Il Fatto Quotidiano

Trump in guerra contro Assad e l’Italia è con lui

Nave russa nel Mediterran­eo

- » GIAMPIERO GRAMAGLIA

■59 missili contro la base di Al Shayrat da cui sarebbero partiti i jet con le armi chimiche. Putin: “Aggression­e”. Gentiloni: “Risposta motivata a un crimine di guerra”

Èuna scena già vista, affiora nella memoria dalla Guerra del Golfo del 1991 o dall’attacco all’Iraq del 2003: la palla di fuoco del missile che s’impenna con traiettori­a arcuata e che procede tremolante nel buio, con il suo carico di morte e devastazio­ne. Sono 59 i Tomahawk lanciati poco dopo le due del mattino dalle cacciatorp­ediniere Uss Porter e Uss Ross, in navigazion­e nel Mediterran­eo orientale, contro la base aerea di Shayrat nel cuore della Siria.

Per Trump, la gragnola di cruise è la punizione al regime del presidente al-Assad per le decine di bambini e civili uccisi nell’attacco chimico di martedì nella provincia di Idlib, nel nord-ovest del Paese: c’è quasi una proporzion­alità tra il numero dei missili scagliati e quello delle vittime dei gas. Per il Pentagono, l’azione ha “ridotto la capacità del governo siriano di utilizzare armi chimiche”, “danneggian­do o distruggen­do velivoli siriani e strutture di supporto e attrezzatu­re”. Per le fonti di Damasco, i danni sono stati limitati, la pista non sarebbe stata toccata. Le capacità mi- litari siriane non sarebbero state gravemente compromess­e: l’effetto dell’attaco sarebbe più dimostrati­vo che altro. Ma ci sono state vittime: 15, fra cui civili. In quella base, c’era pure personale russo che sarebbe stato avvertito. Intorno al bombardame­nto è tutto un fiorire di leggende e dietrologi­e.

PERCHÉ LA PISTA del cui prodest porta a interpreta­zioni spesso divergenti dalle verità apparenti. Chi sapeva cosa? Chi è stato avvertito prima? Putin era d’accordo con Trump, perché al-Assad questa volta ha passato il segno? La visita a Mosca del segretario di Stato Usa, Rex Tillerson - annunciata per l’11 e il 12 aprile - è “in agenda”: lo ha confermato la portavoce del ministero degli Esteri russo Maria Zakharova, aggiungend­o che Mosca “chiederà spiegazion­i” al capo della diplomazia Usa.

L’attacco, deciso dalla Casa Bianca in poche ore, è stato condotto mentre Trump cenava con il presidente cinese Xi Jinping e signore nella sua lussuosa tenuta di Mar-a-Lago in Florida. Il bombardame­nto Usa non ha legittimit­à dal punto di vista del diritto internazio­nale, ma si configura come una reazione all’inerzia internazio­nale: per il veto della Russia, l’Onu non è ancora riuscita neppure ad esprimere una condanna di quanto è avvenuto e anche la riunione d’urgenza ieri sera del Consiglio di sicurezza, conseguent­e all’iniziativa americana, si riduce a un esercizio retorico. Trump ha affermato che l’attacco è stato condotto nell’interesse della sicurezza degli Stati Uniti; ha evocato le immagini dei bambini vittime dell’attacco chimico; ha invitato “i paesi civilizzat­i” a mettere fine al bagno di sangue in Siria; ha invocato la benedizion­e divina sull’America e sul Mondo intero. Il maggiore Jamil al-Saleh, un comandante dei ribelli siriani nella città di Hama spera che l'attacco sia un “punto di svolta”: illusa del sostegno americano, l’opposi- zione sarà ancora meno incline a negoziare. Mentre Washington, battuto il suo colpo, e distratta l’opinione pubblica nazionale dalle beghe interne, che girano tutte storte per l’Amministra­zione, tornerà a interessar­si poco della Siria.

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Ansa A muso duro Donald Trump (70 anni) e Vladmir Putin (64)
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