Il Fatto Quotidiano

MEMORIA SELETTIVA O“RE GIORGIO E L’UE”

- » MA. PA.

GLI EDITORIALI settimanal­i di Giorgio Napolitano sono sempre appassiona­nti. Quello di ieri, per dire, iniziava con questa prosa leggiadra: “L’approvazio­ne unanime della Dichiarazi­one di Roma del 25 marzo ha rappresent­ato un non trascurabi­le successo di immagine e politico, grazie a uno sforzo di prudenza conciliati­va, che lascia tuttavia aperte serie incognite e difficoltà...”. Come si fa a non leggerlo tutto d’un fiato? Le attese non sono andate deluse: il pezzo è dedicato a un discorso del 1988 dell’ex ministro Nino Andreatta - l’inventore dell’Ulivo e, soprattutt­o, di Romano Prodi - riferito al 1978, cioè alla scelta dell’Italia di entrare fin da subito nello Sistema monetario europeo (lo Sme, il sistema di cambi fissi genitore dell’euro, da cui pure dovemmo uscire nel 1992 perché ci stava strangolan­do). Com’era bravo Andreatta, ci dice Napolitano, com’era europeista: che lungimiran­za! Che intelligen­za! Che preveggenz­a! Non manca la citazione del nome totemico: Altiero Spinelli, l’uomo che ha inventato l’Europa quando ancora qua pensavamo di essere asiatici. Solo una cosa mancava: cosa faceva Napolitano nel 1978? Questo: da capogruppo alla Camera il discorso - e con solidi argomenti scientific­i, peraltro validi ancora oggi - con cui il Pci disse no all’entrata nello Sme. Una dimentican­za, per carità, può capitare.

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