Il Fatto Quotidiano

“Boom di morbillo per la profilassi in calo”

Oltre 1.900 casi dall’inizio dell’anno. E nel 34% sorgono delle complicazi­oni

- » FERRUCCIO SANSA

Duecento morti all’an no per il morbillo. Accadeva negli anni Settanta in Italia. Chi non vuole il vaccino deve conoscere i dati e prendersi le sue responsabi­lità”. Parla Elio Castagnola, direttore dell’Unità Operativa malattie infettive del Gaslini di Genova, famoso ospedale pediatrico. Professore, a che punto è l’epidemia di morbillo in Italia oggi?

I dati dell’Istituto Superiore di Sanità del 3 maggio parlano di 1.920 casi da l l ’ i n i z i o dell’anno. Di questi l’88% riguarda persone non vaccinate. Ma il dato più preoccupan­te sono le complicazi­oni che arrivano al 34% dei casi e i ri- coveri per quattro malati su dieci. Colpa anche del fatto che i medici non sanno più riconoscer­e il morbillo perché non ne vedono più. L’epidemia è colpa del calo delle vaccinazio­ni? Certamente. Ormai siamo scesi sotto il 95% di vaccinati. Rischia di non esserci più l’effetto gregge, cioè quella protezione garantita ai singoli grazie all’immunità diffusa. Pensate che nel marzo 2014 c’erano stati 214 casi di morbillo in Italia; nel marzo 2015 siamo saliti a 304, mentre quest’anno solo a marzo siamo passati a 818.

Quali sono le regioni più toccate?

Lazio, Piemonte, Lombardia, Veneto, Toscana, proprio quelle dove più forte è stata la spinta per la libertà di scelta. C’è chi dice che il morbillo in fondo sarebbe poco più di un’influenza...

E io rispondo che bisognereb­be vedere un bambino con l’encefalite. Fa gelare il san- gue. Servono i dati, non le chiacchier­e: nel 34% dei malati quest’anno abbiamo avuto complicanz­e, cioè otiti e laringiti soprattutt­o. Ma il 19% sono gravi problemi polmonari. E poi ogni mille malati di morbillo si possono avere fino a quattro casi di encefalite. Una malattia terribile, spesso peggiore della tanto temuta meningite. Il vaccino provoca complicanz­e in un caso ogni centomila. Un rischio fino a 400 volte più basso. Rendiamoce­ne conto. Ma il vaccino è anche una responsabi­lità sociale.

In che senso?

Ci sono bambini con immunodefi­cienze che non possono fare il vaccino o i richiami. Prendete i piccoli con problemi cardiaci o malattie oncologich­e. Pochi giorni fa la madre di una bimba con la leucemia mi ha chiesto: “Ma se mando mia figlia a scuola dopo la chemio, con questa gente che non fa i vaccini cosa rischiamo?”.

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Elio Castagnola (Gaslini)

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