Il Goi premia Nencini e invita un verdiniano
I “fratelli” si radunano a Rimini e consegnano un’onorificenza al viceministro
Quest’anno,
la tradizionale Gran Loggia del Goi che si tiene a Rimini ha un sapore particolare. E non solo perché il megaraduno dei fratelli del Grande Oriente cade nel trecentesimo della fondazione della massoneria in Inghilterra ( quella speculativa). Ma anche perché arriva al culmine delle tensioni e delle polemiche tra il Gran Maestro Stefano Bisi e la commissione parlamentare Antimafia di Rosy Bindi.
Al centro della contesa, alcune inchieste in Calabria su politica e ’ndrangheta e gli elenchi segreti dei massoni, poi sequestrati dalla Guardia di Finanza all’inizio di marzo, nella sede nazionale del Goi a Roma, nella tenuta del Vascello sul Gianicolo. Così, venerdì scorso, il senese Bisi (che di suo è coinvolto per ricettazione nell’inchiesta Ti- me Out, sul fallimento della Mens Sana Basket) nella sua allocuzione intitolata “La memoria del passato, le radici nel futuro” ha ripercorso le ultime vicissitudini e ha detto che “nessun tiranno, nessun regime, nessun sistema politico” riuscirà ad abbattere la Libera Muratoria.
IL GRANDE Oriente d’Italia, del resto, è la principale comunione massonica del Paese, con più di ventimila fratelli, e vanta Gran Maestri come Giuseppe Garibaldi ed Ernesto Nathan. Le ombre, invece, iniziano nell’ultimo ventennio del secolo scorso dapprima con lo scandalo della P2 di Licio Gelli, la loggia coperta e deviata del Goi, e proseguono poi con la maxi-inchiesta di Agostino Cordova in Calabria, all’alba degli anni novanta. E proprio ieri, a Rimini, nella seconda giornata di lavori, oltre a ricevere gli auguri del premier Paolo Gentiloni, i massoni hanno mostrato con orgoglio il primo faldone sequestrato da Cordova nel ’92 e restituito soltanto ora. Per il governo è intervenuto a Rimini, venerdì, il senatore Riccardo Nencini, viceministro dei Trasporti e segretario nazionale del Psi. Il socialista Nencini non è massone ma è da sempre vicino al Goi di Bisi. Dopo aver ricordato che “la libertà non è un regalo, è una palestra da frequentare ogni giorno”, Nencini è stato insignito con la “Galileo Galilei” che è la massima onorificenza prevista dal Goi per un “non massone”. Nencini è toscano come Bisi. Così come è toscano un altro senatore che ha parlato venerdì: l’ex berlusconiano oggi verdiniano Riccardo Mazzoni. Molto più che un semplice verdiniano. Indicato da sempre come il silente braccio destro di Denis Verdini, Mazzoni è stato il direttore di quel Giornale della T os ca na che ha procurato altri guai giudiziari al plurinquisito e plu rimput ato Verdini, sherpa e teorico dell’i nciucio tra Renzi e Berlusconi.
DAVVERO curiosa la presenza di Mazzoni - che ha paragonato il sequestro degli elenchi alle persecuzioni fasciste - alla luce dei sospetti sulla presunta affiliazione di Verdini alla massoneria. Non solo. Mazzoni ha partecipato a un dibattito sulle peripezie del Goi con l’Antimafia di Bindi insieme con Gian Marco Chiocci, direttore del Tempo degli Angelucci. Chiocci si è definito portatore di “un garantismo talebano” (ha attaccato Luigi de Magistris) e ha detto che il suo quotidiano è stato bollato come “giornale massone”. Per certi versi è vero. Perché uno degli editorialisti del Tempo è il pregiudicato Luigi Bisignani, nonostante la sua radiazione d al l’ordine dei giornalisti. Faccendiere della P2 e della P4, Bisignani difese sul Tempoil metodo Gelli, quando il Venerabile morì nel 2015. Tra Verdini e Bisignani, non proprio una battaglia di trasparenza, quella del Goi.
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