Dalla Prima
Vinte le elezioni da isolazionista, giurando di non immischiarsi mai più nel verminaio mediorientale (“America First”), ora finge commozione per i “meravigliosi bambini che soffocano, condannati a una morte lenta e brutale che nessuna creatura di Dio dovrebbe subire”, come se non fossero centinaia di migliaia i bambini altrettanto meravigliosi, altrettanto figli di Dio, condannati a una morte lenta e brutale dai bombardamenti degli americani e dei loro alleati in Irak, in Afghanistan, nel cosiddetto Daesh e nella stessa Siria. E ce lo ritroviamo, appena tre mesi dopo l’ingresso alla Casa Bianca, superinterventista nel verminaio mediorientale, per ragioni che esulano dalle finte lacrime per i bellissimi bambini gasati: allontanare i sospetti di complicità con Putin, su cui indaga l’Fbi e lui rischia l’impeachment; riaffermare la presenza attiva nell’area del petrolio, dove russi e cinesi hanno guadagnato punti presso gli emirati e i sultanati sauditi e affini, tutti sunniti e antisiriani e antiraniani; riaffermare la deterrenza contro le “teste calde” vere (Corea del Nord) e presunte (Iran); dirottare, con la classica arma di distrazione di massa, l’attenzione dalle sconfitte interne, tipo la bocciatura giudiziaria dei suoi decreti anti-islamici e il ritiro della controriforma sanitaria per la rivolta congiunta di democratici e repubblicani; distendere i rapporti con l’Ue (sempre più impotente ed entusiasta per l’ennesima guerra per procura); strappare la Turchia antisiriana di Erdogan all’abbraccio di Putin; soddisfare l’establishment militare, gli ortodossi repubblicani, la lobby delle armi e gli amici di Israele, allarmatissimi dai propositi di ritirata entro la cinta daziaria. Insomma, l’ennesima guerra di interessi spacciata per umanitaria. Anzi, peggio: l’ennesimo attacco a un tiranno “laico”(l’ultimo su piazza) senza un piano B, cioè senza la minima idea di chi mettere al suo posto, dopo. Come per Saddam, come per Gheddafi.
Ha torto infine Vladimir Putin, che nel 2013 si erse a “garante” del disarmo chimico siriano che non fece nulla per garantire (infatti si rivelò subito una bufala), chiudendo un occhio anzi due lasciando l’amico Bashar libero di sterminare chi voleva. E ora s’appella al diritto internazionale contro l’“aggressione a uno Stato sovrano con un pretesto inventato”, lui che i diritti li sempre spudoratamente violati tutti, in Russia, in Cecenia, in Ucraina e anche in Siria, prestando i suoi caccia ad Assad per aiutarlo a massacrare i suoi oppositori fingendo di bombardare l’Isis (i soliti, inevitabili “effetti collaterali”...).
E questi sono i giganti della nuova guerra. Poi ci sarebbero anche i nanerottoli della politica italiana, quasi nessuno escluso, che non sanno neppure dove stia la Siria sul mappamondo. E, anzichè mantenere un minimo di ragionevole autonomia di giudizio, si dividono subito tra tifosi di Trump, supporter di Assad e hooligan di Putin (le tre cose insieme, fino all’altroieri possibili, sono ora sventuratamente incompatibili). Ecco: per questi microcefali dire che hanno torto sarebbe già un complimento.