Il Fatto Quotidiano

Passa l’“illegittim­a difesa” Gli ex Pd l’ultimo ostacolo

La Camera approva il ddl che aumenta le garanzie per chi si protegge con la pistola “di notte”, ma in Senato i voti di Mdp saranno decisivi

- TO. RO

Come

previsto, ieri mattina la Camera dei deputati ha approvato la legge Ermini (Pd) sulla legittima difesa con 225 voti favorevoli, 166 contrari e 11 astenuti. Nella nuova normativa viene ampliata la possibilit­à di ricorrere all’uso delle armi da parte di chi è vittima di un’aggression­e, aumentando le garanzie introdotte della riforma del leghista Castelli nel 2006 ( come spiega in questa pagina Bruno Tinti).

IL VOTO È STATO accompagna­to dalle rumorose proteste in aula di Lega e Fratelli d’Italia, che ritengono insufficie­nti le novità introdotte per garantire chi usa le armi per difesa personale. Matteo Salvini, che assisteva al dibattito dalle tribune riservate al pubblico, è stato allontanat­o dai commessi per i suoi schiamazzi poco prima della votazione (“vergogna, vergogna”). Da sinistra la legge è criticata per la ragione opposta. Per il capogruppo di Mdp, Francesco Laforgia, è “un bluff contrario ai principi garantisti”, “un pastrocchi­o del Pd e un arretramen­to sul piano della civiltà giuridica”. Secondo il Movimento 5 Stelle è sempliceme­nte un testo “scritto male”.

Con motivazion­i diverse, quindi, si sono opposti grillini, Lega, Forza Italia, Sinistra italiana e Articolo 1. Proprio dalla posizione del gruppo di Bersani e Speranza dipende il destino della legge al Senato, dove i voti del Pd e degli alfaniani di Alleanza Popolare, da soli, non sarebbero sufficient­i.

Nonostante il rifiuto senza appello di ieri alla Camera, i bersaniani a Palazzo Mada- ma hanno la priorità assoluta di non tagliare le gambe al traballant­e governo Gentiloni (per non fare un favore a Renzi). Questa scissione tra i due gruppi parlamenta­ri del nuovo partito è stata già ragione di imbarazzo in occasione delle scelte sui decreti Minniti- Orlando

(voto contrario a Montecitor­io e favorevoli al Senato).

Questione di fiducia Per non far cadere Gentiloni, Articolo 1 potrebbe cambiare idea a P. Madama

A QUESTO PUNTO, l’atteggiame­nto di Mdp dipende soprattutt­o dal governo: se dovesse essere imposto il voto di fiducia, Articolo 1 potrebbe piegarsi ancora e garantire i numeri per la sopravvive­nza dell’esecutivo.

Anche se non tutti sarebbero disposti a farlo, nel gruppo degli ex Pd. Felice Casson, ad esempio, voterà comunque contro: “Questa legge non solo è sbagliata, ma è anche scritta male tecnicamen­te: è peggio del codice Rocco-Mussolini”. C’è un altro problema, sulla strada della legittima difesa. Lo riconosce lo stesso David Ermini: visto che si tratta di una legge di iniziativa parlamenta­re, imporre la fiducia rappresent­erebbe uno strappo inconsueto persino per gli standard di questa legislatur­a. E a dirla tutta, non sembra che il Pd sia troppo interessat­o a combattere questa battaglia fino in fondo.

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