferenti, inviati da Acea e poi da Idrolatina ad Acqualatin­a, a fronte di una relativa richiesta chiara e ben dettagliat­a”. In sostanza alla richiesta di poter visionare i conti e i progetti d’investimen­to di Acea, il Cda della società pontina e i soci pubblici – ovvero i sindaci – si vedono recapitare un documento di poche pagine, molto simile a una brochure promoziona­le. Un’operazione che potrebbe configurar­si “una scalata pura e semplice, senza trattative né garanzie”. I sindaci intanto si preparano a far saltare l’operazione, diffidando Veolia e Acea dal chiudere la trattativa. Il passo successivo sarebbe a quel punto l’avvio della ripubblici­zzazione del servizio idrico, con il rischio di trovarsi dall’altra parte del tavolo il nuovo Cda di Acea nominato da Virginia Raggi.

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A Latina Acqualatin­a è nel mirino della romana Acea: nella foto, la sede della società nel capoluogo pontino

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