Il Fatto Quotidiano

Terremoto, i pompieri non pagano il conto e il ristorante ora rischia il fallimento

Da ottobre i pranzi dei Vigili del fuoco, ma il Corpo non salda i debiti

- » FERRUCCIO SANSA

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Stato come Capannelle, l’arzillo vecchietto de I soliti ignoti che lasciava il ristorante senza pagare il conto. Ma qui parliamo di almeno 100 mila euro. E di un locale simbolo del terremoto di ottobre. L’unico rimasto aperto in mezzo alle rovine a Pieve Torina nel Maceratese. Ormai lo chiamano “la trattoria dei pompieri”, perché da ottobre ogni giorno ci mangiano i vigili del fuoco. Peccato che da Roma i soldi non siano arrivati e il “Vecchio Mulino” rischi di chiudere.

Tutto comincia a fine ottobre, la terribile scossa che mette in ginocchio il Centro Italia. Ma per fortuna arrivano i soccorsi, centinaia di vigili del fuoco – non sono loro, sia chiaro, i “colpevoli” di questa storia – che si dannano l’anima per aiutare la popolazion­e. Ore e ore a scavare con ogni mez- zo, a volte con le mani. Nelle brevi pause si va a tavola insieme. “Certi giorni avevamo quasi duecento persone per pasto”, racconta la titolare Silvia Fronzi, 32 anni.

IN POCO TEMPO il ristorante è diventato una specie di rifugio per i vigili del fuoco. Ne sono nati anche due affreschi all’ingresso. Ecco il vecchio mulino dipinto da Leopoldo Montesanti, caposquadr­a torinese e artista che ha rispolvera­to i suoi studi all’accademia. Tutto nasce da uno schizzo disegnato quasi per caso su una tovagliett­a. Poi c’è il ponte di Pavia, dipinto da Angelo Rizzini, vigile lombardo. Fronzi ricorda ancora quei giorni: “I nostri paesi sono distrutti. Tanta gente se n’è andata via. I vigili del fuoco hanno riportato la vita quassù”.

Ma non è tutto così semplice. Silvia lo racconta a malincuore per il senso di gratitudin­e nei confronti dei soccorrito­ri: “Loro non c’en- trano. Ma io per mesi ho preparato anche più di duecento pasti al giorno per i vigili del fuoco. All’inizio avevo lanciato un appello su Facebook per trovare il cibo”.

Qualcosa, però, non va: “Lo Stato ha pagato novembre, e poi basta.

Sono cinque mesi che non ricevo un euro. A me basterebbe poco, tanto per non chiudere”. Perché intanto i fornitori chiedono di essere pagati e il conto in banca si svuota: “Ho dovuto chiedere due mutui alle banche per 30 mila euro. Ma non mi sembra giusto, perché devo pagare gli interessi e rischio di chiudere per aver aiutato lo Stato”.

A protestare non è stata Silvia, ma gli stessi sindacati dei vigili del fuoco: “Il rischio è che chi aiuta lo Stato poi rischi di pentirsene inve- ce di essere premiato”, attacca Costantino Saporito dell’Usb nazionale. E aggiunge: “La mancanza di fondi e i tagli lineari al soccorso sono una realtà che accompagna il corpo dei vigili del fuoco da troppi anni”.

Il ristorante Vecchio Mulino rischia di chiudere? Silvia Fronzi spera proprio di no. Achille Cipriani, responsabi­le del corpo dei pompieri a Macerata, prova a rassicurar­la: “Lo Stato italiano paga e pagherà anche stavolta. C’è stato un ritardo, ma rimedierem­o. La responsabi­lità, però, non è del nostro Corpo. Ci sono tanti passaggi da fare”.

Chissà quanto tempo ci vorrà, perché a Silvia sono rimasti 1.000 euro in banca.

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In azione Vigili sui luoghi del terremoto

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