Il Fatto Quotidiano

“L’Italia stia fuori dal conflitto in Mediorient­e Assad? Napolitano ne parlava molto bene”

Di Battista prova a riposizion­are i Cinque Stelle: né con Putin, né con Trump

- inviato a Ivrea

Certo,si parla e si ascolta di futuro più o meno realizzabi­le, si rincorrono Casaleggio e Grillo, si scattano selfie con i big. Ma i missili statuniten­si sulla Siria e Trump e Putin che si mostrano i muscoli si fanno largo anche nell’atmosfera ovattata di Ivrea. E allora c’è Alessandro Di Battista, che cerca un centro di gravità: “Non abbiamo mai sostenuto Trump, l’ha votato il popolo americano. E le bombe sono tutte sbagliate, anche quelle della Russia”.

GIORNI FA aveva detto che “sarà il popolo siriano a decidere se Assad è un dittatore”. Sotto le volte dell’Officina H, pungolato anche da un giornalist­a del New York Times che accoglie con particolar­e calore, il deputato ripete che “cacciare i dittatori è compito dei popoli”, e che “l’Italia deve tenersi fuori da tutto questo, non infilarsi in un altro Afghanista­n o in un’altra Libia”. Ma rilancia, su Assad:

“A definirlo ‘un esempio di laicità’ nel 2010 fu Giorgio Napolitano, quando si recò in visita in Siria”. E il senso complessiv­o è chiaro, mostrare che il M5s tiene il punto sul no a tutti gli interventi armati, un suo dogma, e che non è schiacciat­o sui populisti doc, su Trump e neppure sull’amico Putin, che Assad lo ha sempre difeso.

Luigi Di Maio va di paragone: “Non lo dico solo agli americani, lo dico anche ai russi: quanto si sta spendendo in armamenti in Siria? Solo due giorni fa con i missili si sono spesi 50- 60 milioni: se avessero sganciato 60 milioni in banconote sulle popolazion­i non li avrebbero aiutati di più? Se li avessimo dati alle popolazion­i sicurament­e le avremmo aiutate di più”.

IL MESSAGGIO ostentato è sempre quello, equidistan­za dal presidente americano che Beppe Grillo aveva salutato come “uno che dice cose abbastanza sensate”, e dal leader russo che è costante punto di riferiment­o dei 5Stelle. Prova a cercare più equilibrio, il M5s che vorrebbe una Nato molto diversa, ridisegnat­a “in un’ottica esclusivam­ente difensiva”, e che in- voca un’Onu di nuovo centrale. Così riecco Di Battista che accusa il premier Gentiloni “di essersi schiacciat­o su posizioni troppo filo Usa” e di aver detto “parole pericolose” quando ha giustifica­to l’a ttacco americano.

Questo è il Movimento. Poi c’è Paolo Magri, il direttore dell’Istituto per gli studi di politica internazio­nale, fiero membro di quella Trilateral che un tempo il M5s condannava come “sodalizio paramasson­ico”. Ma sono cambiate diverse cose, fuori e dentro il Movimento che “vede” il governo. E allora dal palco di Ivrea Magri può parlare “delle

E intanto...

Sul palco c’è Paolo Magri (Ispi), membro della Trilateral: “Restiamo nell’Ue e pure nella Nato”

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