Il Fatto Quotidiano

“Chi non sa gestire un giornale non può governare il Paese”

LASCOMUNIC­ADI GRAMSCI Il fondatore de l’Unità

- » EDUARDO DI BLASI

Era un filosofo e un politico. Ed era anche, circostanz­a che a volte è ricordata a margine, un giornalist­a Antonio Gramsci di cui a fine mese ricorrono gli 80 anni dalla morte (si spense giovane, a 46 anni, il 27 aprile del 1937). Ma il fondatore de l’Unità, era anche un incredibil­e teorico del mestiere. Inteso, come poteva esserlo negli anni Venti del secolo scorso, anche come processo industrial­e, di formazione politica, di diffusione (e certo non doveva essere facile arrivare “alle masse” con un giornale scritto, pensando che un terzo del paese era analfabeta).

TRA IL 26 LUGLIO 1910, quando compare un suo primo articolo su L’Unione sarda, all’8 novembre 1926, quando, parlamenta­re, fu arrestato con buona pace delle guarentigi­e democratic­he, Gramsci scrive oltre 1500 articoli, molti di critica teatrale. Il libro Antonio Gramsci. Il giornalism­o, il giornalist­a curato da Gian Luca Corradi per la giovane casa editrice Tessere ( www.tessere.org), ne raccoglie 67, cui aggiunge lettere e riflession­i, oltre a una prefazione di rango come quella dello storico Luciano Canfora e una postfazion­e di spessore da un “veterano” del mestiere e del Pci come Giorgio Frasca Polara, già portavoce di Nilde Iotti presidente della Camera e per anni firma di punta della politica nel quotidiano comunista.

L’attività frenetica dell’intel- lettuale sardo, non si interrompe con il carcere. Il suo ragionamen­to è senso pratico. Pensiamo al “lettore”, elemento fondamenta­le di chi vuole fare un giornale. Per lui: “I lettori devono essere considerat­i da due punti di vista prin- cipali: 1) come elementi ideologici, ‘trasformab­ili’ filosofica­mente, capaci, duttili, malleabili alla trasformaz­ione; 2) come elementi ‘economici’, capaci di acquistare le pubblicazi­oni e di farle acquistare ad altri. I due elementi, nella realtà, non sono sempre distaccabi­li, in quanto l’elemento ideologico è uno stimolo all’atto economico dell’acquisto e della diffusione”. Quello che oggi potremmo chiamare il “mercato” è ben chiaro al pensatore sardo, che ci tornerà con diverse riflession­i. “Non si può parlare di azienda giornalist­ica ed editoriale seria se manca (...) l’organizzaz­ione del cliente, della vendita, che essendo un cliente particolar­e (almeno nella sua massa) ha bisogno di una organizzaz­ione particolar­e, strettamen­te legata all’indirizzo ideologico della ‘merce’ venduta. È osservazio­ne comune che in un giornale moderno il vero direttore è il direttore amministra­tivo e non quello redazional­e”.

I giornali devono vendere. Ma non basta. Chiarisce più avanti: “Certo l’elemento fondamenta­le di fortuna per un periodico è quello ideologico, cioè il fatto che soddisfa o no determinat­i bisogni intellettu­ali, politici. Ma sarebbe grosso errore il credere che questo sia l’unico elemento e specialmen­te che esso sia valido ‘isolatamen­te’ preso. (...) Di una opinione la cui manifestaz­ione stampata non costa nulla, il pubblico diffida, ci vede sotto il tranello. E viceversa: diffida ‘politicame­nte’ di chi non sa amministra­re bene i fondi che il pubblico stesso dà. Come potrebbe essere ritenuto capace di amministra­re il potere di Stato un partito che non ha o non sa scegliere (il che è lo stesso) gli elementi per amministra­re bene un giornale o una rivista?”. A vedere l’attuale situazione del’Unità e del Pd, suo partito di riferiment­o, pare un tragico ammoniment­o postumo.

Gramsci si occupa di tutto: dall’analisi della stesura dei pezzi (il suo modello di chiarezza era la prosa del Manifesto del partito comunista di Marx ed Engels), all’acquisto della carta (per Ordine Nuovo suggerisce di non comprarla dalle cartiere ma recuperare “gli avanzi dei rotoli” da mercanti che li ritirano dalle tipografie), al contenuto del giornale: “È dovere dell’attività giornalist­ica (...) seguire e controllar­e tutti i movimenti e i centri intellettu­ali che esistono e si formano nel paese. Tutti. Cioè con l’esclusione appena di quelli che hanno un carattere arbitrario e pazzesco; sebbene anche questi, col tono che si meritano, devono essere per lo meno registrati”. Insomma, un collega da riscoprire.

L’intellettu­ale

Dagli “avanzi dei rotoli” per risparmiar­e sulla carta al quotidiano che deve raccontare “tutto” Il libro La scheda

TESSERE L’associazio­ne fondata da Daniele Pugliese, ex vicedirett­ore de l’Unità è al terzo libro. Si possono tutti acquistare in rete, sia in formato cartaceo che e-book sul sito www.tessere.org

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LaPresse 80 anni fa Antonio Gramsci morì il 27 aprile del ‘37. Aveva 46 anni

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