Massacri, paranoie e parco giochi: i mille occhi di Assad
La ferocia familiare e l’ossessione per il controllo: così governa il leader siriano
Lontano dal blindatissimo palazzo presidenziale, nella zona periferica di Damasco liberata un paio d’anni fa dai gruppi jihadisti in seguito all’intervento della famigerata Quarta divisione guidata dal generale Maher al Assad -fratello e braccio destro del tiranno Bashar-, al posto delle macerie sorge un parco giochi che sembra ancora nuovo di zecca. Il tandem al potere l’ha fatto costruire non per alleviare le angosce dei bambini sconvolti dalla guerra, ma per mostrare ai siriani che gli Assad non sono dei mostri e hanno a cuore le sorti dei più deboli. Ovviamente solo se i genitori dei piccoli sono fedeli alla famiglia che dal colpo di Stato del 1966 si è impadronita della Siria. Per i figli dei traditori, la famiglia Assad invece non ha alcuna pietà e l'ha dimostrato facendo bombardare in questi sei anni di guerra numerose scuole e ospedali, come quelli della provincia di Idlib dove erano stati appena ricoverati i civili, tra cui molti bambini, gasati dai missili caricati con l'agente neurotossico Sarin.
Quando il 17 luglio del 2000, l'oculista Bashar, da Londra si dovette trasferire a Damasco per succedere al padre Hafez appena deceduto, le cancellerie occidentali tirarono un respiro di sollievo. Per mesi, durante la malattia del capo famiglia, si era sparsa la notizia che la reggenza sarebbe passata a Maher, il fratello di mezzo al quale, in linea di successione, sarebbe dovuta andare la presidenza poiché il primogenito designato, Basil, era morto schiantandosi con la sua auto sportiva.
A POCHI GIORNI dal trapasso però Hafez scelse il figlio minore Bashar: Maher era troppo imprevedibile a causa della sua arroganza e ferocia tanto che durante una cena di famiglia sparò nello stomaco al cognato per un diverbio. Il problema è che l'inesperto Bashar ha seguito fin da subito i consigli del sanguinario fratello Maher, militare di carriera, a capo della Guardia repubblicana. Fu Maher a volere la repressione delle prime proteste nel 2011. Uno dei giovani promotori, Ibrahim Qashoush , soprannominato “l’usignolo della rivolta”, perché si metteva in testa al corteo cantando, venne ritrovato cadavere con le corde vocali strappa-
Senza pietà
Dietro l’immagine di autocrate illuminato la violenza contro i figli degli oppositori