Il Fatto Quotidiano

Il Moas: “Salvati 35 mila e Soros non c’entra nulla”

In Senato L’associazio­ne maltese nega rapporti con gli scafisti e con il magnate dell’Open society ma tace sui finanziato­ri. La Guardia Costiera: “Lavorano con noi”

- » ENRICO FIERRO

Immigrazio­ne e Ong. Il “c ap pi o” penzola ma il condannato ancora non c’è. E allora la destra si infuria. Anche con la Guardia Costiera italiana. Commission­e Difesa del Senato, a Maurizio Gasparri non è piaciuta la lunga e dettagliat­a relazione del l’Ammiraglio Vincenzo Melone (Comandante generale delle Capitaneri­e di Porto), e i giudizi positivi sul lavoro delle Ong nel salvataggi­o dei migranti in mare. E minaccia: “C’è molto da capire sulla condotta della Guardia Costiera”. Ma cosa ha detto l’ammiraglio di tanto scandaloso? “Siamo di fronte ad un problema umanitario epocale e non possiamo voltare le spalle. Noi, ormai, facciamo operazioni di soccorso in un milione centomila quadrati di mare, la metà del Mediterran­eo, e non più nei 500mila che ci spettano”. Il motivo? “Davanti alla Libia c’è un buco. La Libia, come la Tunisia, ha ratificato la convenzion­e di Amburgo, ma non ha mai dichiarato l’area Sar ( Search and rescue)”.

UN PEZZO di mare enorme da controllar­e, per un fenomeno che “nessuna Guardia costiera al mondo ha mai dovuto affrontare. Con i nostri mezzi non ce la possiamo fare, ecco perché chiamiamo a raccolta tutto ciò che si muove, mercantili e anche navi di organizzaz­ioni non governativ­e”. E allora serve il lavoro delle Ong e delle loro navi. “Salvare vite umane è un obbligo”, ricorda ai senatori presenti l’Ammiraglio Melone. Le Ong “operano sotto il controllo e la supervisio­ne della Guardia Costiera, ma su tutto ciò che avviene al di fuori del soccorso, il prima e il dopo, non vi è, né vi potrebbe essere alcun controllo, né ha alcuna importanza ai fini dell’azione Sar. Neppure sulle rotte seguite, tranne che per quelle organizzaz­ioni che battono bandiera italiana su cui siamo competenti”. Il dramma delle migrazioni e di “migliaia di persone che tentano la traversata su imbarcazio­ni sempre più precarie, piene all’inverosimi­le e senza guida, che non sono minimament­e in grado di fare una navigazion­e nel tempo e nello spazio”, non si risolve in mare. “La malattia – ha precisato l’Ammiraglio – si sviluppa a terra”, il soccorso in mare di profughi “non è la causa, né può dare soluzioni”. Tocca alla politica dare risposte. “St r a or di n a r i e”, ha sottolinea­to Melone.

È lo stesso appello lanciato dal procurator­e di Catania, Carmelo Zuccaro, da Medici senza frontiere e dai vertici della Marina Militare. La politica, però, a Roma come a Bruxelles, è sorda. Non offre soluzioni, strumental­izza, polemizza e scarica i problemi sugli uomini in divisa che operano in mare e sulle organizzaz­ioni non governativ­e.

Ieri è toccato al Moas, una delle Ong finite nel mirino delle accuse sui rapporti con i trafficant­i libici, chiarire scopi, fonti di finanziame­nto e rapporti. Moas, fondata da due cittadini americani, ha sede a Malta, gode di finanziame­nti corposi e dispone di strutture di soccorso molto costose, due navi, due droni e un aereo. “Siamo nati nel 2013, dopo una delle tante tragedie del mare avvenuta al largo di Lampedusa, e rispondend­o all’appello del Papa (‘rompete la globalizza­zione dell’indifferen­za’)”.

In quattro anni di attività, precisano i tre rappresent­anti ricevuti dalla Commission­e difesa del Senato, “abbiamo salvato, assistito e curato 35mila persone”.

NON RIVELANO le “fonti di finanziame­nto”, neppure l’elenco di donatori, ma un punto fermo lo mettono. “Nessuna donazione dal finanziere Soros e dalle sue fondazioni”. Rapporti con i boss del traffico di carne umana in Libia? “Neghiamo categorica­mente che ci siano contatti con i trafficant­i in Libia. Operiamo solo in acque internazio­nali. Unica eccezione per entrare in acque territoria­li libiche, è quando ci viene esplicitam­ente richiesto da Roma”. Dubbi e domande sui bilanci dell’Ong (pubblica- ti, con l’eccezione del 2016) sul sito internet, e sulle fonti di finanziame­nto, permangono.

QUELLO che fa infuriare Gasparri (“Moas è da manette, altro che premio Nobel”) è l’ammissione di operare in stretto rapporto con il centro nazionale della Guardia Costiera. Le polemiche continuano. Ora nel mirino, con le Ong, c’è la Guardia Costiera. Ieri era il procurator­e Zuccaro, ma almeno sulle sue parole, un punto fermo lo ha messo il Csm. Che gli assicura “ogni sostegno possibile affinché le indagini possano svolgersi con la massima efficacia e celerità”.

L’audizione I fondatori: “Entriamo in acque libiche solo quando ce lo chiede esplicitam­ente Roma” Via libera Dal Csm arriva “pieno sostegno” al procurator­e Zuccaro che ha aperto il caso

 ?? LaPresse ?? In mare La nave dell’ong Moas in azione nel Mediterran­eo; sotto, il procurator­e di Catania Carmelo Zuccaro
LaPresse In mare La nave dell’ong Moas in azione nel Mediterran­eo; sotto, il procurator­e di Catania Carmelo Zuccaro
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