Il Fatto Quotidiano

L’arcobaleno sociale così Emmanuel acchiappa i consensi

VENTOINPOP­PA Le anime diverse En Marche! Orfani della destra, socialisti delusi e “arrabbiati” della gauche: l’ex ministro votato più per forza che per amore

- L. C.

Attestano gli ultimi sondaggi sulle intenzioni di voto che il centrista Emmanuel Macron sia gradito ad almeno il 63% dei francesi: un rispettabi­le vantaggio sulla rivale Le Pen, in calo dopo la non convincent­e prestazion­e televisiva dell’altra sera. E qualcosa scricchiol­a, nella sua macchina elettorale, il populismo di destra che pareva sfondare tra i lavoratori in crisi, non è che sia poi così bene accolto ovunque. È probabile che la Le Pen cercherà di strumental­izzare l’episodio, atteggiand­osi a vittima della violenza “di sinistra ”. Tutto per lucrare qualche punticino in più di gradimento e ridurre il divario – apparentem­ente incolmabil­e – che la separa dal rivale. Mission impossible?

Poiché i numeri delle previsioni sono indizi, non ancora certezze, bisogna rammentare che alle primarie del 23 aprile scorso il leader del movimento En Marche! aveva ottenuto il 24%, non uno score da primato, ma comunque abbastanza per issarlo in testa alla classifica. Radicalizz­andosi l’elezione con il ballottagg­io a due, lui e Marine Le Pen sono ripartiti potendo contare su un tesoretto accertato complessiv­o del 45% dei voti. Perciò il terreno da conquistar­e riguarda il 55% rimanente. Cioè i voti raccolti (inutilment­e) dagli altri nove candidati sconfitti, tra i quali primeggian­o il neogollist­a François Fillon e la sinistra radicale Insoumise di Jean- Luc Mélenchon: i due, insieme, hanno ottenuto il 40%. Ed è in questo cospicuo serbatoio elettorale che Macron sta cercando di attingere consensi. Fillon gli ha garantito l’appoggio e il suo 20%, sia pure turandosi il naso, giustifica­ndo il sacrificio per contrastar­e il Front National. Non Mélenchon, che invece è rimasto come una sfinge silente e minaccioso, arroccato sul suo quasi 20%. Non ha dato indicazion­i di sorta. Pensa alle prossime legislativ­e: si vuole presentare a Marsiglia, Tolosa o Lilla, dove è arrivato in testa al primo turno, con l’obiettivo di ottenere la maggioranz­a.

ATTEGGIAME­NTO criticato aspramente dai socialisti (a favore di Macron, col 6,4% di Benoit Hamon, soprattutt­o con l’appoggio dichiarato di François Holland, di Manuel Valls, e quello, di Christiane Taubira, ex ministro della Giustizia) e, in genere, dalla gran parte degli intellettu­ali e degli economisti. Persino un antieurope­ista convinto come Yanis Varoufakis, l’ex ministro greco delle Finanze, idolo dei giovani antisistem­a, ha esortato i progressis­ti francesi a “fare la differenza tra Macron e la Le Pen”. Perché, asserisce Varoufakis, “Emmanuel ha voluto salvare la Grecia”. E ha rivelato sulle pagine di Le Monde (3 maggio) che il 28 giugno del 2015 aveva ricevuto un sms da Macron: “Non voglio che la mia generazion­e sia quella che sarà responsabi­le dell’u- scita della Grecia dall’Europa”.

Dunque, in queste due settimane di intervallo prima del ballottagg­io decisivo, Macron ha guadagnato 39 punti, più di una volta e mez- zo il risultato delle primarie. Giocoforza, sono il frutto di convergenz­e niente affatto parallele. Arrivano dalla destra che ripropone il Fronte Repubblica­no, capeggiato da Sarkozy (c’è aria di inciuci e di favori ricambiati). Arrivano anche da un terzo dell’elettorato di Mélenchon, in nome di un antifascis­mo che dovrebbe “mobilitare le coscienze ben aldilà dei divari partigiani”, ammonisce Jean Birnbaum, giornalist­a e saggista assai influente. Parlando di voto trasversal­e, un terzo della classe operaia che non è più in paradiso ma si trova nell’inferno dei licenziame­nti e della disoccupaz­ione voterà Macron, un terzo la Le Pen e un terzo – forse – si asterrà.

Non voglio che la mia generazion­e sia quella che sarà responsabi­le dell’uscita della Grecia dall’Europa

L’ASTENSIONE è la variabile che inquieta: più alta sarà, più favorirà Marine Le Pen, è l’equazione paventata. Come l’appello di Henri Pena-Ruiz, Bruno Streiff e Jean- Paul Scot, “osiamo pensare liberament­e!”, non facciamoci invischiar­e dalla “pseudo-evidenza” di battere il Front National, ossia di votare Macron per stoppare il fascismo.

Secondo loro, votare così significa legittimar­e un tipo di politica che ha nutrito l’estrema destra, causando la disperazio­ne sociale, perché i governi di destra e di sinistra hanno tradito le classi popolari e favorito di conseguenz­a il Front National. Insomma, Macron deve temere la contraddiz­ione fra il mezzo e il fine. Una percentual­e misteriosa. E, forse, pericolosa.

Mobilitare le coscienze ben al di là dei divari partigiani: il mondo operaio diviso tra i due finalisti e l’astensione

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Ansa Entusiasmo moderato Supporter di Macron dopo il primo turno delle Presidenzi­ali
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