Il Fatto Quotidiano

Livia è uscita di casa, e anche i custodi

Impossibil­e vedere la dimora restaurata da tre anni: “Visite sospese”

- » SILVIA D’ONGHIA

“Amore, abbiamo provato a bussare, ma Livia non è in casa. E non ha neanche lasciato le chiavi a qualcuno”. Come si fa a spiegare a un bambino di 4 anni perché abbiamo fatto tanta strada a piedi, immersi in uno dei parchi archeologi­ci più belli del mondo, per andare a scoprire le meraviglie della struttura attribuita alla moglie di Augusto e poi trovarla chiusa?

Lunedì Primo maggio: Roma riserva una mattinata di sole quasi estivo. Alle 9.30 in punto siamo davanti alla biglietter­ia di via di San Gregorio, uno degli accessi al Foro Romano e Palatino. A gennaio il Mibact ha istituito il Parco Archeologi­co del Colosseo – scelta su cui pesano 4 ricorsi al Tar – estromette­ndo dalla gestione la Soprin- tendenza archeologi­ca. La biglietter­ia è esternaliz­zata e affidata a Coopcultur­e. All’ingresso viene consegnata ai visitatori – migliaia, tra turisti italiani e stranieri – una piantina dell’area, che è immensa.

La visita ha inizio e trovarsi in mezzo ai pini secolari respirando la stessa aria degli imperatori vale i dodici euro del prezzo del biglietto. “Mamma, ho fame”. Cerchiamo un’area ristoro. Sarebbe stato più facile trovare il fantasma di Domiziano. La mappa indica soltanto la presenza di fontanelle. Dopo aver incontrato sul nostro cammino un coniglio vivo, proviamo a incrociare lo sguardo di un custode. Il problema è che non ci sono custodi. Neanche l’ombra. “Andiamo al Museo Palatino, così lo vediamo e nel frattempo chiediamo informazio­ni”. Chiuso. Zero avvisi, zero car- telli, neanche quelli della toilette.

“Fatti bastare i crackers, ti porto a vedere la casa della signora Livia. Sai, era la moglie dell’imperatore Augusto e la sua casa – il cui restauro è finito nel 2014 – è piena del colore rosso”. Guarda che bello, finalmente è stata realizzato l’ascensore per i disabili. Peccato che quest’ingresso sia chiuso, si vede che lo aprono al bisogno. Giriamo l’angolo. Una turista francese cerca di sbirciare all’interno, ma le tende scure non mostrano nulla. È tutto chiuso. Zero avvisi, zero cartelli. La casa di Livia è inaccessib­ile. “Adesso fammi mangiare”.

All’uscita sbirciamo in biglietter­ia: “Per prenotare la visita alla casa di Livia telefonare al numero... Gruppi max 20 persone”. Dal 3 marzo, però, leggiamo sul sito, le visite sono sospese. Chiamo Coopcultur­e: “Non dipende da noi, ma dalla Soprintend­enza ( qualcuno avvisi il call center che da gennaio esiste il Parco, ndr). Le conviene sentire la biglietter­ia, di giorno in giorno. Se becca il giorno di apertura può andare”. Per visitare uno degli edifici romani meglio conservati al mondo ci vuole un colpo di culo.

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LaPresse Il mosaico e le stanze La casa della moglie di Augusto è decorata con pittura pompeiana

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