Il Fatto Quotidiano

“Ci chiamavano in gruppi Decidete voi chi licenziare”

Solo numeri Le storie drammatich­e dei lavoratori messi alla porta da chi, spesso, fa utili. “Io, invalida devo scegliere: Milano o morte”

- » VINCENZO BISBIGLIA

“Ci radunavano in gruppi di sette o otto presso gli uffici del personale e ci dicevano di scegliere chi fra noi doveva finire nella lista degli esuberi. Scene surreali, sembrava di stare davanti a un plotone nazista”. Arriva da Giuseppe, 50 anni, dipendente Sky, una delle testimonia­nze più drammatich­e della crisi occupazion­ale determinat­a dalla ristruttur­azione in atto in alcune delle aziende più importanti del Paese. Un centinaio di lavoratori, appartenen­ti alle vertenze Sky Italia, Almaviva, Gse, Alitalia e Tim, si sono radunati ieri pomeriggio presso l’Esc Atelier di Roma, dove alla presenza dell’ex numero uno della Fiom, Giorgio Cremaschi, hanno raccontato le loro storie ed esposto il dramma del filo a cui è appesa la loro vita lavorativa. “Tut ti hanno in comune di lavorare per dei padroni pieni di soldi che non rispettano i diritti fondamenta­li dell’i nd i v iduo”, ha tuonato più di una volta Cremaschi.

IL CASO SKY. La presenza più nutrita è stata quella dei dipendenti della tv di Rupert Murdoch, che sta riorganizz­ando e delocalizz­ando a Milano la sede romana. In questi giorni, i lavoratori stanno sostenendo dei colloqui individual­i da cui dipenderà la loro sorte, motivo per il quale preferisco­no restare anonimi. “Io sono fra i 9 esuberi dell’ufficio fatturazio­ne pubblicita­ria – racconta una donna – Dal prossimo mese le mie mansioni saranno prese in consegna da un’azienda con sede in Scozia. Ora sto insegnando il lavoro alle persone che prenderann­o il mio posto”. Nel calderone per lo più donne, di mezza età. “Io ho un’invalidità’ al 75% - racconta un’altra signora – e dopo 21 anni di lavoro o accetto di andare a Milano oppure posso passare nell’elenco esuberi”. “L’anno scorso – spiega un’altra dipendente – hanno realizzato un ufficio nuovo, chiamato ‘pianificaz­ione editoriale’con 10 persone. Oggi quei 10 sono finiti tutti fra gli esuberi”.

ALMAVIVA. Particolar­mente drammatica la situazione in Almaviva. I lavoratori romani, 1.666 licenziati, non hanno accettato “l’accordo” “che ci chiedeva di tagliare del 17% i salari per contratti che, dalle 4 alle 6 ore di lavoro, ci portavano a guadagnare dai 650 ai 900 euro al mese”, spiega Cinzia. La lavoratric­e aggiunge: “Ci hanno lasciati da soli e linciato mediaticam­ente perché non ci siamo piegati, cosa che non è avvenuta a Napoli con un accordo che ora rischia di crearci seri problemi”. Una realtà, quella dei lavoratori del call center che gestiva il call center del Comune di Roma, fatta anche di assenza di ammortizza­tori sociali. “Per noi c’è solo l’assegno Naspi – spiega Francesco – e alcuni di noi sono senza tfr, le istituzion­i non ci hanno mai seguito. E ai colleghi di Napoli sono stati bloccati anche gli scatti di anzianità e il trattament­o di fine rapporto, cosa che se- condo noi non è nemmeno legale”.

SERVIZI ENERGETICI. Paradossal­mente, a sperare nei licenziame­nti di Almaviva dovrebbe essere Ramona, 33 anni, dipendente Xenesis (una delle società del gruppo gestione servizi energetici), entrata 5 anni fa con un contratto precario trasformat­o poi in tempo indetermin­ato quando le hanno chiesto di firmare una “rinuncia al pr eg res so ”.

“Da quel momento – spiega – sono passata per tre fallimenti e altrettant­i concordati e ora, secondo loro, dovrei sperare che i miei colleghi di Almaviva perdano il posto per lavorare in quello che era il loro appalto. Dopo 5 anni d’inferno e nemmeno un euro di tfr pagato”.

ALITALIA. Nel dramma che stanno vivendo in questi giorni i dipendenti Alitalia, spicca quello di Valeria e di tanti altri giovani “lavoratori stagionali”. Si tratta di ragazzi assunti 4 o 5 mesi per volta, “poi mai più richiamati prima di arrivare alla quota di 60 mesi, dopodiché l’azienda per legge sarebbe costretta ad assumerci”. Valeria, come detto, ha lavorato per 59 mesi e 15 giorni. “Ci avevo quasi sperato – racconta – invece poi mi hanno mandato a casa e non mi hanno più richiamata”. I precari ai tavoli sindacali “non vengono nemmeno nominati”. “Sono stata assunta un anno fa in Alitalia - racconta Francesca - Speravo di arrivarci alla pensione, invece esternaliz­zano il servizio e addio lavoro”.

Precaria Alitalia “Dopo 60 mesi mi dovevano assumere, a 59 e 15 giorni mi hanno detto addio”

ACI INFORM AT IC A . Quelli che ancora non sono finiti in alcuna procedura di riorganizz­azione sono i lavoratori Aci (Automobile Club d’Italia), “ma la riforma del Pra (il pubblico registro automobili­stico, ndr) voluta dal ministro della Pubblica Amministra­zione, Marianna Madia, ci mette in serio allarme”, sottolinea Guido. Il motivo è semplice: “Non ci sarà più bisogno di una intera società controllat­a di Aci, che si chiama ‘ Aci Informatic­a’ e che conta circa 500 dipendenti”.

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Sopra il corteo dei precari di Alitalia a Fiumicino. A lato gli ex dipendenti Almaviva
LaPresse Sbattuti fuori Sopra il corteo dei precari di Alitalia a Fiumicino. A lato gli ex dipendenti Almaviva
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